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martedì 16 dicembre 2025

STEPHEN KING (ANCORA) AL CINEMA: VITA, CORSA E FRAGILITA' DELL' UOMO (THE LIFE OF CHUCK /THE RUNNING MAN)



Due film usciti a poche settimane di distanza, The Life of Chuck e The Running Man, portano sul grande schermo due volti dello stesso autore (ovviamente Stephen King, lo scrittore più "saccheggiato" del cinema moderno). Uno dolente e riflessivo, sulla bellezza e la fragilità della vita. L'altro feroce e distopico, che mostra l'uomo schiacciato da un sistema spietato. Due film apparentemente agli antipodi che però raccontano la stessa verità: il fattore umano resta al centro del mondo.


Non so se sia un caso, ma certo è singolare che a distanza di poche settimane l'uno dall'altro siano usciti in sala (anche se purtroppo in pochi se ne sono accorti...) due film tratti entrambi da racconti di Stephen King, diversissimi per toni, argomenti e ambizioni, eppure sorprendentemente complementari: si tratta di The Life of Chuck e The Running man. Un evento raro, singolare, che ci permette di osservare e comprendere l'ampiezza dello scrittore in assoluto più "saccheggiato" dal mondo del cinema e spesso erroneamente considerato, per abitudine critica e per infingardia del lettore medio, "solo" un'autore di horror. In realtà questi due film, che non sono horror in senso stretto ma l'orrore lo raccontano eccome,  dicono molto di più: due idee di cinema, due visioni del mondo, due modi diversi di guardare l'uomo come animale sociale, all'interno della nostra epoca. 

Visti insieme, infatti, questi due film smontano definitivamente l'idea di King come semplice scrittore di genere (ammesso che ci sia ancora qualcuno che lo crede): da una parte abbiamo un racconto che ci fa riflettere sul senso dell'esistenza, della bellezza delle piccole cose, dall'altra un'opera distopica che denuncia una società disumana, ossessionata dal controllo e dall'audience. Il fatto interessante è che entrambi, in fondo, parlano della stessa cosa, ovvero la fragilità dell'individuo. Chuck è fragile perchè mortale, destinato alla fine come tutti noi. Il protagonista di The Running Man è invece fragile perchè schiacciato da un sistema oppressivo che lo trasforma in mera carne da macello e dove tutto è intrattenimento, anche la sofferenza...

Due film quasi agli antipodi, dicevamo, ma che messi uno accanto all'altro narrano una verità tanto semplice quanto inquietante: che si tratti di una vita che si spegne o di una corsa per sopravvivere, l'uomo rimane sempre al centro della storia, del mondo. E dimostrano quanto la fervida mente kinghiana continui ad essere una miniera d'oro per il cinema contemporaneo.



THE LIFE OF CHUCK
(di Mike Flanagan, USA 2024)


Tratto da una raccolta di racconti del 2020 (Se scorre il sangue), The Life of Chuck è un film intimo, commovente, che scorre per sottrazione. Racconta una vita "al contrario" (ma non posso dirvi altro), la vita frammentaria ma apparentemente ordinaria di un uomo forse anche più che ordinario, eppure caricata di un significato universale. Il regista Mike Flanagan, rispettando appieno il testo di King, abbandona ogni tentazione spettacolare per interrogarsi profondamente sulle cose che restano: la memoria, il tempo, l'impronta quasi sempre invisibile che ognuno di noi lascia nel mondo. Il film sceglie un tono elegiaco, quasi sospeso, mai retorico, dove la fine del mondo coincide con la fine di un uomo. Un film che chiede allo spettatore di rallentare, di ascoltare, di accettare l'idea che l'orrore più grande non sia la catastrofe, ma la scomparsa silenziosa di ciò che amiamo. Ottima prova di Tom Hiddleston, attore bravissimo ma sempre troppo poco considerato.
giudizio: 


THE RUNNING MAN
(di Edgar Wright, GB 2025)


All'estremo opposto si colloca The Running Man, adattamento del feroce racconto distopico del 1982 L'uomo in fuga, inizialmente pubblicato sotto lo pseudonimo di Richard Bachman. Qui la narrazione si fa brutale, rabbiosa, profetica, in un film decisamente politico (il testo di King, va sottolineato, nasce ben prima della saga degli Hunger Games). La storia è quella di un uomo (Glen Powell) costretto a partecipare a un gioco televisivo dove solo scappando, di corsa, si ha salva la vita. Il tutto naturalmente in diretta tv. E' fin troppo ovvio che il gioco diventa una satira feroce sul potere dei media, sulla spettacolarizzazione della violenza, sul consumo dell'individuo da parte del sistema. Il film spinge sull'azione, sul ritmo, sull'impatto visivo, cercando di mettere a disagio lo spettatore (l'esatto contrario di The Life of Chuck). Solo che qui la regìa di Edgar Wright non riesce mai ad essere "disturbante" fino alla fine, risultando sempre poco incisiva malgrado la bella performance del protagonista e di tutto il buon cast di supporto (Josh Brolin, Colman Domingo, William H. Macy, Lee Pace).
giudizio: 

8 commenti:

  1. The life of chuck mi ha fatto piangere come una fontana! Parlo del racconto, ovviamente, il film ho quasi paura a vederlo. Come tutti quelli tratti dai libri che amo :) comunuque King è King, che te lo dico a fare??

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    1. Io invece non ho letto il racconto ma il film mi è piaciuto molto. Trovo che il regista abbia rispettato alla perfezione lo spirito "kinghiano", specialmente nel primo episodio (il migliore, per me). Credo che ti piacerà, corri il rischio ;)

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  2. Ho letto il racconto Life of Chuck, ora non vedo l'ora di vedere anche il film, che esce a giorni su piattaforma. Secondo me lo sunto di partenza è davvero ottimo.

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    1. Sì, concordo. Lo spunto è davvero bello e originale (non lo spoilero qui, ma rende benissimo l'idea di quanto ogni persona sia una persona, e non un numero. Anche se a non crederci, spesso, siamo proprio noi stessi).

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  3. A me sono piaciuti molto entrambi e mi spiace che non abbiano avuto molti spettatori in Italia. The Life of Chuck mi ha commosso mentre The Running Man pur imperfetto mi ha ricordato i film "politici" di Carpenter... entrambi credo trasmettono il bisogno e la voglia di lottare per tornare un po' ad essere umani. Decio

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    1. Concordo perfettamente, Decio. La penso così anch'io. Purtroppo al cinema sono usciti praticamente senza uno straccio di promozione e in un periodo dell'anno molto complicato sul fronte incassi, ma sono sicuro che si rifaranno con la visione domestica. Sono film perfetti per la visione casalinga.

      Se non ci risentiamo, approfitto per farti gli auguri! :)

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  4. Mi manca The Running Man. Il primo l'ho trovato delizioso, ma troppa voce narrante, troppi monologhi, troppe frasi sentenziose. Il racconto, in cinquanta pagine, nella sua semplicità, riesce a dire tutto.

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    1. Ti credo in parola. Ma volendo tirare fuori un film da un racconto così breve era inevitabile "allungare il brodo" almeno un po'... a me la voce off non ha dato fastidio, anzi, l'ho trovata funzionale al progetto, ma è chiaro che il racconto breve sia ben più diretto

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