
titolo originale: LA SCUOLA (ITALIA, 1995)
regia: DANIELE LUCHETTI
sceneggiatura: DANIELE LUCHETTI, SANDRO PETRAGLIA, STEFANO RULLI, DOMENICO STARNONE
cast: SILVIO ORLANDO, FABRIZIO BENTIVOGLIO, ANNA GALIENA, ANTONIO PETROCELLI, ROBERTO NOBILE, ANITA ZAGARIA, ANITA LAURENZI
durata: 104 minuti
Ultimo giorno di scuola in un normale liceo di Roma: si fanno gli scrutini, tra il caldo, la noia, la frustrazione, l'indolenza per un altro anno che è passato, rivivendo momenti più o meno esilaranti o goliardici...
Quello che a me pare più assurdo della vicenda, fin troppo enfatizzata, degli studenti che decidono di fare scena muta alla maturità, è il fatto che oggi, nel sistema scolastico italiano, ci si possa comunque diplomare nonostante il rifiuto di sostenere una prova d'esame... è il paradosso, anch'esso assurdo ma di cui non mi stupisco affatto, di un sistema educativo ormai al collasso che esprime il peggio della crisi valoriale, istituzionale e politica di una classe dirigente da sempre incline alla gerontocrazia.
E se gli studenti di oggi si lamentano di una scuola fin troppo "competitiva" (!), talmente competitiva che il 98% di loro ogni anno riesce a diplomarsi, può essere interessante fargli vedere come era la scuola di trent'anni fa. Erano gli anni del primo berlusconismo, del post-tangentopoli, della recessione economica e dei telefoni cellulari che diventavano di uso quotidiano. Un'epoca di grandi cambiamenti e profonde incertezze in cui solo una cosa, oggi come allora, restava immutabile. La scuola, perlappunto.
Sono infatti passati giusto trent'anni da quando nei cinema italiani usciva questo (splendido) film di Daniele Luchetti, tratto dai racconti di Domenico Starnone (anche sceneggiatore), che dipingeva un ritratto autentico, pungente, comico ma anche amarissimo della realtà scolastica. Provate, cari studenti, a rivederlo oggi: non è invecchiato di un giorno. E vi lancio una provocazione: non è che, forse, in questi trent'anni siete cambiati voi? Non è che vi siete "imborghesiti"? Non è che vi lamentate dei vostri (presunti) diritti ma vi dimenticate sempre dei doveri? Noi, parlo per me e i miei coetanei, eravamo forse più ingenui e imbelli, ma certo non facevamo i rivoluzionari dal c**o parato (e perdonate il francese), che rifiutano di presentarsi agli orali ben sapendo che saranno promossi lo stesso!
La Scuola di Luchetti si svolge tutto nell'arco di una giornata. Una giornata particolare: si tratta dell' ultimo giorno di scuola di un liceo romano qualunque. Un plesso scolastico degradato e fatiscente da ogni punto di vista, letterale e morale: gli scrutini si tengono infatti in palestra perchè il soffitto della sala professori è crollato, seppellendo (forse) Serino, l'insegnante di storia dell'arte al suo ultimo giorno di lavoro... si nota subito che il livello della classe (infimo) rispecchia quello dei docenti (ancora più infimo): tra i professori spiccano infatti personaggi memorabili come Mortillaro (Roberto Nobile), l'insegnante di francese, razzista e psicopatico, che si inventa allarmi bomba per scacciare la noia, oppure come il vicepreside Sperone (Fabrizio Bentivoglio), meschino, frustrato e vendicativo, oppure la radiosa professoressa Majello (Anna Galiena), bella e stimatissima ma anche invidiata nonchè oggetto di malelingue sulla sua vita privata, oppure ancora il volgare e maschilista Cirrotta (Antonio Petrocelli), a completare la galleria di "mostri"...
"La scuola italiana funziona solo con chi non ne ha bisogno", sospira invece il professor Vivaldi, insegnante di italiano ingenuo, idealista e progressista, nel mettere con riluttanza l'ennesimo "otto" al secchione di turno, mentre il resto della classe gronda di crassa ignoranza. Lo interpreta con straordinaria aderenza un immenso Silvio Orlando (nel miglior ruolo di tutta la sua lunga carriera), che è il personaggio-chiave del film: saranno infatti i suoi ricordi, rivissuti attraverso vari flashback, a raccontare l'intero anno scolastico e prepararci al suo epilogo, ovvero l'ultimo giorno di scuola, dedicato alle interrogazioni "riparatorie". In particolar modo Vivaldi vuole provare a tutti i costi a promuovere Cardini, uno studente con gravi problemi familiari che eccelle solo nell'imitare il rumore di una mosca e rischia seriamente la bocciatura.
Lo scrutinio finale non è altro che il coacervo del peggio del peggio della scuola (e della società) italiana: si accumulano nervosismo, rancori repressi, malelingue, colpi bassi. Il preside, uomo mediocre per carattere e cultura, raccomanda ai docenti di promuovere tutti per evitare problemi (alla faccia della competitività, mi verrebbe da dire!), e intanto assiste allo squallido mercanteggio di voti e compromessi... tra l'ennesimo falso allarme-bomba di Mortillaro, la rabbia di Sperone che si vede sfuggire l'ambita promozione, lo sfogo della prof di inglese che non resiste allo stress, i disperati tentativi di Vivaldi (un "professor Keating de' noantri") di difendere a spada tratta ogni alunno, in particolar modo Cardini, lo scrutinio si trascina per tutta la giornata come una specie di girone dantesco, mettendo a dura prova la resistenza psico-fisica dei carneadi.
Eppure, nonostante gli appelli di Vivaldi, Cardini è l'unico ad essere bocciato. Nel finale ricompare anche la Serino, la prof data per sepolta dal crollo del soffitto, che in realtà era via per il matrimonio del nipote. E Vivaldi, rimasto solo nell'aula ormai vuota, realizzerà amaramente quali fossero i veri interessi sentimentali della Majello, che aveva "cucito" l'orario settimanale su misura per lui... epilogo malinconico, inevitabile, esemplificativo di una scuola che cade a pezzi (in tutti i sensi) schiacciando a terra ogni speranza di cambiamento. La chiosa finale è del cinico Sperone: "I veri ripetenti siamo noi, che ogni anno ci ritroviamo qui, sempre gli stessi e sempre più vecchi, mentre i ragazzi non invecchiano mai..."
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