venerdì 10 ottobre 2025

SOTTO LE NUVOLE



titolo originale: SOTTO LE NUVOLE(ITALIA, 2025)
regia: GIANFRANCO ROSI
sceneggiatura: GIANFRANCO ROSI
durata: 115 minuti
giudizio: 


Napoli, Campi Flegrei, Pompei, Vesuvio. Il regista Gianfranco Rosi racconta, anzi documenta storie personali di varia umanità ai piedi del vulcano: i pompieri, i mercanti, i tombaroli, gli studiosi, i maestri, gli scugnizzi... con lo sguardo come sempre attento a tutti quei dettagli che poi, alla fine, formano l'insieme. Che è quello di una città ben diversa dagli stereotipi cui siamo abituati.


Voglio sgombrare subito il campo dagli equivoci: chi sostiene che i film di Gianfranco Rosi non siano documentari veri e propri ha ragione, ed è storia vecchia. Non lo sono perchè Rosi, come sempre, "documenta" storie di personaggi reali ma li fa muovere come vuole lui, gli fa recitare una parte, gli fa seguire un copione, gli mette in bocca le parole... era stato così in Sacro GRA (l'ultimo Leone d'oro italiano, ricordiamolo) ed è così anche in Sotto le nuvole, dove la ricetta è praticamente la stessa: raccontare Napoli non scavando nell'anima della città (alla Sorrentino, per capirsi) ma allargando lo sguardo, prendendo storie a margine per arrivare all'insieme. Storie diverse, eterogenee, storie di umanità varia che ricostruiscono una metropoli complessa e stratificata, in tutti i sensi. Dico la verità: a me di questa querelle (doc o non doc) importa poco, quello che importa è che anche stavolta un film di Rosi non mi è affatto dispiaciuto, per quanto il canovaccio sia sempre lo stesso.

Che cosa capiamo di una città quando la osserviamo dal basso, tra vicoli, sottosuolo, scavi e statue dimenticate? Domanda difficile e fascinosa, cui Rosi prova a rispondere con un film che più che raccontare, osserva. E lo fa alla sua maniera: silenziosa, paziente, poetica. Presentato in Concorso all'ultima Mostra di Venezia (dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria), Sotto le nuvole è un seducente viaggio in bianco e nero intorno a Napoli e dintorni. Ma più che parlare di questi luoghi, Rosi li ascolta...

Ci sono telefonate (spesso esilaranti) registrate al centralino dei Vigili del Fuoco, che interrompono il silenzio con richieste assurde, tenerissime ma anche drammatiche ("quando ci sarà la prossima scossa di terremoto'"). C'è una vecchia libreria sotto il Vesuvio dove i ragazzi vanno a ripetizione da un vecchio maestro. Ci sono marinai siriani che trasportano grano ucraino nel Mediterraneo e sono felici di essere approdati in una città "così bella e sicura" (sic!). E poi ci sono le facce: quelle stanche, fiere, quelle perse e stravolte. Il film è tutto qui, in queste presenze umane e nel modo in cui vengono accolte  da una fotografia che sembra scavare più che illuminare.

Non c'è una trama: il film procede per frammenti, come se stesse raccogliendo brandelli di realtà e lasciasse allo spettatore il compito di rimetterli insieme. A volte funziona benissimo: ci sono sequenze struggenti, anche solo per un'inquadratura o una voce fuori campo. A volte un po' meno: alcuni passaggi sembrano messi lì senza un vero motivo, appesantendo un po' il ritmo. Ma non è un difetto, perchè Sotto le nuvole non cerca la coerenza a tutti i costi ma vuole la vibrazione, cogliere l'essenza. E in più di un'occasione la trova: lo fa quando si sofferma sulle rovine di Pompei, o su chi dedica la vita a custodire pezzi di memoria. Lo fa  con la forza del bianco e nero, che toglie ogni orpello e fa risaltare i volti, con una tenerezza verso le persone comuni che si avverte in ogni scena, anche in quelle in cui pare non succedere nulla.

Il rischio, certo, è che tutto questo possa venire percepito come un esercizio di stile. Un film bello ma narcisista, che si guarda un po' allo specchio... e sicuramente la sensazione di déja-vu è più di una sensazione: Rosi è un maestro, ma in Sotto le nuvole non reinventa nulla. Chi ha amato Fuocoammare, Notturno, o perlappunto Sacro GRA potrebbe sentirsi trasportato in un territorio già noto. Ma alla fine chissenefrega: il risultato d'insieme è comunque valido, emozionante, perfino rassicurante nella sua (forse) voluta ripetitività.

Resta il fatto che Sotto le nuvole è un film denso, sincero, che ha il coraggio di prendersi il suo tempo. Non è fatto per tenerti incollato allo schermo ma per lasciarti qualcosa addosso. E magari, dopo averlo visto, camminando per strada o origliando una voce in lontananza, ci torneranno in mente quelle immagini sospese e quei suoni lontani. Un film che richiede attenzione, e che in cambio ti regala una Napoli mai vista così: lontana dal folklore, dagli stereotipi, vicinissima all'anima.

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