(Side effects)
di Steven Soderbergh (USA, 2013)
con Rooney Mara, Jude Law, Catherine Zeta-Jones, Channing Tatum, Vinessa Shaw
VOTO: **/5
Per bocca dello stesso
Steven Soderbergh, questo
Effetti Collaterali dovrebbe essere l'ultimo film della sua carriera di regista cinematografico. Pare infatti che d'ora in poi si dedicherà esclusivamente al teatro e alla fiction televisiva (il cui debutto lo vedrà impegnato a
Cannes con l'annunciato
Behind the Candelabra). Ad essere sinceri, però, a noi sembra che
Soderbergh il cinema 'vero' lo abbia già abbandonato da un pezzo, considerate le sue ultime deludentissime opere, lontane anni luce da quelle dei tempi migliori (
Traffic, Erin Brockovich, Out of Sight) che lo consacrarono come cineasta talentuoso, eclettico e perfettamente integrato nell'establishment hollywoodiano (che, tradotto, significa essere capace di destreggiarsi con abilità tra film impegnati e titoli ben più commerciali e di genere per pagarsi i film 'seri').
Difficile però stabilire a quale categoria appartenga una pellicola come
Effetti Collaterali: in teoria alla seconda, poiché schiera un cast di prim'ordine ed è realizzata con indubbia furbizia e senso dello spettacolo. Solo che stavolta
Soderbergh non sembra volersi accontentare, e allora la infarcisce di temi controversi e dibattuti, decisamente scomodi, quasi a voler tentare di riunire in un solo film i due aspetti personali di cui sopra. Il risultato, lo diciamo subito, è estremamente deludente. E chi ha voluto vedere per forza in questo film echi hitchcockiani o atmosfere alla
Brian De Palma dev'essere anch'esso sotto effetto di quei medicinali che sono i veri protagonisti di questa storia...
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Rooney Mara, in una scena del film |
E' una battuta, ovviamente: nessuno si offenda! Una battuta che mi dà lo spunto per raccontarvi la sinossi del film. Dunque: una giovane donna di nome Emily Taylor (la bella
Rooney Mara) riabbraccia il marito (
Channing Tatum) rilasciato dopo aver trascorso quattro anni in carcere per insider trading. A prima vista sembrerebbe che, nonostante la detenzione, il distacco sia stato più duro per la ragazza piuttosto che per lui: mentre quest'ultimo, infatti, è pieno di progetti e voglia di ricominciare, la donna è afflitta da manie depressive e trangugia psicofarmaci come fossero noccioline. Nemmeno la ritrovata vita coniugale sembra darle beneficio, anzi: una sera, uscendo con la macchina da un parcheggio sotterraneo, non trova di meglio che andare a schiantarsi volontariamente contro un muro. Dimessa dall'ospedale, viene affidata alle cure dello psichiatra Jonathan Banks (
Jude Law) che le prescrive un farmaco di ultima generazione, dagli effetti a quanto pare miracolosi...
E i risultati, al momento, si vedono: la ragazza riacquista tranquillità e vigore (soprattutto sotto le lenzuola) ma non ha fatto i conti con gli effetti collaterali della medicina, che le provocano sonnolenza e sonnambulismo. Succede così che una notte, durante la catalessi, Emily pugnala a morte il marito assistendo inerte alla sua agonia. Per poi ovviamente dimenticarsi tutto una volta 'sveglia'... Il dilemma è chiaro: si può accusare di omicidio una donna in trance? E, all'opposto, se la donna non è colpevole si può agire a giudizio contro la casa farmaceutica produttrice del farmaco e contro il dottore che l'ha incautamente prescritto?
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Jude Law e Catherine Zeta-ones |
A questo punto credo che qualsiasi spettatore si aspetterebbe un bel film d'inchiesta, di quelli 'coraggiosi', che andassero a scavare nelle magagne del sistema sanitario americano e denunciassero pubblicamente lo strapotere delle multinazionali del farmaco, colpevoli di speculare sulla pelle della povera gente obbligandola (dietro miseri compensi) a fare da cavia per medicinali di dubbia utilità e che creano volontariamente dipendenza, a scopo esclusivo di lucro. Poteva essere un film importante, insomma, sulla falsariga di altri bei titoli di genere come
The Insider o
L'uomo della pioggia, capace di far riflettere e magari (ri)aprire un dibattito.
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Rooney Mara e Channing Tatum |
Invece, a sorpresa, niente di tutto questo.
Soderbergh, anzi, scansa accuratamente ogni riferimento 'politico' per costruire un pasticciatissimo e confuso 'medical-thriller', del tutto inverosimile e con personaggi al limite del ridicolo (in particolare quello della 'panterona'
Catherine Zeta-Jones, in un ruolo ben più adatto a un porno-soft casalingo... ma ovviamente non vi diciamo nulla per non privarvi del 'piacere' della visione). Peccato davvero, perché c'erano tutte le premesse per fare qualcosa di ben più interessante, e peccato soprattutto per vedere coinvolta in questa operazione un'attrice brava ed emergente come
Rooney Mara, sulla quale mi sbilancio prevedendole una luminosa carriera: ha una faccia interessante e fuori del comune, di quelle che 'bucano lo schermo', adattissima per ruoli difficili e tormentati...
A noi spettatori invece non resta che un film improbabile, fiacco, patinatissimo, che ti fa ancora più arrabbiare per le premesse che c'erano e che invece non mantiene. E che crea quasi la stessa sonnolenza del farmaco 'incriminato'...