martedì 24 giugno 2025

THE SHROUDS


titolo originale: LES LINCEULS (CANADA/FRANCIA, 2025)
regia: DAVID CRONENBERG
sceneggiatura: DAVID CRONENBERG
cast: VINCENT CASSEL, DIANE KRUGER, GUY PEARCE, SANDRINE HOLT, JENNIFER DALE
durata: 119 minuti
giudizio: 


Karsh, uomo d'affari rimasto vedovo da poco e incapace di rassegnarsi al lutto, inventa una speciale tecnologia che consente di osservare in tempo reale la decomposizione dei corpi all'interno delle bare. Una notte, però, alcune di queste tombe vengono profanate, tra cui quella della sua amata moglie...


Forse è solo una mia fisima, senza alcun fondamento, eppure non riesco a togliermi dalla testa un pensiero che mi ha preso subito dopo aver visto The Shrouds. La mia sensazione, personalissima, è che The Shrouds stia alla filmografia di David Cronenberg come Melancholia sta a quella di Lars Von Trier, ovvero il suo film più intimo, doloroso, disperato, quasi una richiesta di aiuto che, proprio come il suo "collega" danese, Cronenberg ci rivolge attraverso il cinema, la cosa che gli riesce meglio.  

L'aiuto, inutile girarci intorno, riguarda l'elaborazione del lutto e il tentativo di superare il trauma. Lo sapete: Cronenberg ha perso la sua amata moglie Carolyn sette anni fa, dopo quasi quarant'anni di matrimonio, e solo l'anno scorso (ma non prima di aver girato Crimes of the future, che col senno di poi sembra quasi un prequel di The Shrouds) ha trovato la forza di girare un film che tratta in modo frontale, diretto, il tema della malattia e della morte come mai aveva fatto in passato. Quello che mi colpisce di The Shrouds (letteralmente: "i sudari") è che è un film volutamente irrisolto: il non-finale, la sospensione con cui si chiude il film, mi è parso proprio il segno dell'impotenza di un uomo davanti a un evento tragico: non esiste una ricetta "giusta" per affrontare il dolore, così come ognuno di noi reagisce a modo suo, a seconda della propria psiche e delle proprie forze.

Il protagonista di The Shrouds è un ricco imprenditore di nome Karsh, interpretato da un Vincent Cassel che, anche al trucco, si presenta quasi come un clone dello stesso Cronenberg, al punto da aver inventato una tecnologia che consente di poter osservare i propri cari anche dopo la morte, all'interno delle loro bare: attraverso dei sudari speciali (quelli del titolo), ai vivi è permesso di osservare in qualsiasi momento il decomponimento dei corpi, la loro progressiva smaterializzazione... Karsh, proprio come Cronenberg, ha perso la moglie da poco e non si rassegna al fatto di non poterla più avere accanto: le immagini digitalizzate dello scheletro sullo schermo del proprio smartphone sono la personificazione della follìa amorosa, di un disperato, inutile tentativo di consolazione.

La pellicola, almeno nella prima parte, non è esattamente travolgente pur mantenendo comunque alto il livello di inquietudine. Il ritmo è blando, compassato, retaggio probabilmente del progetto iniziale di Cronenberg, che aveva ipotizzato una serie televisiva in più episodi (poi bocciata da Netflix), in cui diluire e circostanziare la narrazione. Il film cambia bruscamente registro nella seconda parte, dove accadono due fatti imprevisti: Karsh nota sulle ossa della moglie qualcosa di sospetto (non vi dico di più), mentre un gruppo di tombaroli tecnologizzati manomette buona parte dei loculi "intelligenti" che Karsh ha già messo sul mercato... complotto? terrorismo? da qui in poi The Shrouds diventa un thriller quasi hitchcokiano, trasformandosi in una (poco probabile) spy-story futuribile ricca di azione e colpi  
di scena, in cui Cronenberg dimostra di avere ancora ben chiare le regole (e le capacità) per tenere insieme senza strafare una storia che spazia con disinvoltura dal thriller al melodramma.

Senza spoilerare, diciamo che è da qui che (ri)emergono tutti i crismi del Cronenberg-pensiero: i corpi mutilati, deformati, l'ossessione per il body-horror, il voyerismo malsano verso la malattia e i conseguenti interventi chirurgici, le mutazioni organiche... come detto, si arriva alla fine e si resta con tutti i nostri dubbi, le nostre incertezze e debolezze, perchè di fronte alla Natura, al Male, alla Morte, non possono esserci soluzioni giuste o sbagliate: vorremmo tanto aiutare il regista nella sua disperazione, regalargli la ricetta per superare il trapasso. Ma quella, per quanto ovvio, la possiamo trovare soltanto dentro di noi. Sempre ammesso che ci riusciamo.

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