titolo originale: JOJO RABBIT (USA, 2019)
regia: TAIKA WAITITI
sceneggiatura: TAIKA WAITITI
cast: ROMAN GRIFFIN DAVIS, SCARLETT JOHANSSON, TOMASIN MCKENZIE, SAM ROCKWELL, TAIKA WAITITI
durata: 108 minuti
giudizio: ★★★☆☆
Nella Germania nazista, con gli Alleati ormai alle porte di Berlino, un timido ragazzino undicenne cresciuto nella totale adulazione di Hitler (tanto da farne il suo amico immaginario) scopre che la madre nasconde in casa e protegge una giovane ragazza ebrea...

Si può ridere, o quantomeno sorridere sull'Olocausto? La risposta è sì, purchè ovviamente nel rispetto della tragedia e stando ben attenti a non oltrepassare il limite del buon gusto. In passato qualcuno ci aveva già provato, anche con ottimi risultati: da
Ogni cosa è illuminata di
Liev Schreiber a
Train de vie di
Radu Mihaileanu, oltre naturalmente a
La vita è bella di
Roberto Benigni, vincitore di ben tre Oscar e apice della carriera del comico toscano. Un film che piacque da matti agli americani e che, ne siamo sicuri, ha quantomeno aiutato il neozelandese
Taika Waititi a gestire bene i pesi e i contrappesi di una commedia nera sulla Germania nazista, capace di raccogliere consensi in tutto il mondo.
Quello raccontato da
Jojo Rabbit è infatti un nazismo da avanspettacolo, volutamente scimmiottato ed estremizzato in chiave satirica, nonchè deriso in tutte le sue (tragiche) sfumature. Chiariamolo: nulla a che vedere con il "buonismo" sincero di
Benigni, anzi (ci sono scene di una tensione drammatica non proprio da tutti, specialmente per il suo pubblico di riferimento), ma di sicuro l'idea di base è la stessa: una parabola
naif sugli orrori della guerra vista dagli occhi di un bambino, che ha il merito di ricordarci quanto le tragedie del mondo possano condizionare le menti "vergini" degli innocenti, non ancora consapevoli della follia degli adulti...
Jojo Rabbit è il nomignolo che i suoi coetanei hanno affibbiato al piccolo
Johannes Betzler, un ragazzino timido, mingherlino e spaurito che vive da solo con la mamma dopo aver perduto in guerra sia il padre che la sorella. Siamo nella Germania del 1945, con gli Alleati che marciano spediti verso Berlino e lo stato maggiore nazista ormai rassegnato alla sconfitta in un paese devastato e sepolto sotto le macerie.
Eppure, potremmo dire malgrado l'evidenza,
Jojo convive caparbiamente con il mito del
Fuhrer, l'unica ideologia che conosce, tanto da idealizzarlo come amico immaginario e affidargli le sue confidenze di undicenne impacciato e bullizzato dai compagni. Un giorno
Jojo scopre che la madre, da sempre segretamente avversa al regime, nasconde proprio in casa sua una ragazza ebrea spigliata, brillante e molto carina. Dopo la prevedibile diffidenza iniziale tra i due s'instaura una confidenza che ben presto, naturalmente, si trasformerà in sentimento.

Difficile per il piccolo
Jojo decidere da che parte stare: da una parte
Hitler, suo mentore e fino a quel momento suo unico confidente e confessore, dall'altra la bella
Elsa, che lo esorta a ragionare con la propria testa e non accettare pedissequamente il lavaggio del cervello di un regime violento che predica lo sterminio di massa dei diversi, i "non ariani". Sarà grazie al coraggio e al sacrificio di queste due donne, la fiera
Elsa e la coraggiosa madre
Rosie (un'umanissima
Scarlett Johansson, meritatamente candidata all'Oscar) che il ragazzino maturerà in fretta e prenderà consapevolezza di se stesso.

Il film viaggia a due velocità: piuttosto contratto e macchinoso nella prima parte, forse fin troppo grottesco e forzato nelle scene "comiche", molto più fluido invece man mano che il rapporto tra
Jojo e
Elsa diventa più stretto e la commozione, genuina, s'impossessa dello spettatore trasportandolo verso un epilogo struggente ed emotivamente fortissimo, che non ci fa dubitare nemmeno per un secondo del messaggio sincero e pacifista di questa bella parabola sull'insensatezza di tutti i totalitarismi.
Un prodotto che non può certo dirsi politicamente scorretto (a dispetto delle apparenze), semmai piuttosto un intelligente tentativo di satira politica pensato per un pubblico di adolescenti, cui fornirà uno sguardo sulla tragedia ben più nitido di quello dei libri storia. Un toccasana, di questi tempi.
Credo che tra qualche anno diventerà un cult, è uno dei film più intelligenti e riusciti che ho visto di recente!
RispondiEliminaE' un po' presto per dirlo... ci vogliono appunto anni. Ma è fuori dubbio che sia un film brillante e intelligente.
EliminaPiaciuto molto, nella sua stranezza mi ha convinto e commossa. Uno degli ultimi film visti in sala quest'anno.
RispondiEliminaDico la verità: andai a vederlo solo per Scarlett <3 però tutto sommato non è affatto male!
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