SOLARIS è un film del 1972, il mio anno di nascita. E qualcosa vorrà pur dire.
Siamo coetanei, siamo invecchiati insieme e insieme proseguiremo il nostro cammino: perchè questo film lo porterò sempre con me, fino a quando il cervello e la memoria mi consentiranno di ricordarlo.
Per qualcuno è un 'semplice' film di fantascienza (per quanto 'semplice' si possa considerare un'opera di Tarkovskij, è tutto dire), per me è un compagno di viaggio, un amico fedele col quale confrontarsi e riflettere. E che è sempre pronto a venire in tuo aiuto.
Io sono KRIS KELVIN, ho fatto un viaggio di sedici mesi per raggiungere una stazione orbitante che da tempo non ha più contatti col mondo esterno. Il mio governo mi ha dato il compito di indagare, scoprire che cosa sta succedendo tra quelle pareti di metallo che percorrono l'orbita di un pianeta apparentemente tranquillo. Ma nulla è tranquillo su Solaris. Arrivo in una stazione fatiscente e nelcaos più totale. Devo rintracciare i tre membri superstiti di un equipaggio che una volta era composto da ottanta persone. Mi aggiro per i corridoi sporchi e desolati dell'astronave: non si vede in giro nessuno, ma si capisce che non sono solo... piccoli movimenti, rumori, passi, 'creature' viste con la coda dell'occhio.
Arrivo nell'ufficio di Gibarjan, il capo-spedizione. Lui non c'è. Perchè è morto. Si è suicidato da poco, come apprendo da un video-messaggio. Gli altri due 'inquilini', Snaut e Sartorius, non mi aiutano a capire quello che succede: sono ormai sull'orlo della pazzia, e vivono barricati nei loro alloggi. Non mi fanno entrare: dicono che potrò farlo solo 'dopo', quando mi sarò reso conto della situazione... e intanto dietro le porte socchiuse intravedo 'strani' movimenti.
Sono stanco, vado a dormire, non prima di aver caricato la pistola d'ordinanza. Dormo per dieci ore filate. Un sonno senza sogni, niente affatto riposante. In realtà un segno credo di averlo fatto... mi sono svegliato tra le braccia di una bella ragazza, giovane e con lo sguardo triste, che mi sembra di conoscere. Cavolo se la conosco! E' mia moglie! C'è un piccolo problema però: il sogno si rivela decisamente realistico. Hari (si chiama così) è nel letto con me, mi parla, mi abbraccia, posso toccarla, stringerla, ascoltare il suo respiro... Realizzo che non è possibile: lei NON può essere lì. Assolutamente. Ne sono sicuro: Hari è morta da dieci anni, si è suicidata. Ma non chiedetemi perchè, vi prego. No, non è possibile... non può essere vero. Eppure lei mi tocca, mi bacia, si mette a piangere, HA PAURA. Non so di cosa. La porta è ancora sbarrata, esattamente come l'avevo lasciata dieci ore prima. Non so come ha fatto a entrare, ma so bene che adesso USCIRA'.
La prendo per un braccio, la porto di forza sul ponte dell'astronave e con uno stratagemma la convinco ad entrare dentro la capsula di salvataggio. Chiudo il portellone, aziono i comandi automatici e la sparo via, nello spazio profondo. Qualsiasi cosa fosse stata, adesso non esiste più. Torno alla mia camera, e finalmente Snaut e Sartorius mi rivolgono parola. Mi spiegano che non volevano parlarmi prima che mi fossi reso conto anch'io di quello che sta succedendo. Mi sta succedendo COSA? Allucinazioni? Droghe? Stanchezza? Cos'altro? Non ne ho idea. So solo che mi appresto a passare la mia seconda notte intorno al pianeta Solaris, e onestamente non la considero una gran fortuna.
Mi alzo e Hari è nel mio letto. Di nuovo. In un certo senso, non so come, me l'aspettavo. E' vestita allo stesso modo di ieri, e chiaramente non ricorda nulla di quanto è successo. Le dico di stare calma. La lascio in camera, da sola, anche se lei non vuole. Chiudo la porta a chiave e vado a parlare SUL SERIO con Snaut e Sarorius, che non sono affatto sorpresi di vedermi così agitato.
Mi spiegano tutto: Solaris è un pianeta-intelligente, composto da un'immenso oceano capace di captare i pensieri umani. Qualche tempo prima gli scienziati terrestri avevano provato a compiere esperimenti nucleari, bombardando il pianeta con stimolatori cellulari e scatenandone la reazione. E il pianeta si è difeso nell'unico modo possibile: materializzando in carne e ossa le paure e i segreti inconfessabili insiti nel cervello delle persone, 'costringendole' a convivere con esse, magari fino alla pazzia.
Sento un colpo sordo, una porta che sbatte, un urlo disumano seguito da un pianto dirotto. Viene dal mio alloggio: mi precipito ma appena capito cosa è successo vengo paralizzato dall'orrore. Hari per paura di restare da sola ha sfondato la porta, ferendosi malamente a un braccio. Il sangue che pochi istanti prima scorreva a fiotti si coagula istantaneamente e la ferita si rimargina in pochi secondi. Tutto come prima.
Adesso capisco tutto: Hari è la trasposizione di un mio incubo fisso, che mi attanaglia da dieci anni e non mi fa dormire. E' stato l'oceano pensante del pianeta a generarla, e resterà lì finchè IO deciderò di restare lì. So bene che è poco più di un ologramma, uno scherzo tridimensionale. Eppure ORA posso stare sempre con lei, abbracciarla, baciarla, cercare di spiegarle... e sebbene sia impossibile, anche di farmi perdonare.
So che lei non esiste, so che lei può vivere solo e soltanto lì... Che farò ora?
SOLARIS fu presentato come 'la risposta sovietica a 2001: odissea nello spazio', ma i due film non potrebbero essere più diversi. Per non dire in antitesi. Se Kubrick sosteneva che la razza umana non è in grado di andare avanti da sola, che 'necessita' di una guida alta e sicura (che può essere Dio, o un semplice monolite nero dotato di poteri immensi, a seconda del nostro tipo di fede), Tarkovskij attraverso il magma 'intelligente' del pianeta sembra volerci dire che NESSUNO potrà salvare la razza umana, se non l'uomo stesso. Che deve imparare a convivere con le proprie paure, cercando di combatterle e tollerarle. Siamo soli e unici nell'universo, e nessuno ci potrà dare una mano. Siamo esseri PENSANTI e intelligenti, e PRIMA di addentrarci in viaggi iperspaziali dobbiamo innanzitutto conoscerci, scavare nel nostro inconscio e sradicare ciò che ci fa stare male. PERCHE' IL MALE E' PRIMA DI TUTTO DENTRO DI NOI.
Scappare non serve.
E io ci sto provando. Da sempre.
Uno dei miei film preferiti. È perfetto!
RispondiEliminaComplimenti per la "presentazione". :)
Complimenti per la presentazione del film, scrivi molto bene. Ovviamente le chiavi di lettura possono essere diverse. La tua si avvicina molto alla mia idea del film. Vorrei anche ricordare la scelta molto felice della Corale Bwv 639 di Bach. La scena della levitazione commentata da questa musica è magistrale.
RispondiEliminaCerto, la musica è una delle componenti fondamentali di questo film (e non solo di questo, ovviamente) e la scena che dici te ne è un esempio perfetto. Grazie per il commento, se vuoi continua a seguirmi!
RispondiEliminaForse uno dei blog più belli della rete in fatto di cinema. Serio, essenziale, piuttosto semplice da sfogliare. Complimenti, non ho potuto fare a meno di metterlo tra i preferiti nel mio blog.
RispondiEliminaTroppo buono, davvero! Grazie mille, non sai quanto facciano piacere questi complimenti a uno che fa il blogger solo per passione, per puro dilettantismo, trovando il tempo per scrivere in mezzo a mille difficoltà. Ho dato un'occhiata anche al tuo sito: io, ahimè, musicalmente sono una frana... mi servirà da manuale! :)
EliminaBravo e grazie! Scrivi molto bene e non e' la proma volta che lo dico. Quindi si tratta di due film che propongono due ragionamenti molto diversi sulla sopravivenza della specie umana. Molto interessante!
RispondiEliminaGrazie a te, i complimenti fanno sempre piacere. Sì, si tratta di due film in antitesi per concezione, idee e sviluppo. Non c'è un "giusto" e uno "sbagliato", ognuno giudica in base alla propria indole...
EliminaVoglio seguirti e pensare che anche per l'anno 1968,data di uscita del capolavoro di Kubrick (e della prima trasposizione in pellicola del romanzo di Lem) ci sia un nesso con il mio compleanno.
EliminaHo trovato molto interessante il tuo parallelismo e vorrei aggiungere una mia considerazione
Con Solaris, Tarkovskij, cerca di dare delle risposte
Kubrick, al contrario, pone delle gigantesche domande
sono d'accordo. due modi diversi di approcciarsi al mistero dell'umanità. grazie per il commento!
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