martedì 16 settembre 2025

SO LONG, COMPAGNO BOB...



E' morto Robert Redford, autentica leggenda del cinema americano (che ve lo dico a fare??). Attore, regista, produttore, per decenni ha incarnato il volto di una Hollywood colta, etica, indipendente, progressista. Vittima predestinata di un pregiudizio al contrario ("troppo bello per essere anche bravo") dovette aspettare le prime rughe per dimostrare il suo talento... fondatore del Sundance Festival, seppe rivoluzionare il cinema indie lanciando generazioni di nuovi registi. Ambientalista, attivista, fieramente democratico, ha sempre unito arte e impegno civile senza cadere mai nella retorica. Il suo nome resterà sinonimo di integrità artistica e morale. 


C'è chi fa cinema. E poi c'è chi lo cambia, lo nobilita, lo difende. Robert Redford è stato tutto questo: attore-simbolo, produttore visionario, regista schierato, mecenate di tanti talenti. Si è spento oggi, nel sonno, a 89 anni, lasciando dietro di sè una filmografia sterminata e un'eredità culturale rara, difficile da contenere in una sola parola. Ma se proprio volessimo provarci, l'unica sarebbe forse questa: integrità.

I tre giorni del Condor
Da Butch Cassidy a La Stangata, da I tre giorni del Condor a Tutti gli uomini del presidente, Redford ha incarnato per decenni l'eroe americano con una malinconia gentile, un carisma mai urlato, un senso etico che traspariva anche nei silenzi. E per decenni ha sopportato in silenzio, con quel sorriso che ha fatto struggere legioni di ammiratrici in tutto il mondo, il pregiudizio di essere "troppo bello per essere anche bravo..." tanto che Hollywood ha cominciato a prenderlo sul serio solo nel 1980, a 44 anni, quando al suo debutto nella regìa con Gente Comune vince subito l'Oscar, pur restandosene dietro la macchina da presa e dimostrando di essere ben di più di un divo da copertina. Il Redford regista è un narratore complesso, attento alle sfumature dell'anima, al dolore, alla complessità dei rapporti umani...

Tutti gli uomini del Presidente
E poi naturalmente c'è la sua "creatura" più importante, il Sundance Film Festival. Quella che per molti era una fuga da Hollywood per lui fu una missione: creare uno spazio dove il cinema potesse tornare ad essere sperimentazione, scoperta, rischio, una voce fuori dal coro e dai dollari degli Studios. Dal 1981 il suo Sundance Institute ha cambiato il volto dell' indie americano, lanciando registi come i Fratelli Coen, Todd Haynes, Bryan Singer, Damien Chazelle, Steven Soderbergh, Ryan Coogler, Chloé Zhao. A tutti ha offerto la stessa cosa: la libertà. Redford ha sempre creduto che il cinema dovesse parlare anche a chi non ha voce, e che ogni storia autentica fosse, in fondo, un atto politico. Il suo attivismo, lontano dai riflettori, è sempre stato coerente e profondo.

Butch Cassidy

Ambientalista convinto, difensore dei diritti civili, sguardo critico e sempre attento alle derive autoritarie, Redford non ha mai nascosto la sua vicinanza a idee progressiste, ma allo stesso tempo non ha mai usato la propria fama per fare propaganda: per lui parlavano i suoi film. "L'arte non può essere neutrale", amava ripetere, e il suo cinema non lo è mai stato: sia quando raccontava l'intimità di una barca alla deriva in All is lost o la disillusione politica in Leoni per agnelli, o quando ci metteva in guardia dai pericoli di un'informazione distorta e controllata come in Quiz Show, forse il suo capolavoro. Redford ha rappresentato per generazioni intere il contraltare di un altro monumento del cinema americano, il repubblicano Clint Eastwood: idee politiche diametralmente opposte ma stesso carisma, stessa rettitudine, stesso rispetto per lo spettatore.

All is lost
Non era un rivoluzionario nel senso classico del termine, ma in un'industria sempre più guidata dai numeri e del profitto a tutti i costi, lui ha continuato a credere nelle persone, nella potenza di una storia sincera, nel gesto etico della regìa, della produzione, della scelta di una sceneggiatura. 

Con la sua scomparsa non perdiamo solo una star, ma un Autore a tutto tondo che ha saputo essere allo stesso tempo radicale e mainstream, commerciale e controcorrente, profondamente americano nello spirito ma aperto a uno sguardo universale, sempre con la schiena dritta e fautore del libero pensiero. E forse il modo migliore per ricordarlo non è certo un banale "coccodrillo" come questo, bensì un invito: tornate a guardare i suoi film. Riascolterete quella voce calma, quel modo di stare in scena che non chiedeva attenzione ma la meritava... perchè in un mondo sempre più rumoroso, Robert Redford aveva la forza per parlare chiaro. E si è fatto sentire da tutti.
 


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