martedì 29 luglio 2025

LO SQUALO (NOTTE HORROR 2025)



Lo Squalo compie 50 anni, e sebbene in ritardo (uscì nelle sale americane il 20 giugno 1975) mi pareva doveroso "festeggiarne" il compleanno durante la nostra Notte Horror, pur non essendo il capolavoro di Spielberg un horror in senso stretto. Ma siate sinceri: è vero o no che questo film mette ancora una paura del diavolo, anche a distanza di mezzo secolo? Lo Squalo è un film a suo modo epocale, che sdoganò il thriller a livello commerciale e lanciò il suo regista nell' Empireo di Hollywood. E rivisto oggi, davvero, non ha perso un grammo della sua enorme spettacolarità... 



titolo originale: JAWS (USA, 1975)
regia: STEVEN SPIELBERG
sceneggiatura: PETER BENCHLEY, CARL GOTTLIEB
cast: ROY SCHEIDER, ROBERT SHAW, RICHARD DREYFUSS, MURRAY HAMILTON, LORRAINE GARY
durata: 124 minuti


Un enorme squalo bianco terrorizza le coste di Amity, una tranquilla località balneare americana. Il capo della polizia, un oceanografo e un cocciuto lupo di mare uniscono le forze per fermare la bestia, la cui caccia si trasformerà in una terribile lotta per la sopravvivenza in mare aperto. 



Lo so anche da me, non c'è bisogno che me lo diciate: Lo Squalo non è un film horror... ma non sarà mica la prima volta che alla Notte Horror si fanno delle eccezioni, o no? ;) oltretutto, e qui credo che nessuno abbia da ridire, Lo Squalo è uno di quei film che ancora oggi, dopo cinquant'anni suonati, mettono ancora una fifa blu: altro che Re-Animator! Si può dire, anzi, che il film che diede la notorietà all'allora ventinovenne Steven Spielberg segnò uno spartiacque nella storia dei film d'azione: grazie alle sue commistioni horror, perlappunto, e al perfetto mix tra tensione e avventura, Lo Squalo fu il primo thriller a riscuotere anche un incredibile successo commerciale, mai riscontrato prima per un prodotto del genere: costato appena 7 milioni di euro ne incassò oltre 500 in tutto il mondo diventando quasi immediatamente un cult e raggiungendo vette di popolarità impensabili: non è certo una leggenda metropolitana il fatto che dopo l'uscita del film in tutta l'America si registrò un vertiginoso calo delle prenotazioni nelle località balneari, dovuto proprio alla psicosi da squalo...


Ovvio che tale successo generò subito un fenomeno di massa, che Hollywood manco a dirlo provò immediatamente a sfruttare: ma nessuno dei tre sequel (girati, rispettivamente, nel 1978, 1983 e 1987) riuscì a raggiungere il livello qualitativo e commerciale del capolavoro di Spielberg. Era chiaro a tutti che a mancare era il "manico", la mano di un futuro maestro, capace di far coesistere all'interno dello stesso film sia l'aspetto puramente orrorifico che quello emozionale, simbolo di un cinema bigger than life in grado di rappresentare allo spettatore l'eterno conflitto tra l'uomo e la natura, la razionalità contro l'imponderabilità, l'impotenza contro la furia degli elementi: non è un caso che alla sceneggiatura, seppur non accreditato, abbia partecipato anche il grande John Milius, ovvero colui che meglio di ogni altro ha saputo raccontare al cinema tale epicità.     

La storia, lo sapete tutti, è ambientata nella cittadina immaginaria di Amity (in realtà Martha's Vineyard, nel Massachusetss), dove lo sceriffo Martin Brody (Roy Scheider) si ritrova costretto a indagare sull'orrenda morte di un ragazzino dilaniato da un enorme squalo bianco sotto gli occhi atterriti dei bagnanti. Immediatamente il poliziotto cerca di formare una squadra in grado di catturare o uccidere l'animale, malgrado la riluttanza delle istituzioni locali. Alla fine trova aiuto solo nel burbero lupo di mare Quint (Robert Shaw) e nell'esperto oceanografo Matt (Richard Dreyfuss), gli unici che avranno il coraggio di affrontare la bestia in mare aperto. Le scene iconiche del film non si contano: la suspance prima del primo attacco dello squalo, il monologo di Quint sulla nave, lo straziante dolore della madre del ragazzo ucciso, il terribile, ansiogeno finale del film con l'esplosione catartica della bombola tra le fauci del mostro. Da un punto di vista storico-letterario non è certo blasfemo il confronto con il Moby Dick di Melville: anche qui siamo di fronte a una sfida impari dove l'uomo, convinto di essere in grado di governare forze enormemente più grandi di lui, sottovaluterà il pericolo con conseguenze disastrose.

Tratto dall'omonimo romanzo di Peter Benchley, a sua volta ispirato dai reali attacchi di squali lungo la costa del New Jersey nell'estate del 1916, Lo Squalo è un film che vive di suspance e trova la sua incredibile efficacia nel mostrare l'atavica paura dell'uomo verso l'ignoto, l'imponderabile: non è un caso che per tutta la prima parte del film l'animale resti nascosto, non si veda mai, pur intuendone in ogni momento la sua terribile presenza. Compare dopo quasi un'ora, e il suo avvistamento è reso memorabile dall'altrettanto memorabile colonna sonora del "solito" John Williams, straordinariamente incalzante man mano che la resa dei conti si avvicina: la partitura musicale è pressochè perfetta, direi indispensabile per rappresentare l'angoscia e l'adrenalina di un duello che già ci prefiguriamo non privo di drammatiche modalità. 

Inutile dire che il film suscitò non poche proteste da parte delle associazioni ambientaliste e animalesche, "reo" di aver proposto un'immagine non veritiera degli squali e della loro pericolosità... e mi chiedo se in effetti oggi sarebbe possibile girare un film del genere: è vero che film di squali ne escono praticamente ogni anno (pensiamo alle mille versioni di Sharknado) ma sono tutti talmente grotteschi e sopra le righe che è impossibile prenderli sul serio. Lo Squalo di Spielberg è invece terribilmente realistico, anche se del tutto inattendibile dal punto di vista scientifico: gli zoologi sostengono infatti che gli squali sono in realtà animali pacifici, solitari, e che non attaccano mai l'uomo a meno che questi non li infastidisca. Certo è che oggi la sensibilità ambientale è molto diversa rispetto agli anni '70 e probabilmente un film come questo, oggi, dovrebbe affrontare non pochi ostacoli produttivi di questo tipo.   

Non starò infine a dilungarmi sulle caratteristiche tecniche del film e sugli innumerevoli aneddoti che ne hanno contraddistinto la difficile lavorazione: per quelli potete tranquillamente consultare la pagina di Wikipedia che abbonda di particolari. Naturalmente la vicenda va contestualizzata: eravamo negli anni '70 e gli effetti speciali erano ancora in massima parte "artigianali", ragion per cui gli incidenti di percorso e gli inconvenienti erano pressochè all'ordine del giorno, tanto che la troupe, nemmeno troppo scherzosamente, aveva storpiato il titolo originale del film, Jaws ("mascelle"), in Flaws (ovvero "difetti"). Problemi di ogni tipo che fecero dilatare i tempi di lavorazione da 50 a 150 giorni, tanto da far temere a Spielberg una dura reprimenda da parte della produzione e un conseguente stop ai suoi progetti futuri, oltre al rischio di un clamoroso insuccesso al botteghino. Sapete com'è andata a finire...

12 commenti:

  1. Jaws mi ha terrorizzato quando l'ho visto e continua a farmi paura ancora oggi. Io vado in vacanza al mare ma in acqua mica ci entro, solo in piscina! E la colpa è tutta di questo film, che con la tensione che ha saputo creare grazie a tanti elementi (abile regia, ottima sceneggiatura, effetti speciali funzionali, colonna sonora impeccabile e recitazione da manuale) che lo ha reso un film ancora oggi efficace e sicuramente indimenticabile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caspita, non pensavo che un film del genere potesse condizionarti ancora oggi così tanto... lo dico con rispetto e senza alcuna ironia. E' la dimostrazione di come ognuno di noi ha una percezione diversa di quello che vede rispetto a chiunque altro. Grazie del commento, sei stata coraggiosa ad esprimerti così.

      Elimina
    2. Eh, se fossi davvero coraggiosa... entrerei in acqua! XD

      Elimina
    3. a volte ci vuole più coraggio per esternare le proprie paure più intime, ancestrali, quelle nascoste dentro di noi. Il nome del blog non l'ho scelto a caso :)
      ti capisco benissimo.

      Elimina
  2. Un capolavoro che mi accompagna fin da bambina, degnissimo di entrare nella categoria horror, ma non al livello della "notte": dov'è il camp qui? :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. lo so che c'incastra poco... ma era una bella occasione per festeggiarlo a dovere in compagnia di tanti amici! :)

      Elimina
  3. Mi hai fatto venire voglia di rivederlo!
    Grazie!! Buona giornata.
    Mauro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ... è a questo che serve la Notte Horror!
      Un abbraccio, Mauro. E buona (ri)visione!

      Elimina
  4. Che cosa si può dire ancora di un capolavoro del genere? E' perfino superfluo commentarlo perchè ogni commento rischierebbe di essere banale. Magia cinematografica, punto e basta. Un ricordo doveroso in occasione del cinquantenario.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie. L'intento infatti era quello: celebrarlo e basta. Se hai letto il post questa infatti non è una recensione in senso stretto, ma un ricordo di un capolavoro.

      Elimina
  5. Più che horror, un semplice cult.
    Mi ci perdo ogni volta dietro ai dettagli del dietro le quinte, anche se più che gli espedienti tecnici di Spielberg, più dello squalo in sé e delle musiche, mi risuona sempre quel monologo sulla barca che mette in silenzio qualunque visione casalinga con commento ammesso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il monologo sulla barca è una delle tante scene cult di questo capolavoro indimenticabile. Quando Spielberg era Spielberg...

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...