lunedì 8 febbraio 2021

MALCOLM & MARIE


titolo originale:
MALCOLM & MARIE (USA, 2020)

regia:
SAM LEVINSON

sceneggiatura:
SAM LEVINSON
cast:
JOHN DAVID WASHINGTON, ZENDAYA

durata:
106 minuti

giudizio:



Un regista e la sua compagna rientrano a casa dopo la trionfale anteprima dell'ultimo film di lui. Ci sarebbero tutti i presupposti per essere felici, invece la notte si rivelerà un duro terreno di confronto sentimentale per entrambi.




Di solito, quando recensisco un film, la prima domanda che mi pongo è il motivo per cui un regista abbia deciso di raccontare una certa storia. E, marzullianamente parlando, devo dire che riesco quasi sempre a darmi una risposta: chi gira un film lo fa per sottoporre un tema allo spettatore, per indurlo a pensare e farsi un'opinione, per esporre un problema oppure semplicemente per far ridere o piangere il pubblico, provando a stimolarne le emozioni (qualunque esse siano: di gioia, di commozione, di indignazione, di rabbia...)

Ecco, debbo confessarvi che questa volta proprio non ce l'ho fatta. Pur sforzandomi (ma fino a un certo punto, perchè ammetto che le scorie di questo momento infelice che stiamo attraversando hanno fatto breccia anche dentro di me) nel caso di Malcolm & Marie non ci sono proprio riuscito, a meno che la risposta dello sceneggiatore e regista Sam Levinson non sia stata, banalmente "volevo vedere quanto il pubblico generalista di Netflix avrebbe sopportato uno spocchiosissimo film in bianco e nero - il che fa sempre molto "indie" - con due irritantissimi e antipaticissimi protagonisti che si prendono a male parole per quasi due ore e senza che a chi guarda importi minimamente qualcosa". Una specie di esperimento sociale, insomma.

Malcolm & Marie è stato il primo film girato oltreoceano durante la pandemia: le riprese sono durate appena un paio di mesi, il film è stato completato seguendo rigidi protocolli di sicurezza e girato dentro un unico set (blindato) per evitare qualsiasi pericolo di contagio. Diciamo che alla luce di questa volontà di finirlo a tutti i costi c'era da aspettarsi una pellicola importante che portasse un messaggio concreto a tutto il mondo del cinema, una sfida da vincere per restituire coraggio a una categoria in crisi profonda e messa in ginocchio dal Covid. Invece, purtroppo, il risultato è largamente inferiore alle aspettative: la pellicola di Levinson è un pedante esercizio di stile, senza costrutto e senz'anima, messo lì solo per sfruttare il fascino di due stelle nascenti di Hollywood (John David Washington e Zendaya) che vorrebbero esaltare le loro doti recitative ma che finiscono per essere più indisponenti dei personaggi di un film di Muccino.

Malcolm & Marie urlano sempre in questo film, di continuo, nella (sbagliata) convinzione che una recitazione così isterica possa giovare al tono drammatico del racconto. L'assunto è elementare: lui, regista affermato, rientra a casa col morale alle stelle dopo aver assistito alla trionfale première del suo ultimo film. Lei, appena varcata la porta d'ingresso gli sbatte in faccia il suo disappunto per non averla citata nel discorso di ringraziamento. Ne nasce fuori una discussione che nelle intenzioni degli autori doveva essere profonda ed emotivamente totalizzante, ma che invece si rivela stucchevole e forzata: i dialoghi (troppi) sono plastificati, mai credibili, insopportabili come la finta isteria dei due protagonisti. Non siamo nemmeno a metà film e già si guarda l'orologio, trattenendo a stento lo sbadiglio: per quanto dovremo ancora sorbirci questo estenuante Carnage di coppia?


Sarà per questo che, così, di botto, si cambia registro: un bagno caldo e via, lei si rituffa tra le braccia di lui e improvvisamente sembra tornare il sereno. Solo che lui legge la prima recensione sul suo film, scritta da una giornalista "wasp" con un debole nei suoi confronti: il pezzo sembra parlare bene del film, ma poi vira su considerazioni pseudo-razziste e settarie (del tipo "bello per essere diretto da un nero") e allora è lui stavolta a sclerare, di nuovo... e si riparte con le urla, gli strepiti, gli improperi, questa volta diretti alla critica cinematografica in senso lato, verso la quale Levinson non sembra essere in ottimi rapporti: ora Malcolm è l'alter-ego del regista che si scaglia verso i "pennivendoli" che (secondo lui) giudicano i film in base all'autenticità non e capiscono che il cinema è essenzialmente finzione, fantasia...

Ma, paradossalmente, cosa può esserci di più finto di un film in cui tutto rimane in superficie, dai sentimenti dei protagonisti alle accuse verso chi giudica i film con il taccuino in mano? Ma soprattutto, perchè stiamo vedendo tutto questo? Chi ce lo fa fare? Malcolm & Marie è un non-richiesto lungometraggio su due giovanotti ricchi, viziati, egocentrici, sgradevoli nelle loro performances che si rivelano costantemente e ingiustificatamente sopra le righe. E' un esperimento poco interessante sui risvolti psicologici dell'alta società, sul quale non abbiamo alcun motivo per appassionarci. Alla fine, infatti, si ritorna sempre alla domanda di partenza: che motivo c'era di raccontare una storia come questa?

   

10 commenti:

  1. Penso che guardero' il film pensando a come siano riusciti a non beccarsi il Covid tutto il tempo. Cosi' da non dare importanza alle urla XD

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    1. Un ottimo esperimento! :)
      Scherzi a parte, va detto che la lavorazione del film è stata esplicitamente autorizzata dalla autorità americane, in accordo con i sindacati dei registi, degli interpreti e delle maestranze. Presumo quindi che siano state rispettati tutti i protocolli di sicurezza (un po' come avviene nel calcio professionistico). E, per come la penso, questo è l'unico aspetto interessante della pellicola...

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  2. D'accordissimo...loro bellissimi, bravissimi, ma alla fine dio santo che fastidio...

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    1. Bellissimi, indubbiamente. Bravissimi... mah, ci può anche stare (anche se - come dico sempre - recitare costantemente sopra le righe come in questo caso è abbastanza facile). Fastidiosi: oltre ogni misura! Anzi, direi proprio irritanti!!

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  3. Sei diventato davvero acido ultimamente!! ;) :)
    Il film non l'ho ancora visto ma tutti quelli che ho sentito ne parlano benissimo: mi riservo quindi il giudizio!
    A presto!

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  4. Eh, sai... con l'età nessuno migliora! (nemmeno te, carissima!! :D )
    Comunque fai bene a sospendere il giudizio, quando lo avrai visto magari ne riparliamo. Questo film ha avuto un'accoglienza divisiva: chi lo apprezzato, soprattutto per la grande eleganza formale e la qualità dei dialoghi, chi invece (come me) non lo ha amato, per i motivi che ho scritto nella recensione. Devo dire che nemmeno ai giurati dei Golden Globes è rimasto particolarmente impresso. Ora vedremo agli Oscar...

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  5. Secondo me, invece, a parte il concordare (anche se non in maniera così netta) sulla spocchiosità che per certi versi caratterizza il film, al di là di questo gli attori, la sceneggiatura, la regia, persino i dialoghi, sono riusciti a restituirmi la profondità dell'amore di questi due personaggi (insieme anche ai loro egoismi, ai lodo difetti e a tutto quello che viene fuori durante i loro infiniti litigi).

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    1. Hai ragione: l'unica cosa sincera (per me) di questo film è la storia d'amore tra i due protagonisti. I loro infiniti litigi, paradossalmente, dimostrano quanto l'uno tenga all'altra. Nella loro disperazione c'è la voglia di un sentimento più grande: su questo sono assolutamente d'accordo.

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