venerdì 31 ottobre 2025

DRACULA VS FRANKENSTEIN, PROPRIO COME UN SECOLO FA... (HALLOWEEN 2025)


I corsi e i ricorsi della storia. A distanza di quasi un secolo, proprio per la Notte di Halloween tornano a "sfidarsi" due miti immortali del cinema horror: escono infatti praticamente in contemporanea il Frankenstein di Guillermo del Toro (già passato in Concorso a Venezia) e Dracula - L'Amore Perduto di Luc Besson, quasi un revival della celebre stagione del 1930, quella che segnò l'inizio del "Monster Universe" targato Universal. Certo, i tempi sono molto cambiati: il film di Del Toro è prodotto da Netflix e programmato solo in pochi cinema selezionati prima di andare su piattaforma, mentre quello di Besson è targato Lucky Red e distribuito non proprio a tappeto (circa 180 sale in tutto il Paese). Insomma, nulla a che vedere con i capolavori di James Whale e Tod Browning e con le figure iconiche di Boris Karloff e Bela Lugosi. Però a noi cinefili romantici piace pensare che questo cinema popolare, epico, indiscutibilmente sognatore e sentimentale possa e debba avere un seguito ancora oggi: non serve far altro che correre al cinema!

p.s. questo post fa parte di un'iniziativa collettiva della solita "congrega" di blogger cinefili che ancora una volta ha deciso di ritrovarsi per celebrare a modo nostro questo Halloween 2025: in coda a questa doppia recensione troverete i link di tutti coloro che hanno avuto voglia e piacere di partecipare: buona lettura e buon divertimento!  

titolo originale: FRANKENSTEIN (USA, 2025)
regia: GUILLERMO DEL TORO
sceneggiatura: GUILLERMO DEL TORO
cast: OSCAR ISAAC, JACOB ELORDI, MIA GOTH, CHARLES DANCE, RALPH INESON, CRISTOPH WALTZ
durata: 149 minuti
giudizio: 


XIX secolo: una nave rimane incagliata in mezzo ai ghiacci del Polo Nord. Mentre i marinai cercano di rimettere in mare il vascello, un uomo ferito chiede loro di poter salire a bordo. Dice di chiamarsi Victor Frankenstein e di essere uno scienziato perseguitato da una mostruosa e invincibile Creatura, capace di uccidere chiunque gli si avvicini...


C'è voluto tempo, pazienza e una lunga serie di rinvii, ma alla fine Guillermo Del Toro ce l'ha fatta: il suo Frankenstein è finalmente realtà. Il regista messicano realizza così il progetto che inseguiva da anni, forse da sempre, e lo fa con la passione di un artigiano del fantasy e la sensibilità di un Autore che nei "mostri" ha sempre visto lo specchio più sincero dell'animo umano. 

Piuttosto fedele al testo di Mary Shelley ma profondamente personale nella visione, Frankenstein diventa nelle mani di Del Toro una riflessione sul dolore, sulla paternità, sui sensi di colpa e sull'amore negato. La storia alterna attraverso lunghi flashback i punti di vista di Victor e della sua Creatura, due figure (interpretate rispettivamente da Oscar Isaac e Jacob Elordi) che si attraggono e al contempo si respingono, legate da un filo invisibile, indissolubile, malsano, impregnato di dolore. Nel loro confronto si specchia l'eterno conflitto tra creatore e creatura, padre e figlio, tra l'aspirazione divina e la fragilità dell'uomo.

La Creatura, cucita addosso a Elordi con intensità e vulnerabilità, attraversa un percorso di scoperta e sofferenza che la rende il vero cuore del film, e su di lei si concentrano le domande più antiche e basilari: che cosa significa vivere? e che cosa significa essere accettati? E' lei il simbolo di un'umanità ferita, costretta a cercare un posto nel mondo pur sapendo di non appartenervi pienamente. Del Toro sceglie di raccontare questa parabola con il linguaggio che più gli è congeniale: un cinema visivamente ricchissimo, fatto di atmosfere gotiche, scenografie imponenti, dove ogni inquadratura riflette la sua visione universale di artista, e dove la meraviglia visiva non è mai fine a se stessa ma strumento per trasmettere emozioni vere.

Certo, Frankenstein è un film generoso, emozionante, ma non esente da difetti: in certe parti è molto ingenuo, oggettivamente prolisso, con un ritmo diseguale e parecchie ridondanze. Ma forse proprio in questo risiede la sua autenticità: è un'opera che non vuole piacere a tutti i costi preferendo restare fedele alla personalità del suo regista. Del Toro guarda al passato, ai classici del cinema gotico (da James Whale a Terence Fisher), per costruire qualcosa di intimo e attuale. Il suo Frankenstein non è solo un film di mostri, ma una parabola sull'amore e sull'assenza di esso, sulla necessità di comprendere e perdonare, anche quando la natura umana sembra negarlo. 

Alla fine, ciò che resta è un film che parla di noi: delle nostre paure, del desiderio universale di essere visti e compresi per quello che siamo. E nel volto del suo mostro, Del Toro ci invita ancora una volta a riconoscere la nostra fragile, irriducibile umanità.




titolo originale: DRACULA: A LOVE TALE (FRANCIA/GB, 2025)
regia: LUC BESSON
sceneggiatura: LUC BESSON
cast: CALEB LANDRY JONES, ZOE BLEU, CHRISTOPH WALTZ, MATILDA DE ANGELIS, EWENS ABID
durata: 129 minuti
giudizio: 


Transilvania, XV secolo. Dopo la morte cruenta della moglie Elisabetta, il principe Vlad rinnega Dio e diventa Dracula, vampiro immortale bramoso di vendetta. Quattro secoli dopo, a Parigi, incontra la giovane Mina, una donna talmente somigliante a Elisabetta da sembrare la sua reincarnazione, e della quale finirà per innamorarsi perdutamente...



Dimenticatevi Tod Browning. Ma anche Murnau e Coppola. C'era una volta Dracula, il mostro dai denti aguzzi e dalle lunghe mani, l'ombra che spaventava le fanciulle vittoriane. Ora Luc Besson lo trasforma in un'anima ferita, romantica, più incline al pianto che ai morsi... e questa nuova, ennesima versione di Dracula è proprio come il suo regista: barocca, sontuosa, dolente, dove il sangue è il colore dell'amore. Insomma, esattamente quello che ti aspetteresti da uno come Besson: nel bene e nel male, si capisce.

Ma questo nuovo Dracula, ribattezzato L'amore perduto, è un film da vedere? Per me sì. Era necessario? Probabilmente no, ma lo si vede comunque volentieri. Questa volta nel ruolo del Conte Vlad (ri)torna Caleb Landry Jones (Besson lo ha voluto di nuovo dopo la convincente performance in Dogman), e il suo volto da santo e demonio insieme restituisce una fragilità che raramente si riconosce a un vampiro. Per contro, la sua amata Elisabetta (Zoe Bleu) è una donna sfuggente, tutta capelli e luce, più fata che derelitta. Intorno a loro, Christoph Waltz torna in un'apparizione che sa di cameo ben remunerato, ma la sua presenza per quanto mi riguarda è sempre e comunque gradita. E ancora più gradita naturalmente è la nostra splendida Matilda De Angelis, che aggiunge una femminilità moderna, quasi ribelle, a un film che prova a scostarsi un po' dalla tragedia classica.

Besson
si abbandona alla magniloquenza visiva: drappi, candele, castelli, nebbie ed effetti digitali a iosa. Eppure, miracolosamente, questa volta il troppo non stroppia: ogni scena è come una tela luminosa (ottimo il lavoro del direttore della fotografia, Colin Wandersman) che immortala il dolore con un'estetica da videoclip sacro. Il risultato è esteticamente sontuoso, indiscutibilmente suggestivo. Peccato solo che la narrazione arranchi, e non è un difetto da poco: Besson sa evocare più che raccontare, e la storia seppur romantica e sincera procede più per quadri figurativi che per racconto, sacrificando purtroppo la tensione drammatica. 

Eppure, nel suo eccesso, il film ti sa sedurre. E' un atto d'amore per un cinema che osa essere romantico e anche ingenuo senza nessuna vergogna, sentimentale senza ironia. Forse anche questo troppo lungo (ma ormai questo difetto lo troviamo in tutti i film, tanto che tra poco, per sfinimento, non lo considereremo più un difetto), e forse fin troppo "imbellettato", ma sincero nel suo credere ancora nell'amore eterno. Anche se a farlo è un vampiro.


... e ora fate un salto anche su:

2 commenti:

  1. Ci stancheremo mai di Frankenstein e la sua creatura e di Dracula? No, non credo. Sono dei miti, degli archetipi che ogni regista è libero di rivisitare dal suo originale punto di vista (Mel Brooks ad esempio ci ha regalato un Dracula esilarante con Leslie Nielsen) e in cui ogni epoca si specchia e si riflette in modo diverso (o non si riflette nel caso del vampiro). Bellissime recensioni!

    RispondiElimina
  2. Pensavo che Besson non sarebbe stato in grado di fare un film decente col suo Dracula (mentre di Del Toro non dubitavo), la tua recensione mi stupisce e magari gli do una chance a Luc, che è tanto che non guardo un suo nuovo film... buon Halloween! :--)

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...