venerdì 17 maggio 2013

IL GRANDE GATSBY

(The Great Gatsby)
di Baz Luhrmann (USA, 2013)
con Leonardo DiCaprio, Carey Mulligan, Tobey Maguire, Joel Edgerton, Isla Fisher, Elizabeth Debicki, Jason Clarke
VOTO: ****/5

"Mio nonno sarebbe orgoglioso di questo film".
La frase, non certo insignificante, è della nipote di Francis Scott Fitzgerald, pronunciata all'anteprima americana del film, ed è sicuramente la miglior recensione possibile e anche la migliore risposta per una critica cinematografica che, come al solito, si è rivelata molto miope verso Baz Luhrmann e la sua idea di cinema assolutamente anticonvenzionale e personalissima. I critici che hanno snobbato il suo Gatsby sono gli stessi che già (quasi) vent'anni fa distrussero Romeo+Giulietta, prima che questo film diventasse il manifesto della X-generation dell'epoca. Sono gli stessi che trattarono con altrettanta sufficienza il suo vorticoso Moulin Rouge, salvo poi accorgersi (sempre molto tardi) che quel film riuscì a resuscitare un genere abbandonato e dimenticato come il musical...
e sono anche gli stessi critici che, cambiando genere e regista, a suo tempo maltrattarono il meraviglioso Marie-Antoinette di Sofia Coppola, autentico delirio-pop che celava sotto lo sfarzo dei colori pastello e la colonna sonora rockeggiante la tragica  malinconia di una donna sola e dal destino segnato. Esattamente come Gatsby.

Questo per dire che ogni tanto i film vanno giudicati anche col cuore e per le emozioni che sprigionano, e non solo con la testa. Dire che il Gatsby di Luhrmann è un film eccessivo, ridondante, barocco, dilatato, è come dire che l'acqua è bagnata. Questo è Baz Luhrmann, signori. Prendere o lasciare. E noi ce lo teniamo ben stretto questo regista australiano che ha la capacità innata di costruire pellicole magnificamente esagerate, caotiche, deliranti, dove però alla fine tutto combacia per miracolo, per un equilibrio quasi divino che le porta a diventare irresistibilmente dei 'cult'. Fateci caso: ogni film di Luhrmann è tanto amato dal pubblico quanto più è alto il disinteresse dei critici e degli addetti ai lavori. Non parlo degli incassi al botteghino (che comunque sono più che buoni) ma proprio dell 'indice di gradimento' dei suoi film: esistono pochi registi al mondo così amati dagli spettatori come Baz Luhrmann, e il motivo è molto semplice: perchè ogni sua opera  riesce a regalarti emozioni 'violente', forse anche ingenue, ma che siamo ben lieti di cogliere e farci trasportare, come un bambino che vede per la prima volta l'immensità del mare... è una cosa 'grande', sconvolgente, fa quasi paura, ma allo stesso tempo ci accorgiamo di adorarla.

Scusate la lungaggine. E' ora di parlare di Gatsby. In tempi non sospetti dicemmo che difficilmente sarebbe stato possibile ricavare un brutto film da una storia così bella e tragica, da un romanzo così significativo e maestoso, che ha chiuso un'epoca: quella del Sogno Americano. E infatti Luhrmann ha l'intelligenza di portare sullo schermo una versione quasi filologica del testo, assolutamente rispettosa dei contenuti (tranne una piccolissima ma sostanziale differenza, di cui diremo dopo). Naturalmente, lo fa a modo suo: cioè adattando al testo una confezione scintillante e aggiornata ai gusti del nostro tempo. Per chi conosce e adora Luhrmann, era quasi naturale aspettarsi che nelle sue mani l' 'Età del Jazz' sarebbe diventata un misto di hip-hop, musica elettronica e montaggio vertiginoso: del resto, parliamoci chiaro, che senso avrebbe avuto rifare per l'ennesima volta Il Grande Gatsby (questa è la quarta versione cinematografica) con le atmosfere e il linguaggio degli anni '20? Magari ne sarebbe venuto fuori un film politicamente corretto e splendidamente classico, ma a quel punto chi ne avrebbe davvero sentita la necessità?

Invece il Gatsby di Luhrmann è un'altra cosa. Un film allo stesso momento classico e attuale, affascinante ma 'scatenato', sfarzoso e violento insieme: il regista sa bene che la storia raccontata da Fitzgerald è una storia universale, adattabile a tutte le epoche e in tutte le forme, e allora giustamente lascia scorrere la trama senza stravolgerla, dedicandosi invece all'atmosfera, a quel mondo 'pazzo' e visionario che tanto adora e che tanto sorprende noi spettatori, e che trasforma la New York sobria e decadente di inizio secolo in un rutilante e sfrenato parco giochi (il cui ricordo va subito ad Aurora di Murnau) dove nuovi e vecchi ricchi sperperano, alla faccia di chi vive lungo le strade sterrate, tanti di quei soldi che servono solo a mascherare una tragica aridità d'animo, un autentico trionfo dell'effimero e del pessimo gusto, per poi tornare a rintanarsi nelle loro sontuose dimore di campagna, dove inevitabilmente vengono fuori i veleni e l'insensatezza dei rapporti. Coloro che sostengono che Luhrmann non è riuscito a rendere fino in fondo lo spirito del libro, forse hanno le bende agli occhi o un cuore artificiale: basta uno scossone di tenda, il rombo di un motore, un telefono che suona per rendersi conto del disagio latente di tutti i protagonisti...

In questo contesto si staglia, giganteggiando, la figura di Jay Gatsby, forse l'ultimo eroe romantico della letteratura americana. Personaggio misterioso, ambiguo, discutibile, eppure tremendamente affascinante, cui Leonardo Di Caprio ne dà una versione da antologia: lui non interpreta Gatsby, lui E' Gatsby, e dopo averlo visto in questo ruolo davvero non riusciamo ad immaginare altri attori in grado di impersonare questa figura leggendaria e tragica, simbolo di un'epoca (e di un paese intero) che dopo la Grande Illusione si stava avviando, senza accorgersene, verso un declino ben nascosto da lustrini e paillettes. Forse è lo stesso Gatsby (quello del libro) a recitare una parte: quella di un gentiluomo nobile e straricco, dai modi eleganti e affabulatori, sotto la cui scorza si nasconde una persona inquieta e disperata, terribilmente sola, disposta a rinunciare a qualsiasi cosa (anche alla vita stessa) pur di riconquistare la donna che ama. E che non intende arrendersi al tempo che passa, nemmeno di fronte all'evidenza ("così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato").

Il Gatsby di Luhrmann è appassionante, spettacolare, da godersi fino in fondo tutto d'un fiato e possibilmente in 3D: che sarà pure inutile per 3/4 di film (come ha scritto qualcuno) ma che per certe scene è assolutamente indispensabile (in particolar modo quelle delle feste 'esagerate' a casa Gatsby, nonchè la profondità di certe riprese esterne, in particolar modo le sequenze delle corse in auto e le profondità  mozzafiato della città vista da ogni angolazione). La prima parte corre via veloce, con slancio futurista, impetuosa e sopra le righe. Poi i toni scendono e s'incupiscono, esattamente come la parabola di Gatsby, lasciando posto al dramma e alla presa di coscienza di un mondo ben peggiore di quello che sembra.
 Detto di Di Caprio, un plauso anche agli altri attori protagonisti, in particolar modo la bella Carey Mulligan: una Daisy fascinosa e fragile al punto giusto, ben spalleggiata dalle altre figure protagoniste (molto bella, anzi bellissima anche la sconosciuta Elizabeth Debicki, che interpreta Jordan Baker: vedrete che ne risentiremo parlare...) Unico sottotono, forse, Tobey Maguire, ma più per faccia e fisico piuttosto che per la recitazione.

Resta di dire solo un'ultima cosa, cui accennavo sopra. L'unica 'licenza poetica' che Luhrmann (anche sceneggiatore insieme a Craig Pearce) si è preso nello scrivere il film. Che inizia diversamente rispetto al libro, con un Nick Carraway depresso e alcolizzato che ricorda le vicende di quell'estate nello studio di uno psicanalista, facendo partire il lungo flashback... differenza apparentemente di poco conto, ma provate a pensarci un po': che cosa significa la figura dello psicanalista? Quali sono le condizioni mentali di Nick? Nick è l'anello di congiunzione tra noi e la storia, che noi conosciamo solo perchè è lui a raccontarcela in prima persona. Ma Nick è lucido? Sono davvero ricordi? Oppure, con una trovata che ricorda tanto C'era una volta in America, è solo la sconnessa immaginazione di un pazzo?  

30 commenti:

  1. Bella recensione!!!
    Anche a me è piaciuto e non capisco perché la critica ogni volta si accanisca tanto su Luhrmann!
    E fatelo scatenare questo ragazzo! :D

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    1. Grazie Valentina!! Sono onorato dal tuo commento, sul serio!!
      La critica giudica con la mente e non con lo spirito, e Luhrmann è il regista più anti-convenzionale che esista, sempre un gradino più avanti rispetto a chi lo critica... non a caso, il film sta riscuotendo grande successo tra il pubblico (a livello di incassi e di gradimento) come tutti i film precedenti.

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  2. Caro Sauro è evidentissimo che tu appartenga a quella, ancora ristretta, cerchia di spettatori critici che hanno visto il film più col cuore che con la mente. E se mi conosci un po', sai quanto io stimi e rispetti chi predilige questo tipo di coinvolgimento totale davanti al grande schermo. Però ad un certo punto accade che, quello stesso film che ad alcuni arriva ad altri no, può davvero risultare affascinante ma non del tutto convincente. Io ho provato a spiegare le mie sensazioni e ammetto la cosa mi è sembrata davvero un'impresa. Io non mi limito a dire che il Gatsby di Luhrmann sia un pacchetto spettacolare, affascinante ma vuoto. Sarei pazza a dirlo. Per quanto mi riguarda ho goduto a pieno dello spettacolo più spettacolare. Ma a ben vedere qualcosa che non mi torna c'è. Vabbè che bisogna accettarlo per quello che è, Luhrmann, però se nella sua messa in scena qualcosa ci infastidisce e ci provoca scompensi veri e propri non vedo perché non si debba dirlo. Ripeto io non condanno il film, forse e ribadisco il forse, si tratta del semplice divario stilistico ed epocale esistente tra i due autori. Uno minimalista e lungimirante, l'altro estroso, che vive nell'eccesso e per mezzo di esso...ecco. Forse questo a me ha provocato maggiori scompensi, la sensazione di aver assaggiato un piatto che si presenta come il più gustoso e seducente mai visto prima. Poi però lo assaggi e ti rimane in bocca un gusto incerto, indeciso che parla di un a pietanza bella ma dal retrogusto amarognolo. Vabbè ho provato a spiegarmi pure con la mia "me" più culinaria...magari qualcuno mi capisce prima o poi. ;-)

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    1. Vale, io non contesto assolutamente il fatto che il film ti infastidisca: ciò rientra nella sfera personale e ogni giudizio è legittimo. Però proprio non riesco a seguirti quando dici che il film è 'eccessivo', che Luhrmann avrebbe dovuto mettersi un po' da parte nel rispetto della storia. Ecco, questo no: chiedere a Luhrmann di essere meno eccessivo è come chiedere a un laziale di tifare Roma (o viceversa). Vorrebbe dire chiedergli di snaturare la sua idea stessa di fare cinema, e questo credo che nessuno (nemmeno te) lo voglia. Ripeto, il film può non piacere, però questo è Luhrmann e questo è ciò che chiede chi ama Luhrmann. Io non credo affatto che Luhrmann sia stato in difficoltà nel girare questo film, dal risultato finale si capisce bene che questa storia l'ha sentita proprio 'sua' e l'ha resa nel modo che riteneva più giusto, con lo stesso entusiasmo che trasmette a noi spettatori che lo amiamo.
      Poi si può stare a discutere per ore, giorni, secoli sul fatto che questa versione incarni più o meno l'essenza del romanzo, ma questa, appunto, è tutta un'altra storia.

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  3. A me è piaciuto molto, non è perfetto, ma mi ha comunque presa moltissimo. In verità però devo dire che non trovo il romanzo di Fitzgerald tanto potente come i più ritengono, o meglio il fatto è che come facevi tu notare altrove il senso di vuoto e di vacuo che si avverte nel film fanno già parte della cornice del testo originale; le eventuali colpe che molti additano (calo di ritmo, noia nella seconda parte) escono dal romanzo e non da Lurhmann che per l'appunto, ha realizzato una trasposizione filologicamente fedele del Gatsby letterario.
    Di Caprio ruba la scena a tutti, sembra nato per questo ruolo.
    Lo stile di Luhrmann o lo odi o lo ami, lo sconcerto iniziale c'è sempre ma appena entri nel meccanismo ti lasci travolgere dalla sua mirabolante parata e sei pronto per spiccare il volo.

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    1. E' esattamente così. Il ritmo del film segue il ritmo del romanzo, concitato, affabulatorio e multiforme nella prima parte, lento e angosciante (ma sempre maestoso) man mano che ci si avvicina all'epilogo. Concordo: Di Caprio sembra nato per questo ruolo, la sua immedesimazione è mostruosa. Tobey Maguire è forse l'unico anello debole della catena, ma soffermarsi (come hanno fatto alcuni) sullo scarso spessore del suo personaggio e non accorgersi della grandezza di Leo è come vedere la pagliuzza senza accorgersi della trave.

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  4. Ciao Sauro! Ho letto con molto interesse la tua recensione è sarà per la mia imminente visione come il libretto per un'opera lirica! Lo vedrò penso domenica, poi tornerò (sa tanto di minaccia...) per dire anche la mia. Francamente ho smesso di cercare di capire i critici ormai tempo fa ;-) Anche in questo caso vedo che i giudizi degli esperti sono piuttosto modesti, a cavallo sì e no della sufficienza, mentre il pubblico gradisce questa versione anche più di quella del '72 con Redford. A me di Baz solo uno mi ha parzialmente deluso, cioè "Australia", che però ho sempre ritenuto quasi come un intruso delle parole crociate nella sua filmografia. Hai ragione quando scrivi che non bisogna solo usare la testa, e personalmente al cinema il cuore conta per un buon 80%. Spero dunque si ripeta la magia di "Romeo+Giulietta" o ancora di più di "Moulin Rouge". Ciao!

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  5. Saurin, Solaris: vi voglio bene :)

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  6. Ma infatti la cosa più assurda Sauro è che io amo Luhrmann, ancora ricordo come giustamente ricordi anche tu, le critiche incomprensibili rispetto al Moulin Rouge. Cavolo per me è stato un miracolo di altri tempi, ha fatto riscoprire un genere storico alle nuove generazioni. Straordinario. Però non è sempre il Moulin Rouge, questo è il discorso su cui spingo io. Si lui è così, prendere o lasciare ok. Però provare a mantenere lo stesso stile ma con delle varianti che potrebbero andare ancor più bene ad una storia in fin dei conti diversa da quella prima citata? Almeno avremmo evitato la parodia del suo stesso essere. Leo grande si, ma non il migliore. Abbiamo visto di più da parte sua e se dovesse arrivare un Oscar ora sarebbe solo una grossa pagliacciata, a mio avviso. Radioso, incoraggiante, romantico e ingenuo, perfetto si. Ma non mi basta questo, non lo so. Un'altra cosa che proprio avrei evitato, quelle scritte sullo schermo così, senza un chiaro perché. Però è evidente che l'effetto sia diverso su ognuno di noi, sempre bello discuterne, sappiatelo!!! ;-)

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    1. Lo sappiamo Vale, tranquilla! :-) E allora... discutiamo! :-)

      Nessuno dice che il film è perfetto, io per primo. Però, ripeto, storcere il naso per le scritte sullo schermo o la faccia da pesce lesso di Maguire senza accorgersi della visione d'insieme lo trovo sbagliato. E' chiaro, si entra nel giudizio personale: io non ho trovato assolutamente parodistico il film, semmai c'è un filino di 'irriverenza' di troppo in qualche scena che strappa un sorriso (ad esempio l'incontro tra Gatsby e Daisy a casa di Nick) ma sono peccati veniali di una pellicola che a mio giudizio rende perfettamente omaggio all'opera dalla quale è tratta.
      Sai Vale, l'anno scorso alla Mostra di Venezia ebbi l'occasione di vedere una versione cinematografica (l'ennesima) di un altro grande classico della letteratura come 'Cime Tempestose'. Si trattava di una versione inglese a medio-largo budget, con buoni attori e diretta con mano sicura. Non era assolutamente brutta eppure... credo di essermi annoiato a morte a più riprese. Mi annoiavo perchè in quelle immagini, per quanto belle, non c'era assolutamente niente che non conoscessi e che non avessi già visto. Una versione ultraclassica, piatta, senza slanci. Ecco, io credo che pellicole come questa siano fondamentalmente inutili. Meglio davvero, a questo punto, rileggersi il libro. Se io volessi oggi una versione de 'Il Grande Gatsby' la vorrei esattamente come l'ha fatta Luhrmann: un film che rispetta l'originale ma che è figlio del nostro tempo e della nostra epoca.

      p.s. rigurado Di Caprio e l'Oscar, guarda... purtroppo credo che anche per quest'anno non ci saranno problemi di sorta! Ahimè :-(

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  7. Kelvin, concordo i tutto e per tutto. Un film barocco e ridondante, ma tutto di cuore.
    E i riferimenti a Quarto potere, The aviator e Moulin rouge! ci stanno da dio.
    Mi ha emozionato e mi è piaciuto moltissimo.
    Ne parlerò lunedì.

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    1. Sì, c'è anche 'Quarto Potere' tra le innumerevoli somiglianze di questo film... la solitudine e il mistero attorno alla figura di Gatsby ricordano molto quella di Charles Foster Kane, anche lui prigioniero nel suo palazzo dorato.
      Aspetto trepidante la tua recensione, specie se sei d'accordo con quello che ho scritto!! :-)

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  8. Recensione meravigliosa, complimenti!
    A me è piaciuto con riserva.
    Parte benissimo e fino a metà film è una gioia per gli occhi in grado di emozionare, poi però si assesta sui livelli di una soap opera che nemmeno la bravura di Di Caprio e Luhrmann riesce a risollevare.
    Peccato, poteva davvero essere un capolavoro.

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    1. E' vero che nel finale il ritmo vertiginoso della prima parte cala notevolmente, però direi che è una precisa scelta del regista: man mano che ci si avvicina all'epilogo, la sensazione di soffocamento e tragicità che pervade il romanzo non poteva non sentirsi anche qui. Le ultime sequenze sono interminabili per rendere il senso dell'ineluttabilità, e secondo me ci riesce benissimo. Mi pare un po' ingeneroso, pur rispettando la tua opinione, il raffronto con le soap-opera... avercene di soap così! :)

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  9. Gran bella recensione che riesce a convincere anche chi come ne non è riuscita a cogliere fino in fondo il senso di ineluttabilità del romanzo. E' un film che va un po' a corrente alternata, dove scene bellissime e autentiche si intervallano a sequenze piuttosto banali. Comunque è assolutamente da vedere, ce ne fossero di film imperfetti come questo al cinema!

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  10. Anche a me è piaciuto tantissimo! Di Caprio è proprio bravo, sembra nato per fare Gatsby: merita l'Oscar, se non glielo danno nemmeno stavolta è uno scandalo!!!!!!

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    1. Elena, temo proprio che dovrai metterti il cuore in pace... ormai è risaputo che l'Academy non ama DiCaprio, e se non gli ha dato l'Oscar fino adesso con interpretazioni esemplari in film memorabili (Prova a Prendermi, Revolutionary Road, J.Edgar, Django) figuriamoci se lo terranno in considerazione con un film che purtroppo (e ingiustamente) negli States ha avuto recensioni terribili. Temo che anche quest'anno il povero Leo salterà il turno con la statuetta :(

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  11. la tua è la più bella, elegante e convincente recensione che ho letto finora!
    Sono molto curiosa di vedere il film, credo andrò tra stasera e domani, ma devo ammettere che non sono una grande fan del gigantismo chiassoso e lisergico di Lurhmann, e che non ho amato molto Il grande Gatsby come romanzo (in generale non amo molto Fitzgerald)...Ad ogni modo vado a vederlo senza pregiudizi e pronta a godermi lo spettacolo :)

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    1. Troppo buona Margherita, grazie davvero per i complimenti! Ma io non voglio convincere nessuno, anzi, è giusto che ognuno vada al cinema con la mentre sgombra e senza pregiudizi. Perchè è importante che ognuno ragioni e si faccia un'opinione in base alle sue sensazioni e gusti personali. Mi dici che non ami nè Fitzgerald nè Luhrmann. Beh, messa così ti direi... di risparmiare il soldi del biglietto! Perchè questo 'Gatsby' è un film di Luhrmann al 110%, oltre a seguire strettamente la trama del libro. E invece spero proprio che tu vada e mi racconti le tue impressioni perchè un film d'autore, anche se non piace, è comunque un arricchimento.
      Aspetto notizie, allora! :)

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  12. Finalmente l'ho visto. Ti dirò, non mi ha fatto gridare al miracolo ma non sono d'accordo con certe stroncature. Non credo sia il miglior film di Luhrmann ma la qualità è ottima. Un po' lacunoso come sceneggiatura, direi, ma visivamente è bellissimo. E non è una cosa da poco.
    Mauro

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    1. Hai ragione Mauro: spesso dicendo che il film è 'visivamente' bellissimo sembra quasi di dargli un contentino, lo usiamo per spunto per poi criticarlo. E invece non ci si rende conto di quanto lavoro e quanta arte c'è dietro quelle inquadrature...

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  13. Oh che gran bella recensione! *-* Io ho tentato di esprimermi a riguardo ma non ce l'ho fatta proprio così bene ahahaha XD Detto questo concordo sul film, su tutta la linea praticamente ma vorrei farti i complimenti per la parte introduttiva. Hai citato Moulin Rouge e Marie Antoinette così vicino che il mio cuore stava per non reggere più (due film capolavori, secondo me) *-* Ottima visione e descrizione, ancora complimenti!

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  14. Grazie Violet, si Marie Antoinette è indiscutibilmente uno dei miei film del cuore: un autentico delirio visivo dipinto di rosa, un film 'meraviglioso' nel senso letterale del termine, capace di sbalordirti a ogni inquadratura. Sono contento che lo hai apprezzato. E sono contentissimo ovviamente dei complimenti che mi rivolgi, è bello sapere che ci sono persone cosi' entusiaste e vitali come te: i vostri incoraggiamenti mi danno la forza per continuare. Grazie ancora!!

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  15. E così lo vidi... Che dire? Non è un capolavoro, ma un buon film sì. "Moulin rouge" personalmente resta la sua migliore opera, ma questo è a un'incollatura da "Romeo+Giulietta". Non posso dire quanto abbia reso il romanzo di Fitzgerald, non avendolo letto, ma, dopo il passo falso di "Australia", questo film mostra nuovamente quale destrezza possieda Luhrmann nella messa in scena. Tra le tante, basterebbe la sequenza (che comunque non svelo per correttezza) un po' prima del finale, diciamo con Di Caprio e J. Clarke, per rimanere meravigliati. Nella prima parte il regista rende perfettamente l'universale, la società americana di quel decennio, per poi focalizzare sempre più l'attenzione sul particolare, su questo uomo e sul suo sogno/scopo, del quale è impregnata tutta la sua esistenza. Restituendoci la complessità del personaggio, scavando nell'apparente superficialità con cui lo identifichiamo inizialmente e che corre parallela alle feste e alle auto di lusso. Ma ogni bolla è destinata a scoppiare, ciclicamente, come la Storia insegna e come noi continuiamo a non capire, rendendo così una storia del genere (e relativo film) sempre attuale. Per questa ragione non trovo particolarmente stonate le "due velocità" della pellicola. Forse bastava snellire un po' a livello di sceneggiatura la seconda parte. Di Caprio immenso, ottimi anche J. Edgerton, A. Bachchan e J. Clarke. C. Mulligan affascinante ma quanto a performance direi discreta, ho trovato ben più incisiva E. Debicki. Sottotono pure per me T. Maguire. Ciao!

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    1. Bellissimo commento Alex! Complimenti davvero, sei riuscito a ricondurre in poche righe quello che io ho cercato di spiegare in una recensione-fiume come quella che ho scritto, la tua capacità di sintesi è un dono che ti invidio! Lasciami dire comunque che sono assolutamente d'accordo con te! Anche per quanto riguarda la bella e sconosciuta Elizabeth Debicki, la cui parte purtroppo è stata molto sforbiciata rispetto all'importanza che il personaggio di Jordan riveste nel libro. Sul povero Tobey è come sparare sulla croce rossa... adesso lasciamolo un po' in pace! :)

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  16. Questa tua recensione mi ha colpito molto, non ho mai visto questo film, credo lo vedrò appena riesco proprio grazie a te. Di Caprio per me è uno degli attori più GRANDI che abbiamo!

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    1. Ho adorato in primis il romanzo, è uno dei miei libri dell'anima. E credo che questa versione ne restituisca perfettamente lo spirito: guardalo, non penso che te ne pentirai!

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  17. Finalmente visto ieri sera dopo averlo lasciato in standby da una vita.
    Mi sono ritrovata nella tua recensione molto di cuore e nei commenti di risposta ai tuoi lettori.
    Pur non avendo letto il libro e ricordando pochissimo il film con Redford (tanto che ricordavo un finale diverso, ovvero chissà perché ricordavo lui morisse in un incidente d'auto), nonostante ciò, a parte che avrei voglia di rivedere il vecchio film che all'epoca mi piacque ma ero solo una ragazzina, oggi sarei curiosa di vedere se è un film invecchiato bene. Ma venendo al film in questione l'ho apprezzato molto e avevo aspettative minori.
    Mi è piaciuto il contesto, la cacofonia di colori che rendono bene l'immagine di una società improntata solo all'apparenza, mi è piaciuto DiCaprio ma per me il meglio che ci sia in giro da sempre insieme a pochi altri.
    Nonostante lei non sia una delle attrici che più mi esaltano riconosco che certi personaggi le calzino a pennello, davvero nella sua apparente semplicità le riconosco di saper sempre scegliere il ruolo più giusto, (non parliamo poi di Una donna promettente che mi ha fatto soffrire).
    Complimenti ancora e....non sapendo proprio che è lo stesso regista di Moulin rouge, adesso mi è venuta voglia di riguardare anche quello, visto una vita fa, il DVD comprato guarda caso recentemente, è il caso di levargli un po' di polvere da dosso.
    👋

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    1. Direi che hai recepito benissimo sia lo stile del regista sia quello che volevo dire io. "Il grande Gatsby" è uno dei libri che più ho adorato in vita mia (lo rileggo almeno una volta l'anno) e questa secondo me è una trasposizione davvero in linea con i nostri tempi ma che mantiene intatto lo spirito del romanzo. Per quanto riguarda la Mulligan, è vero che lei è un'attrice poco appariscente (per sua scelta e per suo carattere, credo) ma sa scegliersi i film "giusti", ed è indubbiamente un gran merito!

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