Gli "instancabili"... ovvero quei film che proprio non ti stanchi mai di rivedere quando passano in tv, che non ti fanno cambiare canale, su cui non puoi fare a meno di soffermarti anche se li hai già visti almeno settecento volte: non sono quasi mai capolavori ma sono film che ti emozionano sempre, aldilà dei premi vinti e della loro qualità artistica. Sono quelli cui abbiamo legato dei bei ricordi, lasciato un pezzettino di cuore o semplicemente li abbiamo apprezzati per la loro spontaneità e il loro messaggio edificante. Questa nuova rubrica non avrà cadenza fissa ma ogni tanto tornerà, proprio perchè il sottoscritto, un po' come tutti, ogni tanto ha davvero bisogno di volersi bene...
titolo originale: BIG WEDNESDAY (USA, 1978)
regia: JOHN MILIUS
sceneggiatura: JOHN MILIUS, DENNIS AABERG
cast: JAN-MICHAEL VINCENT, WILLIAM KATT, GARY BUSEY, PATTI D'ARBANVILLE, SAM MELVILLE, LEE PURCELL
durata: 120 minuti
California, 1962. Matt, Jack e Leroy sono tre amici inseparabili e grandi appassionati di surf. La loro vita scorre via tra sport, ragazze e divertimento in un'estate indimenticabile. Divenuti i pupilli di un eccentrico costruttore di tavole, Bear, continueranno a rivedersi anche negli anni successivi, in occasione delle più grandi mareggiate della storia, nonostante la vita abbia riservato sorti diverse a ciascuno di loro...
Una riflessione nostalgica, struggente, commovente, sull'amicizia e sul tempo che passa. Si ha un bel dire che John Milius è un regista "di destra", indiscutibilmente conservatore e "anarchico zen" (come lui stesso ama definirsi), eppure con lui il mito dell'individualismo americano e dell'uomo solo di fronte alla furia degli eventi non ha mai trovato espressione più esaltante e convincente. Forse solo Clint Eastwood è stato capace di raccontare insieme a lui l'orgoglio e il declino di un Sogno, quello Americano, in cui le generazioni dell'epoca credevano davvero...
E perlappunto Un mercoledì da leoni è un film generazionale, nel senso letterale del termine. Anzi, forse è proprio il film che ha aperto la strada a questo genere, ancora oggi gettonatissimo. Generazionale, nel senso che racconta di una generazione che non c'è più, fatta di valori, sogni, speranze, illusioni. Matt, Jack e Leroy (ovvero Jan-Michael Vincent, William Katt e Gary Busey) sono tre ragazzi accomunati dalla grande passione per il surf. Siamo agli inizi degli anni '60, in California, autentico paradiso terrestre per chi ama essere costantemente "sulla cresta dell'onda". Tre amici inseparabili che vivono la loro vita fatta di sogni, sballo, divertimento, belle ragazze, sbronze, baldorie. Normale, per chi non ha ancora vent'anni e ha la fortuna di trovarsi in uno dei luoghi più belli del pianeta. Le estati si susseguono, le scorribande gioiose dell'allegra combriccola pure. Così come il film, che all'inizio sembra una via di mezzo tra American Graffiti e Sapore di Mare...
Ma le estati non sono eterne. E con l'autunno arriva il Vietnam, il reclutamento, la guerra e tutto ciò che ne consegue. Matt e Leroy riescono ad evitare il fronte ricorrendo a stratagemmi, Jack invece si fa arruolare e parte: al suo ritorno troverà la sua compagna sposata con un altro, mentre l'amico Bear (Sam Melville, il costruttore delle loro superbe tavole da surf) è caduto in disgrazia e si è rifugiato nell'alcolismo. Nel frattempo Matt ha sposato la sua prima e unica fidanzata, mentre il pazzoide Leroy cambia un lavoro dietro l'altro, irrequieto com'è nel suo carattere. A poco a poco le loro strade si dividono, ma non il forte sentimento di amicizia e rispetto che lega tutti e tre. Si ritroveranno molti anni dopo, nel 1974, in un memorabile mercoledì, con qualche capello bianco in più e parecchi sogni nel cassetto in meno, in occasione della più grande mareggiata del secolo: sfideranno il mare per l'ultima volta, e forse non si rivedranno mai più. Ma quel ragazzino che riceverà in dono da Matt la sua tavola, idealmente farà da testimone a una nuova generazione...
John Milius racconta in quattro episodi (coincidenti con le estati di quattro anni diversi) il passaggio dall'innocenza all'età adulta, ma soprattutto il valore di un sentimento (l'amicizia) che non viene neppure scalfito dal tempo che passa e da un mondo che si trasforma radicalmente. Il ritmo del film segue le fasi del racconto: gioioso e scanzonato nelle scene iniziali, poi sempre più struggente e malinconico man mano che ci si avvicina all'epilogo... Un film molto maschile, che racconta un legame virile e indissolubile come forse solo le amicizie tra uomini sanno essere. Impossibile non commuoversi e versare qualche lacrima, specie in certe sequenze che sono rimaste impresse nella memoria (la veglia al cimitero del compagno morto in guerra, le scene finali in mare, tuttora insuperate per pathos e spettacolarità). Accusato (ingiustissimamente) di essere un film fascistoide, in quanto celebrativo del mito dell'uomo "forte" di fronte alla Natura, è in realtà una pellicola coinvolgente e umanissima. Da rivedere ogni volta che passa in tv.
Un perfetto "Come eravamo", oltre che al film definitivo sull'amicizia maschile raccontato al cinema, con contorno, forse non le migliori scene di surf di sempre, ma sicuramente le più poetiche e intense, non si parla mai abbastanza di un fenomeno come John Milius, ma questo film è scuola di Cinema. Cheers!
RispondiEliminaPurtroppo John Milius da tempo non si fa nè vedere nè sentire a causa delle sue precarie condizioni di salute, ma la sua grandezza rimane inscalfibile. "Un mercoledì da leoni non è "solo" un film sul surf (per quanto le riprese acquatiche siano state superate - forse - solo da Point Break) ma, come dici giustamente, è l'archetipo del film generazionale, un manuale su come si fa un cinema di un certo tipo ("bigger than life" scrive Mereghetti) che non può non emozionarti e commuoverti ancora oggi. Grazie del tuo bel contributo!
EliminaAnche per me è un grandissimo film da vedere e rivedere perché attraverso il surf parla di come si passi attraverso la vita dovendo... "surfare" fra le cose che avvengono e sapendo che casa dolce casa possono essere delle amicizie o degli amori che resistono al tempo che passa. Noi ci saremo sabato 7 settembre a Venezia a vedere spero Kurosawa, mentre di Kitano e Pupi Avati abbiamo già i biglietti... se ti vedremo sarà un piacere così ci conosceremo di persona! Decio
RispondiEliminaDai, proviamoci!! Mi farebbe molto piacere: scrivimi una mail con il tuo numero di telefono che poi ci sentiamo!
Eliminala mia mail: kriskelvin72@gmail.com