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lunedì 10 agosto 2015

SHORT SKIN - I DOLORI DEL GIOVANE EDO

(id.)
di Duccio Chiarini (Italia, 2014)
con Matteo Creatini, Nicola Nocchi, Francesca Agostini, Mariana Raschilà, Bianca Ceravolo
durata: 86 minuti


Solo chi è toscano sa bene quanto Pisa e Livorno siano... mondi lontanissimi, malgrado i trenta chilometri scarsi che le separano. Esattamente come la distanza che c'è tra Paolo Virzì (livornese) e il debuttante Duccio Chiarini (pisano), due registi che qualche critico distratto e facilone tende ad accomunare e confrontare, quasi fossero fratelli di latte, così come molti hanno paragonato questo Short Skin al più fortunato Ovosodo: chissà poi perchè... forse per il fatto che il protagonista si chiama Edo (nella finzione), come il collega Gabbriellini, o forse perchè per chi sta a Roma o Milano, Pisa e Livorno sono la stessa cosa. Eh, se sapessero! Una cosa è certa: il confronto tra i due film è francamente improponibile, e direi nemmeno giusto vista la distanza che c'è tra l'opera migliore di Virzì, regista già affermato anche all'epoca, e un'opera prima "carina" ma piena di dubbi e ingenuità come lo sono (quasi) tutti gli esordi...

mercoledì 25 febbraio 2015

UN PICCIONE SEDUTO SU UN RAMO RIFLETTE SULL'ESISTENZA


(En duva satt pa en gren och funderade pa tillvaron)
di Roy Andersson (Svezia, 2014)
con Holger Andersson, Nils Westblom, Charlotta Larsson, Viktor Gyllenberg, Lotti Tornros
durata: 101 min.


Esce (finalmente) in sala l'ultimo Leone d'oro di Venezia, e dobbiamo ringraziare di cuore la benemerita Lucky Red  per aver avuto il coraggio di distribuirlo: non era affatto scontato, infatti, che qualcuno si prendesse la briga di proporre al pubblico italiano un film assolutamente folle, stralunato, inclassificabile e genialmente nonsense come quest'ultima opera di Roy Andersson, destinata inevitabilmente ai palati fini. Cui, lo dico a scanso di equivoci, il sottoscritto ne aveva predetto il trionfo al Lido un secondo dopo l'apparizione dei titoli di coda. Lo dico non per vantarmi di chissà cosa (i pronostici in genere non li indovino mai) ma semplicemente a riprova del fatto che Un  piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza era davvero il film più 'alternativo' e intrigante del concorso veneziano.

domenica 15 febbraio 2015

BIRDMAN O (L'IMPREVEDIBILE VIRTU' DELL'IGNORANZA)

(Birdman, or (The Unexpected Virtue of Ignorance))
di Alejandro Gonzalez Inarritu (Usa, 2014)
con Michael Keaton, Edward Norton, Zach Galifianakis, Emma Stone, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Naomi Watts
durata: 119 minuti


"Lei non è un attore, Sig. Thomson. E' soltanto una celebrità". Parole di Tabitha Dickinson, la critica teatrale più temuta di Broadway, che pesano come macigni sul già scalcinato ego di Riggan Thomson, ex-star del cinema divenuto popolarissimo nel ruolo di Birdman, supereroe alato che gli ha regalato la fama planetaria ma non la consacrazione a grande attore. Riggan è ossessionato dal desiderio di dimostrare il suo talento, al punto da rinunciare a girare l'ennesimo sequel del suo personaggio per buttarsi anima e corpo nel teatro, portando a Broadway un ambizioso adattamento letterario di Raymond Carver ("Di cosa parliamo quando parliamo d'amore"), spettacolo sobrio e lontano anni-luce dalle paillettes hollywoodiane...

martedì 20 gennaio 2015

HUNGRY HEARTS


(id.) 
di Saverio Costanzo (Italia, 2014)
con Alba Rohrwacher, Adam Driver, Roberta Maxwell, Jake Weber
durata: 109 min.


Eccolo qui il nostro Gone Girl, se permettete ben più maturo, inquietante e realistico dello strombazzato 'originale' targato Fincher... no, non esagero: quando c'è un bel film italiano di respiro internazionale (non solo per lingua e ambientazione) è bene affermarlo senza troppi giri di parole. Se poi vogliamo dirla tutta, mi piacerebbe sapere come mai Saverio Costanzo e Alba Rohrwacher sono la coppia (professionale e privata) più 'odiata' del cinema di casa nostra. Lui sconta forse il pregiudizio di avere un papà un po' troppo famoso, lei quello di non essersi mai resa troppo simpatica al grande pubblico (ma solo, credo, per il suo carattere estremamente timido e 'sfuggente' e anche per i ruoli interpretati sullo schermo). Diciamola tutta: se Hungry Hearts fosse stato un film americano la critica (in particolar modo quella che, esagerando, ha definito Gone Girl un capolavoro) si sarebbe sperticata in elogi. E invece molti, troppi illustri recensori del Belpaese hanno fatto le pulci a questo film che, è bene ricordarlo, è stato l'unico titolo italiano premiato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia.

giovedì 30 ottobre 2014

RITORNO A L'AVANA


(Retour à Ithaque)
di Laurent Cantet (Francia, 2014)
con Jorge Perugorrìa, Pedro Julio Diaz Ferran, Isabel Santos, Fernando Hechevarria, Nestor Jimenez
durata: 95 minuti


Cala il sipario sulla Revoluciòn. Nei pochi metri quadrati di una splendida terrazza su L'Avana, che dall'alto guarda i tetti della multiforme metropoli caraibica (dove, proprio sui tetti, si mangia, si guarda la tv, si fa l'amore, si sgozza un maiale...) cinque amici d'infanzia si ritrovano per una rimpatriata che, giocoforza, li porterà a regolare i conti tra loro, con la storia di Cuba sullo sfondo.

domenica 19 ottobre 2014

IL GIOVANE FAVOLOSO


(id.)
di Mario Martone (Italia, 2014)
con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Valerio Binasco, Anna Mouglalis, Isabella Ragonese
durata: 137 min.


Dall'Italia rivoluzionaria dell'Ottocento a un artista che quell'Italia l'ha vissuta sulla propria pelle. E non un artista qualsiasi, ma il poeta (forse) più famoso e studiato del periodo, spauracchio di intere generazioni di studenti. Ammettiamolo: chi di noi a scuola ha davvero amato Giacomo Leopardi? Direi nessuno, anzi: lo abbiamo sempre considerato un grande poeta sfortunato ma difficile da analizzare e comprendere (nella migliore delle ipotesi), oppure uno sfigato storpio incazzato con il mondo (nella peggiore...). Ecco, se il film di Mario Martone ha un pregio (e ce l'ha eccome, anzi ne ha parecchi) è quello di mostrarci un Leopardi ben diverso dalla visione comune, scolastica, che la maggior parte di noi possiede: il Leopardi di Martone è un personaggio deformato nel fisico ma non nella testa. sempre lucidissimo, quasi cinico, certamente affascinante e grande affabulatore.

martedì 14 ottobre 2014

LA TRATTATIVA


(id.)
di Sabina Guzzanti (Italia, 2014)
con Enzo Lombardo, Antonino Bruschetta, Sabino Civilleri, Michele Franco, Sabina Guzzanti
durata: 109 min.

Cominciamo con la domanda che tutti si pongono: se ne sentiva davvero il bisogno di un film del genere? Chi risponde 'no' può fermarsi qui con la lettura, legittimamente. Chi invece, come il sottoscritto, ritiene che film come questo siano comunque importanti (senza usare l'inflazionato aggettivo 'necessari', che dice tutto e niente) può invece proseguire, chiarendo un concetto: l'ultima pellicola di Sabina Guzzanti non dice assolutamente nulla di nuovo rispetto a quello che già sappiamo, ma la mia opinione è che faccia sempre bene ripetere certe cose, specialmente in un paese dalla memoria cortissima come il nostro, dove un tempo (anni '70 e giù di lì) film d'inchiesta come questo erano all'ordine del giorno e ora invece non li fa più nessuno, a stridente dimostrazione di come la coscienza civica degli italiani sia andata persa nel corso dei decenni (o di un 'ventennio' in particolare, chi vuole capire capisca...)

domenica 12 ottobre 2014

IO STO CON LA SPOSA


(id.)
di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry (Italia, 2014)
con Tasneem Fared, Abdallah Sallam, Mc Manar, Alaa Bjermi, Ahmed Abed, Mona Al Ghabr
durata: 89 min.


Tre registi, 2.600 finanziatori (reclutati attraverso il crowdfunding), centomila euro di budget, un quarto d'ora di applausi raccolti all'ultima Mostra di Venezia. Numeri importanti per un film importante e impensabile solo fino a quattro mesi fa, voluto tenacemente da tre coraggiosi documentaristi che hanno creduto fino in fondo alla loro lucida follia, quella di realizzare un'opera difficile, rischiosa (nel senso letterale del termine: i tre rischiano tuttora il carcere per favoreggiamento all'immigrazione clandestina) e dichiaratamente schierata contro l'Europa dei burocrati, della politica e dell'indifferenza verso chi sta peggio, nella fattispecie cinque profughi palestinesi e siriani che cercano la libertà nel modo più assurdo e geniale possibile...

lunedì 6 ottobre 2014

ANIME NERE

(id.)
di Francesco Munzi (Italia, 2014)
con Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Anna Ferruzzo, Barbora Bobulova
durata: 103 min.


Non fidatevi di chi liquida Anime Nere come 'L'ennesima storia di mafia' o 'l'equivalente di una puntata di Gomorra...' Vuol dire che non hanno visto il film, o semplicemente non l'hanno capito. Certo, è ovvio, la 'ndrangheta è presente in ogni momento del film, ed è la vera protagonista del racconto: Anime Nere è la storia di tre fratelli calabresi che non riescono a staccarsi da essa, anche andandosene lontano dalla loro terra. Perlappunto. Più che un film di mafia, il film di Munzi è un cupo ritratto di una società degenerata, che ormai nemmeno cerca più di combattere il male perchè il male è parte integrante (e consistente) di essa. I tre fratelli protagonisti vivono come in un agghiacciante reality-show dal quale è impossibile uscire, un mondo inospitale e lugubre che li avvolge e li condiziona in ogni momento della loro vita.

sabato 4 ottobre 2014

SULL' INUTILITA' DI CERTO CINEMA (ITALIANO) E LE DIFFICOLTA' DEL FILM DI GENERE - UN RAGAZZO D'ORO / PEREZ. / I NOSTRI RAGAZZI

Un ragazzo d'oro
Carlo Verdone a Venezia non ha usato giri di parole: "La vera crisi del cinema italiano è che da noi si fanno troppi film: 400 pellicole all'anno, tra sala e televisione, sono un numero spropositato allo stato attuale delle cose...". Difficile dargli torto, aldilà della propria opinione personale e soggettiva sul comico romano. E' vero: quasi mai la quantità va di pari passo con la quantità, al cinema come nelle altre opere d'ingegno... il progresso e la maggiore fruibilità della tecnologia, ormai alla portata di tutti, hanno fatto sì che oggi sia relativamente facile pubblicare un e-book, incidere canzoni, dirigere un film. Il passaggio al digitale (al posto della costosissima pellicola) consente ormai a chiunque di cimentarsi della regia, tanto è vero che basta un banalissimo smartphone per girare un film completo, e di conseguenza illudersi di essere registi a tutti gli effetti.

martedì 30 settembre 2014

PASOLINI

(id.)
di Abel Ferrara (Italia, 2014)
con Willem Dafoe, Ninetto Davoli, Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Adriana Asti, Maria de Medeiros
durata: 87 min.


Avvertenza: questo non è un film per tutti, ed è bene metterlo in chiaro fin da subito. Non lo è per chi si aspetta un film biografico puro e semplice, dal momento che è impossibile condensare in neppure un'ora e mezza di pellicola l'opera-omnia pasoliniana, ovvero l'uomo, lo scrittore, il regista, l'intellettuale, il poeta. E non lo è neppure per chi cerca un film d'inchiesta, dal momento che è evidente che ad Abel Ferrara importa molto poco di come sia morto Pasolini e di chi lo abbia ucciso: per quello guardatevi pure il bel film di Marco Tullio Giordana del 1995 (Pasolini, un delitto italiano), senz'altro molto più indicato. Se invece cercate qualcosa di coraggiosamente sperimentale, forse anche un po' incosciente, un ritratto neutrale e inaspettato (perchè girato da un americano) di uno dei personaggi ancora oggi più discussi e scomodi in assoluto a livello planetario, allora andate a vedere il film di Ferrara. Con le dovute precauzioni.

martedì 16 settembre 2014

A PIGEON SAT ON A BRANCH REFLECTING ON EXISTENCE


(En duva satt pa en gren och funderade pa tillvaron)
di Roy Andersson (Svezia, 2014)
con Holger Andersson, Nils Westblom, Charlotta Larsson, Viktor Gyllenberg, Lotti Tornros
durata: 101 min.


E' di oggi la notizia che Lucky Red ha comprato i diritti per la distribuzione italiana del Leone d'oro di Venezia: un'ottima cosa, nient'affatto scontata per un film assolutamente folle, stralunato, genialmente nonsense come quest'ultima opera di Roy Andersson, destinata inevitabilmente a palati fini. Cui, lo dico a scanso di equivoci, il sottoscritto ne ha predetto il trionfo un secondo dopo l'apparizione dei titoli di coda. Lo dico non per vantarmi di chissà cosa (i pronostici in genere non li indovino mai) ma semplicemente a riprova del fatto che A pigeon sat on a branch reflecting on existence (un piccione seduto su un ramo rifletteva sull'esistenza) era davvero il film più 'alternativo' e intrigante del concorso veneziano.

domenica 14 settembre 2014

THE POSTMAN'S WHITE NIGHTS

(Belye nochi pochtalona Alekseya Tryapitsyna)
di Andrej Konchalovskij (Russia, 2014)
con Aleksey Tryapitsyn, Irina Ermolova, Timur Bondarenko
durata: 100 min.


Un villaggio di contadini, in riva al lago, dimenticato da Dio e dagli uomini, dove si può arrivare soltanto in barca. Per chi se la può permettere, ovviamente. Va così che l'unico contatto con il mondo esterno è rappresentato da un postino che va avanti e indietro col motoscafo, come un moderno Caronte, distribuendo non solo lettere ma anche viveri, speranze, un po' di meraviglia... appena più lontano, ma solo una manciata di chilometri, una modernissima base aeronautica/missilistica spara nello spazio i suoi razzi, quasi come un contrappasso dantesco.

giovedì 11 settembre 2014

PAGELLE VENEZIANE /2 - CONCORSO

Ed ecco, come da tradizione, le pagelle 'definitive' sul concorso veneziano. Doverosa premessa: in questo elenco mancano due titoli importanti, ovvero Birdman di Inarritu e The look of silence di Oppenheimer, che il sottoscritto purtroppo non è riuscito a vedere... Tuttavia un bilancio di Venezia 71 possiamo farlo lo stesso: un buon concorso, dove è mancato il 'pezzo da novanta', il titolo che mette tutti d'accordo, ma che ha proposto in buona parte un cartellone più che dignitoso (al netto delle poche - e fisiologiche - ciofeche d'autore che ci sono in ogni festival). Un'edizione, insomma, che ci ha soddisfatti, e che soprattutto ha proposto una selezione italiana di ottimo livello. Appuntamento al prossimo anno!

mercoledì 10 settembre 2014

PAGELLE VENEZIANE /1 - FUORI CONCORSO E SEZIONI COLLATERALI

In attesa (domani) di pubblicare la consueta playlist sul meglio e sul peggio del concorso veneziano, mi pareva doveroso segnalare anche alcune tra le opere più significative presentate al di fuori della competizione ufficiale e che, al solito, avrebbero meritato di starci... so bene che la questione è vecchia quanto la Mostra stessa, ma è innegabile che le sezioni collaterali spesso e volentieri ospitano film di assoluta qualità. Questi ne sono ottimi esempi.


lunedì 8 settembre 2014

VOLA ALTO IL PICCIONE DI ROY ANDERSSON



Nella Mostra qualitativamente migliore degli ultimi anni c'è gloria per Roy Andersson, cineasta dell'assurdo e genialmente surreale, che trionfa meritatamente con un film profondo e visivamente bellissimo, sarcastica e stralunata riflessione sulla società odierna. Ma anche il resto del palmarès non è da meno: i riconoscimenti alla Russia poverissima e desolata di Koncalovskij e al toccante The Look of Silence di Oppenheimer denotano una spartizione dei premi finalmente oculata e (quasi) inattaccabile. Dispiace un po' per l'Italia, presente con tre ottimi film e che deve accontentarsi della Coppa Volpi ad Alba Rohrwacher. Peccato, ma questo deve far riflettere sul 'provincialismo' del nostro cinema...

giovedì 24 luglio 2014

VENEZIA 71: UNA MOSTRA PER CINEFILI

Sarà una Mostra per veri appassionati, in piena continuità con le due precedenti edizioni firmate da Alberto Barbera. Una Mostra per cinefili, poco glamour, un pochino snob, con tanti film 'da festival' e (speriamo) con più attenzione alla qualità e all'originalità piuttosto che ai nomi altisonanti a fare da specchietto per le allodole. D'altronde Barbera era stato chiaro fin dalla vigilia: inutile portare al Lido film che non hanno alcun bisogno di promozione e visibilità. Meglio concentrarsi su titoli 'di nicchia', magari con uno sguardo al cinema indie e che possano allargare gli orizzonti della settima arte. Insomma, in parole povere, era inutile aspettarsi in laguna gente come Woody Allen, Tim Burton e David Fincher: a loro non serve Venezia e Venezia non ha bisogno di loro... almeno nella concezione 'barberiana' della Mostra.

Pochi rimpianti quindi: dispiace solo per le assenze di Paul T. Anderson (ma l'ambizioso Inherent Vice non è ancora pronto) e, soprattutto, di Ermanno Olmi: ma l'ultra-ottantenne maestro bergamasco, per evidenti ragioni anagrafiche, non se l'è sentita di presenziare alla Mostra: il suo Torneranno i prati uscirà direttamente in sala, a novembre.

Ma parliamo di chi c'è.