titolo originale: DANE-YE ANJIR-E MA'ABED (GERMANIA/FRANCIA/IRAN, 2024)
regia: MOHAMMAD RASOULOF
sceneggiatura: MOHAMMAD RASOULOF
cast: MISAGH ZARE, SOHEILA GOLESTANI, SETAREH MALEKI, MAHSA ROSTAMI
durata: 165 minuti
giudizio: ★★★★★
Una storia incredibile, che già potrebbe costituire un film a sè stante e che non è dissimile da quella di tanti altri intellettuali esuli iraniani (Jafar Panahi su tutti) costretti all'esilio dalla dittatura islamica e che, proprio come Rasoulof, praticano un cinema di denuncia sociale contro il regime oppressivo delle autorità iraniane e la loro corruzione diffusa, a tutti i livelli. Per questo, tornando a quanto dicevamo all'inizio, credo che non sia proprio possibile scindere l'aspetto emotivo da quello strettamente artistico per valutare un film di questo tipo, ove la componente emozionale è parte essenziale di un cinema che, volutamente, porta lo spettatore a farsi coinvolgere e indignarsi per quello che vede sullo schermo. Va detto pure che Il seme del fico sacro è perfino più diretto del precedente film del regista, l'altrettanto splendido Il male non esiste, dove il tema delle libertà individuali veniva sfumato e "diluito" in quattro storie separate, poi riassemblate da Rasoulof all'insaputa del regime.
Ne Il seme del fico sacro, invece, i richiami all'attualità sono decisamente più stringenti e mirati. Viene raccontato un dramma familiare che ha per protagonista Iman (Misagh Zare), un magistrato padre di famiglia che viene promosso a giudice istruttore proprio durante le proteste di piazza scatenatesi in seguito all'uccisione di Mahsa Amini, l'attivista pestata a morte dalla polizia per il suo rifiuto a indossare il velo. Il compito di Iman è proprio quello di condannare i presunti istigatori della protesta, già sottoposti alla feroce repressione delle forze armate. L'uomo capisce subito che sarà costretto ad amministrare una giustizia a senso unico, ma si troverà di fronte a un conflitto d'interesse che mai avrebbe immaginato quando scoprirà che tra i rivoltosi ci sono anche le sue due figlie, di 17 e 21 anni, scese in strada nonostante il fermo divieto della moglie, che tenta in ogni modo di salvare l'integrità della famiglia...Il film, che fino a quel momento si era mosso lungo i binari del cinema d'impegno, alternando alle scene di fiction filmati di repertorio mostranti le atrocità perpetrate dalle autorità governative, diventa quindi un folgorante thriller da camera imperniato non solo sul terribile dilemma di un padre costretto a scegliere tra la sua carriera e la sorte dei suoi congiunti, ma anche sul difficile confronto generazionale tra un uomo cinquantenne onesto ma giocoforza permeato e asservito al regime, e le due ragazze desiderose invece di sovvertire il sistema. Rasoulof costruisce un ingranaggio perfetto, ansiogeno, in un crescendo di tensione che diventa quasi insostenibile quando a un certo punto in casa scompare la pistola del protagonista, gettando l'intero nucleo familiare nella paranoia. Sintesi perfetta di un stato-padrone soffocante e autoritario, che trova sublimazione in un epilogo spiazzante e metafisico, collocato nella città-fantasma di Kharanaq (dove Rasoulof ha potuto girare al riparo da occhi indiscreti) dove la suspance incontra il misticismo insito, magari a nostra insaputa, in ogni essere umano. Nonostante l'ineluttabilità di fondo che pervade l'intera pellicola (non può esserci salvezza in una società dove la repressione comincia proprio all'interno della famiglia) Rasoulof dissemina comunque qua e là nel film sprazzi di ribellione e incitamento, lasciando intendere che non potranno essere altro che le nuove generazioni a salvare l'Iran: il titolo stesso, del resto, si riferisce alla parabola di una pianta di fico i cui giovani germogli crescono fino a soffocare il tronco più vecchio... una similitudine poetica che sta alla base di un film potentissimo, solido, adrenalinico, che utilizza gli spazi angusti di un'abitazione come metafora dell'oppressione e dell'odio con cui l'oligarchia islamica dell'Iran esercita il suo potere autoritario. Visto, personalmente, con colpevole ritardo, è al momento uno dei migliori titoli di questa stagione: se siete "ritardatari" come me, urge obbligatorio il recupero.
Meraviglioso, angosciante. Per me il miglior film dell'anno, aspettavo da tanto la tua recensione! :)
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