titolo originale: BEAUTIFUL BOY(USA, 2018)
regia: FELIX VAN GROENINGEN
sceneggiatura: LUKE DAVIES, FELIX VAN GROENINGEN
cast: STEVE CARELL TIMOTHEE CHALAMET, MAURA TIERNEY, AMY RYAN
durata: 119 minuti
giudizio: ★★☆☆☆
Nicolas Sheff è un brillante diciottenne di buona famiglia: è bello, intelligente, colto, eccelle nello sport. Ma tra lui e il successo si mette di mezzo la droga, entrando in un tunnel dal quale non riuscirà più a uscire malgrado gli sforzi (e la disperazione) dei genitori, soprattutto di suo padre.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq7wITsTLSMFVYYHYH4SitRdu8K38nAMpj50KbpTA64p9a-9_m-gFSWu44sCk3CBwbv2GvbacIPRkZnLdJnIxH5UPIOkMEY7lZh3Fhmx8KaGh_Iv5WQLKpAwYeeDQa9l7sdo9v984wglg/s400/beautiful1.jpg)
Negli Stati Uniti i decessi per abuso di droghe sono ancora oggi la prima causa di morte sotto i cinquant'anni di età. Ancora oggi, lo ripeto, malgrado tutta l'informazione, la sensibilizzazione, la prevenzione praticata, inimmaginabile rispetto agli anni '90, epoca in cui è ambientato
Beautiful Boy. Tratto da due autobiografie (quelle dei due protagonisti, padre e figlio) il film racconta la storia di
Nicolas Sheff, ragazzo e studente modello che, partendo dalle canne e proseguendo con l'eroina e ogni altro tipo di droga, entrerà in una spirale senza fine distruggendo la sua vita e quella delle persone più vicine.
La morale di
Beautiful Boy è piuttosto scontata (pur non essendo questo il principale difetto di un film non particolarmente riuscito): chiunque può cadere nel vortice della droga, anche i ragazzi di buona famiglia, istruiti, benestanti, senza apparenti problemi.
Nicolas Sheff è un ragazzo iper-sensibile, per certi versi estraneo dalla "tribù"dei suoi coetanei: ama disegnare, scrivere poesie, leggere libri "decadenti", che lo portano a chiudersi in se stesso e isolarsi dal mondo. La droga diventa così una compagna di viaggio, un'amica fidata, una presenza ingombrante della quale sarà sempre più difficile fare a meno...
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDLhHSjMcKcPobaeRk6CDeggMoD4RlJt3nRucweUG0TxZYsRknSAK5Q0eSm6zvpviF_GAA2ngEPTYiKhEWKoGNTpZLWfPsfCPyvmMJG3a9DXJfUvDsujoJRqJ58H6B9js0CtLt7qWBHDA/s400/beautiful4.jpg)
Il film non è altro che la cronaca di una discesa agli inferi, raccontata attraverso gli occhi del padre
(Steve Carell) disposto a tutto pur di aiutare un figlio brillante e inverosimilmente in difficoltà. Il problema è che il regista
Felix Van Groeningen lo fa in modo superficialissimo, grossolano, ma soprattutto senza alcuna delicatezza, muovendosi con la sensibilità di un elefante in una cristalleria: sono gli stessi difetti che già mi avevano disgustato nel suo film precedente, il controverso
Alabama Monroe (vedi recensione) e che qui ritroviamo pari pari, con appena un po' di retorica e moralismo in meno. Ma neanche tanto.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhclUb_NTqEj_-w0vOuwg9XwtJlsBeEZlr-V5QLABU0DK_CYJ03elQ4YoTRLdkdMaMfbkt0XSfTTJLj4eIlYEWkGGjZxIYtdidYlf-ULXZoNDRQ3V2geSk4S7ykG3rpvOljIMZVyVz99dI/s400/beautiful2.jpg)
Succede quindi che il dramma di
Nicolas (un
Timothée Chalamet stavolta lontanissimo dell'attore convincente ed empatico che avevamo ammirato in
Chiamami col tuo nome, colpa anche - forse - di una sceneggiatura affrettata e poco adatta a lui) non diventa mai credibile, non tocca le corde sensibili dello spettatore e non si capisce perchè mai dovremmo provare pena (o rabbia, o qualunque altra reazione) per uno sbarbatello un po' fancazzista che entra ed esce dalla bellissima casa dei genitori senza mai dimostrare davvero il suo disagio interiore.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTQdT5nGXAVCOjmwu9EcRdaD1qrEDeXTFrYIy8Y561dZOSfur2t2uA8EKqQ43FvRb2XTJ2dJ0dRwQoYqDkd3auFQLnnaYw9ubekd4HE7uq3VFqxtkJIkxJ33Y0wKVY_Rjo2ndw3mL44Os/s400/beautiful3.jpg)
Il dramma del film, ad essere sinceri, dovrebbe però essere quello del padre, un giornalista di successo che le prova tutte, ma proprio tutte (facendo ricorso anche alla sua professione e alle conoscenze che da questa ne derivano) per salvare un figlio che non vuole saperne di essere salvato. E' questo l'aspetto più riuscito del film, forse l'unico: il profondo cambiamento intimo di un genitore che si sente impotente, devastato nei confronti di un figlio fuori controllo, e che alla fine si vedrà costretto a compiere un gesto estremo, forse l'unico davvero efficace (e che ovviamente non vi dico).
Vi dico però che il film si guarda bene dall'affrontare il vero aspetto che, a mio modo di vedere, dovrebbe emergere da una storia del genere, ovvero la critica al sistema capitalistico americano, che fa in modo tale che gli aiuti a certe persone, seppure inutili, vadano solo a chi se li può economicamente permettere... in America puoi essere supportato nel tuo percorso di reinserimento solo se sei ricco, bianco, colto e consumatore. E magari (anche) un bel ragazzo. Il che non guasta mai.
A me come sai era piaciuto anche Alabama Monroe. Non vedo in questo regista la retorica che dici tu. Questo film è forse più trattenuto ma l'ho trovato comunque coinvolgente e sincero. E' solo la mia opinione di semplice spettatrice.
RispondiEliminaCiao Elena, sì ricordo benissimo che avevi apprezzato "Alabama Monroe": ovviamente rispetto la tua opinione, ci mancherebbe, tantopiù in presenza di un regista come Van Groeningen che ha un approccio molto "viscerale" (e quindi umorale) verso il pubblico. Tradotto: è un regista che gioca con le emozioni, e le emozioni sono sempre soggettive... solo un appunto, però: come dici anche te questo è un film molto più trattenuto (secondo me piatto) e funziona poco anche da questo punto di vista. Ma sono gusti.
EliminaFilm piuttosto convenzionale il cui risultato è piuttosto prevedibile, al di là delle buone interpretazioni degli attori.
RispondiEliminaEsatto. E secondo me nemmeno le prove degli attori sono così stratosferiche, in special modo quella di Chalamet: di tutt'altro spessore (in negativo) rispetto a quella di "Chiamami col tuo nome"
Eliminal'ho trovato piuttosto faticoso, senza guizzi
RispondiEliminaIo pure. Manca il ritmo, manca il coinvolgimento, mancano le emozioni. A me non è piaciuto nemmeno (come ho scritto) l'approccio etico del regista al film, ma questo è un dato soggettivo. E' invece oggettivo il fatto che questo film non decolla mai.
EliminaNon ci va giù leggero Van Groningen ma i suoi film sono autentici schiaffi per i benpensanti. Avercene di registi come lui che hanno ancora il coraggio di sbatterti in faccia il male del nostro tempo senza fronzoli e senza ammiccamenti, ma andando dritto al sodo. Mi è piaciuto molto così come le interpretazioni di Carell e Chamalet, entrambi rigorosi e volutamente sotto le righe.
RispondiEliminaC.
Beh, insomma... di film sulla droga ne abbiamo visti un bel po' negli anni indietro, onestamente non l'ho trovato così "disturbante" come dici. E nemmeno gli attori mi sono sembrati in palla, in verità. A me pare che vada tutt'altro che "dritto al sodo" ma che, invece, si dilunghi oltremisura in una piattezza di fondo che non arriva mai al cuore della gente.
Eliminasomma pesantezza, e poco altro.
RispondiEliminasemplice e concisa ;) sei stata chiarissima!
EliminaAttori meravigliosi ma poco altro. La sceneggiatura è una furbata, chissà come sono i libri scritti dai due protagonisti.
RispondiEliminaNon li ho letti, come (quasi) sempre... ma il film non mi invoglia di certo! :(
Elimina