martedì 26 marzo 2019

PETERLOO



titolo originale: PETERLOO (GB, 2018)
regia: MIKE LEIGH
sceneggiatura: MIKE LEIGH
cast: RORY KINNEAR, PEARCE QUIGLEY, MAXINE PEAKE, DAVID MOORST
durata: 154 minuti
giudizio: 


Manchester, 1819. L'Inghilterra, uscita vincitrice ma stremata dalle guerre napoleoniche, è una nazione economicamente in ginocchio, con le classi popolari in rivolta che reclamano pane e diritti. Il 16 agosto, durante una pacifica manifestazione di protesta organizzata nel quartiere di St. Peter's Field, la Guardia Nazionale, su ordine del governo, carica la folla inerme uccidendo 15 persone e ferendone svariate centinaia. L'episodio venne ricordato nella storia come "il massacro di Peterloo", per assonanza  con la disfatta subita da Napoleone pochi anni prima. Per la democrazia inglese fu infatti la "Waterloo" dei diritti sociali.  



Bava Beccaris, chi era costui? Chissà se qualcuno oggi ancora si ricorda di aver studiato a scuola (quando ancora la storia si studiava) la figura di questo feroce militare sabaudo che nel 1898, a Milano, prese a cannonate la folla di lavoratori che manifestava per chiedere condizioni di vita più umane. Vi risulta che qualcuno nel cinema italiano abbia mai dedicato un film a questa vicenda? O almeno uno sceneggiato, una fiction televisiva? Domanda retorica... giusto per dire che un film come Peterloo merita la visione a prescindere, proprio per i fatti che racconta e per l'importanza del ricordo, e che il giudizio critico, a mio personalissimo parere, non può non tener conto di questi aspetti. In senso positivo ovviamente.

Quasi un secolo prima di Bava Beccaris, infatti, anche in Inghilterra si sparava sulla folla che rivendicava il pane e la giustizia sociale. Accadde nel 1819 a St. Peter's Field, un sobborgo di Manchester, dove una pacifica manifestazione popolare venne repressa duramente dall'esercito di Sua Maestà. E oggi, a cento anni esatti dal tragico evento, Mike Leigh gli dedica un film duro, impegnato e schieratissimo, perfettamente coerente con il suo cinema, sempre dalla parte di chi lotta e senza fraintendimenti, consapevole e incurante di girare pellicole anche fin troppo stereotipate e didascaliche, non sempre digeribili, senza un grammo di ironia (a differenza di altri registi affini, come Ken Loach o Kaurismaki) ma sempre e comunque con la schiena dritta.

Leigh porta sullo schermo un film corale, dando spazio a tutti gli antagonisti: i lavoratori, i poveri, i disoccupati, i sindacalisti da una parte; i politici, i potenti, i governanti dall'altra. Il suo film è prima di tutto una minuziosa e accurata ricostruzione dei fatti, sia dal punto di vista tecnico che contenutistico: la lunghezza forse eccessiva (oltre due ore e mezza) è tutta dedicata alla preparazione dello scontro finale, proprio per mettere ben in chiaro le motivazioni degli uni e degli altri, per farci arrivare preparati (e "catechizzati" a dovere) a una conclusione che, seppur assurda e sanguinosa ai nostri occhi, appare poi del tutto logica. 

E come tutti i film storici, anche Peterloo intende parlare al presente evidenziando gli errori del passato, affinchè non si ripetano. Invece, purtroppo, oggi come allora viviamo in in un mondo dove le disparità e le ingiustizie sono all'ordine del giorno e l'utopia di una società inclusiva, solidale, multiculturale e democratica, è ampiamente disattesa. La tenacia del 76enne Leigh nel denunciare con forza questo mondo "imperfetto" è ammirevole, anche a costo di sacrificare tecnica e dinamismo del suo film.

Se infatti un difetto, non di poco conto, si può attribuire a Peterloo è quello di un eccessivo manicheismo e un'esagerata stereotipizzazione dei personaggi, alcuni al limite della caricatura: tanto nobili e tutte d'un pezzo sono le figure popolari, quanto miserevoli, ottuse, grottesche (fin troppo) sono quelle dei potenti, ridotte a macchiette insulse e poco credibili, senza sfumature. Solo il personaggio del sindacalista Henry Hunt, in apparenza difensore dei più deboli, nella realtà un'esponente della middle-class poco propenso a prendere le parti dei poveracci che lo osannano, appare piuttosto ambiguo, come molti in quell'epoca.

Peterloo è un robusto e sontuoso drammone in costume che ha il merito di riportare alla luce un episodio non troppo conosciuto e sempre pudicamente "insabbiato" dalla storia ufficiale: lo fa attraverso una ricostruzione piuttosto prolissa degli eventi che non giova al ritmo del film, sinceramente abbastanza ostico nella prima parte. Poi però, man mano che ci si avvicina all'epilogo, il pathos e la giusta "rabbia" per le ingiustizie mostrate prendono il sopravvento, fino alla cruda rappresentazione della carneficina finale, che Leigh giustamente sceglie di riprendere da lontano, in campo lungo, senza mostrare efferatezze di facile presa sul pubblico, ligio ai suoi princìpi morali.


Eppure, anche senza far vedere il sangue, la potenza espressiva dei volti spaventati della folla, la paura negli occhi della povera gente sgomenta e incredula di fronte a tanto orrore, bastano e avanzano per riscattare un film forse troppo lungo, verboso, per certi versi accademico, ma comunque potente e sanguigno, capace di indignare e far riflettere, proprio come una buona lezione di storia... quantomai necessaria in questi tempi cupi.

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