sabato 25 ottobre 2025

LE CITTA' DI PIANURA



titolo originale: LE CITTA' DI PIANURA (ITALIA, 2025)
regia: FRANCESCO SOSSAI
sceneggiatura: FRANCESCO SOSSAI, ADRIANO CANDIAGO
cast: SERGIO ROMANO, PIERPAOLO CAPOVILLA, FILIPPO SCOTTI, ANDREA PENNACCHI, ROBERTO CITRAN
durata: 98 minuti
giudizio: 



Due compagni di bevute "accolgono" tra le loro braccia un ragazzo timido e forestiero, permeandolo a poco a poco della loro filosofia di vita mentre vagano di bar in bar in un Veneto rurale e lontano dai percorsi turistici, alla ricerca di un fantomatico tesoro nascosto... 




C'è, evidentemente, qualcosa di vitale e felicemente attrattivo nel brillante debutto alla regìa di Francesco Sossai, che con il suo Le città di Pianura è diventato protagonista di un piccolo "caso" cinematografico: il film, approdato in punta di piedi nientemeno che all'ultimo Festival di Cannes, è stato distribuito inizialmente solo nel Nordest per poi allargarsi a macchia d'olio lungo tutto lo Stivale grazie al passaparola del pubblico, che lo ha premiato oltre ogni aspettativa (ad oggi, con 900mila euro di incasso è il secondo film italiano più visto della stagione, con una media/schermo altissima). Ambientato nella provincia veneta, racconta le notti sgangherate di due cinquantenni, Doriano e Carlobianchi (tutto attaccato), amici fraterni (forse anche qualcosa di più...) e grandi bevitori, che in una notte come tante trascinano nel loro vagabondare il giovane Giulio, incontrato per caso, un timido studente napoletano fuori sede a caccia di un amore non corrisposto...

Ne viene fuori così un road movie etilico e malinconico, dove il viaggio non è solo nello spazio ma soprattutto all'interno di una generazione che non ha mai trovato il proprio posto nel mondo. Sossai affronta il tema con una delicatezza inusitata, raccontando la provincia veneta e i suoi abitanti con una dolcezza disarmante: in tutto il film non c'è nulla di retorico o compiaciuto, solo la vita che scorre tra bar, locali notturni, bettole di campagna, strade dritte e sogni lasciati a metà. Carlobianchi (Sergio Romano) e Doriano (Pierpaolo Capovilla) si ostinano a inseguire la giovinezza ormai persa rincorrendo l'ultima bevuta, lasciandosi scappare anche qualche battuta di troppo. Una notte, mentre si recano a Venezia per riabbracciare il Genio (Andrea Pennacchi, nel ruolo di un compare rientrato dall'Argentina in braghe di tela) incontrano Giulio (Filippo Scotti), un giovane universitario più silenzioso che smarrito: da lì partirà un viaggio che sarà soprattutto interiore, un girotondo di errori, umori, affetti ed illusioni.

Sossai
sceglie un tono che oscilla con naturalezza tra commedia e malinconia, senza forzare mai la mano. C'è ironia, ma non più di tanto. C'è invece molta tenerezza e al contempo molta amarezza per i suoi personaggi, che non giudica e non redime, limitandosi a seguirli con affetto e curiosità. La regìa ha un passo lieve, quieto ma deciso, e riesce a trasformare la nebbia, i lampioni, i capannoni dismessi e le tangenziali in mezzo al nulla in un paesaggio quasi fiabesco, pieno di amicizia e comprensione, senza mai eccedere nel sentimentalismo facile. Ciononostante il film emoziona eccome, per come riesce a tirar fuori il lato umano dei protagonisti, ormai rassegnati al loro destino ma fieri del loro simpatico cinismo (la frase-simbolo sono un paio di battute scambiate da Doriano con uno spocchioso turista tedesco: "Sono venuto a vedere l'Italia prima che voi italiani la mandiate in rovina" - "Allora mi sa che sei arrivato tardi...")  

Ogni interprete funziona alla perfezione: Sergio Romano e Pierpaolo Capovilla sono un duo irresistibile, a metà tra il bizzarro e l'avanspettacolo, mentre Filippo Scotti mette in scena uno sguardo nuovo, giovane ma già pieno di disincanto. Andrea Pennacchi, dal canto suo, incarna bene il personaggio del Genio, ex capopopolo spaccone e leader del suo gruppo di debosciati di vent'anni prima, che torna in Italia dopo aver ottenuto la prescrizione per una vecchia "storiaccia" di contrabbando di occhiali griffati, alla ricerca del malloppo illegale che - spoiler! - si è volatilizzato in maniera tragicomica. Tutti e quattro, insieme, creano un equilibrio raro, fatto di gesti, silenzi e piccoli scatti emotivi che lasciano il segno.

Le città di pianura è uno di quei film che volano leggiadri sopra le nostre menti, che non cercano di stupire ma di restare. Un racconto su chi fatica a crescere, su chi si sente inadeguato, fuori tempo, su chi si trova nella notte in mezzo ai bicchieri vuoti per continuare a (r)esistere. Un film che parla sottovoce ma che arriva dritto al cuore, con una sincerità oggi davvero assai rara.
   

6 commenti:

  1. la cosa bella è che i Carlobianchi e Doriano sembrano dei ragazzini, o forse lo sono ancora, Peter Pan che non vogliono crescere, e per quello con Giulio, che sembra il più responsabile, si crea un'amicizia d'altri tempi, di quelli senza i social.
    uno dei più bei film della stagione, di sicuro il regalò più sorprendentee inaspettato.
    https://markx7.blogspot.com/2025/10/le-citta-di-pianura-francesco-sossai.html

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  2. Aspettavo a gloria questa recensione e non posso che essere d'accordo: il miglior film italiano uscito finora!!
    Ti auguro un bellissimo weekend!
    Mauro

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    Risposte
    1. Di quelli usciti finora direi proprio di sì, in una prima parte di stagione poco favorevole al cinema italiano. Ma aldilà delle classifiche è un film da vedere, per quello che racconta e per come lo racconta.
      Buon weekend, Mauro. Grazie per il commento.

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  3. Delizioso <3 uno di quei film che ti riconciliano con il cuore e con la mente

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