giovedì 27 luglio 2023

STAGIONE 2022 - 2023 : I FILM DELL' ANNO


La genialità "estrema" di Ari Aster non poteva non poteva passare inosservata in un'annata dove il cinema mainstream ha sepolto più che in passato le (poche) idee originali che sono riuscite a farsi luce in mezzo a tanti cinecomics e blockbuster: Beau ha paura è stato, per il sottoscritto, il film più folle, coraggioso e innovativo della stagione, nonostante le critiche divisive e il quasi scontato flop al botteghino. Incassi risibili, purtroppo, anche per quasi tutti gli altri titoli di questa "top 7", da Babylon a Armageddon Time, passando per Pinocchio di Guillermo del Toro, costretto a riciclarsi su Netflix saltando il passaggio in sala, fino a Orlando di Daniele Vicari, autodistribuito dal regista. Un filo di speranza per chi sta ai... Margini della distribuzione (e delle grandi città) lo regala perlappunto il film omonimo di Niccolò Falsetti, vero caso cinematografico dell'anno, divertentissimo inno alla resistenza e alla caparbietà che ci è piaciuto davvero tanto!


Divisivo, controverso, osannato, sbeffeggiato, adorato, detestato: quando un film smuove sensazioni così contrastanti di sicuro non è banale. E del resto Ari Aster banale non lo è mai stato: si è fatto le ossa con Hereditary, al suo debutto, per poi passare allo splendido Midsommar (incursione paranormale e personalissima nel genere horror) per arrivare a questo Beau ha paura che, per chi scrive, è di gran lunga il film più importante della stagione. Un'opera monumentale e complessa, quasi quattro film in uno, che porta lo spettatore a interrogarsi sui suoi peccati inconfessabili, sugli incubi che ognuno di noi ha dentro (scusate se è poco) e lo fa con uno stile sopraffino. Per chi, come me, di film ne ha visti tanti (forse troppi) quando al cinema esce qualcosa di finalmente originale e diversa dal "solito" cinema  mainstream è come manna dal cielo: Beau ha paura è il leader incontrastato della mia consueta classifica stagionale, per distacco, e pazienza se è andato malissimo al box-office... è un film per cinefili, una specie purtroppo sempre più a rischio estinzione.

Già, il botteghino. Mi rendo conto solo a classifiche fatte che i miei gusti ormai collimano sempre meno con quelli della "massa". Sarà un fatto di età, non lo discuto, ma certo è che nel cinema di oggi è sempre più difficile far collimare la qualità con gli incassi: ne parleremo meglio tra pochi giorni quando tireremo le somme dell'annata appena trascorsa, ma è incontrovertibile che ormai quasi nessuno "sperimenta" più temendo il botteghino, e quei pochi che hanno il coraggio di "osare" lo fanno a loro rischio e pericolo sapendo di andare incontro a possibili, a volte clamorosi flop commerciali.

E' il caso per esempio di Babylon, filmone-fiume di Damien Chazelle che racconta gli albori e gli orrori della "vecchia" Hollywood (che non era poi così diversa da quella nuova...), poco amato dal pubblico e ancor meno dalla critica: eppure la sua visione rutilante, quasi demoniaca, di un mondo in disfacimento pronto a rinascere dalle proprie ceneri (sempre comandato dai soldi) lo rende uno dei titoli più belli dell'anno: un film che si rivolge essenzialmente a chi il cinema lo ama davvero, e anche un appassionato omaggio al Cinema nel suo significato più puro, come fabbrica di sogni e illusioni. Nonostante tutto.

E che dire di Armageddon Time di James Gray? Da noi è stato quasi una meteora, è durato in sala lo spazio di un weekend, eppure se dovessi citare un film che, meglio di tanti altri, racconta come siamo arrivati alla concezione odierna di società (reazionaria, conservatrice, perbenista) questo sarebbe perfetto da far vedere a scuola. Esattamente come Pinocchio di Guillermo del Toro, gioiellino d'animazione con cui il suo sanguigno regista "stravolge" (meravigliosamente) la novella più famosa al mondo per farne un trattato sul razzismo e l'intolleranza: il nostro amato Guillermone lo ha potuto realizzare solo con i soldi di Netflix, confinandolo in piattaforma, ma Dio renda merito allo streaming se è l'unico modo per vedere questi piccoli capolavori... 

Lo sa bene Daniele Vicari, che dopo aver girato due film oltremodo "scomodi" come Diaz e Sole cuore amore è costretto a viaggiare l'Italia con le "pizze" (figurate) sottobraccio, quasi porta a porta, per far vedere al pubblico il suo Orlando, bel film su un'idea diversa di società (più inclusiva, umana) che è stato rifiutato da tutti i distributori. Non è il caso, per fortuna, de Gli Spiriti dell'Isola, produzione internazionale a budget medio/largo firmata da quel Martin McDonagh che si mantiene alla "giusta distanza" da Hollywood: la sua ironia feroce, caustica, spesso tragica, tipicamente irlandese, viene apprezzata ma guardata sempre con diffidenza: il film in America è andato bene ma non è sfondato agli Oscar, dove è stato quasi umiliato (zero statuette su nove candidature) 

Lascio per ultimo un sorriso di speranza, legato a un piccolo film italiano (anzi, toscano!) che è stato il "caso" cinematografico dell'anno: sto parlando di Margini di Niccolò Falsetti, una pellicola fatta con tante idee e pochi soldi che ha saputo raccontare alla perfezione lo straniamento dei giovani di oggi, specialmente di quelli che stanno in provincia (a "due ore da tutto") rappresentandone benissimo il disagio e la voglia di ribellione. Ma anche una pellicola sull'Italia ai margini, perlappunto, delle metropoli, di quell'immenso sottobosco che è la provincia italiana e di quanto sia difficile proporre cultura a chi, spesso, non sa nemmeno che esisti... un inno alla "resistenza" che è quasi obbligatorio per tutti quei pazzi sognatori che oggi s'intestardiscono ancora con l'idea di fare cinema!
 



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1) BEAU HA PAURA (di Ari Aster, USA 2023)  
Una splendida riflessione sulla fragilità umana e sui sensi di colpa che ci opprimono, oltre a una doverosa, condivisibile, feroce critica a certi comportamenti etici ormai universalmente accettati ma che possono avere effetti devastanti su persone appena più sensibili, instabilmente diverse da quella finta "normalità" imposta dalle convenzioni sociali. Aster picchia duro su questo concetto costruendo un'opera enorme, visionaria, delirante come la vicenda del suo protagonista (un Joaquim Phoenix amabilmente catatonico) che, pur consapevole del suo pessimo stato psicofisico scopre via via di essere prigioniero di un mondo ben più folle di lui.




2) PINOCCHIO DI GUILLERMO DEL TORO (di Guillermo Del Toro, USA 2022)  
Sono per il cinema in sala, da sempre, ma se l'unico modo per vedere gioielli come questo è lo streaming, allora ben venga lo streaming. Pinocchio di Guillermo del Toro non è "solo" il miglior cartone dell'anno (premiato anche con l'Oscar) ma anche uno dei film più belli e importanti in assoluto: il regista messicano traspone la sua personalissima versione del celebre libro di Collodi raccontando un Pinocchio adulto, consapevole, non dispettoso ma disobbediente, in un'Italia fascista dove la disobbedienza si paga con la vita. I puristi si mettano il cuore in pace: questo è il SUO Pinocchio (lo dice anche il titolo) rielaborato e rimodellato secondo la SUA idea di cinema, tanto da sembrare quasi un film-manifesto...



3) GLI SPIRITI DELL' ISOLA (di Martin McDonagh, IRL/GB/USA 2022)  
In una sperduta e rurale isoletta irlandese, il settantenne Colm (Brendan Gleeson) rompe un'amicizia di una vita con il sempliciotto Padràic (Colin Farrell), che ci resta malissimo. Inizia così una surreale, grottesca commedia degli eventi che, come in tutti i film di McDonagh, inizia in farsa per finire in tragedia. Un bellissimo film sull'importanza dell'amicizia, del dialogo tra le persone, sui danni dell'incomunicabilità, su chi per orgoglio rinuncia a capire gli altri. Molto diverso dal precedente Tre Manifesti a Ebbing, ma non meno importante. Il film più originale dell'ultima Mostra di Venezia.



4) ARMAGEDDON TIME, IL TEMPO DELL' APOCALISSE (di James Gray, USA 2022)  
New York, anni '80. Un ragazzino geniale e ribelle aspira a diventare un artista a dispetto dei genitori (finti) liberali e di insegnanti retrogradi e reazionari esattamente come l'America di quel tempo, dove la famiglia Trump finanzia lussuose scuole private e Ronald Reagan si prepara a vincere le elezioni presidenziali. James Gray è un regista che non sbaglia mai un film: in questa delicata e amara parabola autobiografica racconta la sua storia personale e quella di una nazione non esattamente da sogno, la cui influenza ha inevitabilmente contagiato il mondo.



5) BABYLON (di Damien Chazelle, USA 2022)  
Un grande film americano, eccessivo, bulimico, sfrenato, coraggioso, costruito a misura di cinefilo. E' questo il bello di Babylon: un film che per una volta si rivolge a chi il Cinema lo ama davvero e sa capirlo, amandolo profondamente. Babylon ci sbatte in faccia i tabù della Hollywood classica, opulenta e corrotta fino al midollo, specchio di un Paese che si stava avviando verso la Grande Depressione. Un film che ha il coraggio di osare, fregandosene delle convinzioni, e che ci regala un messaggio di speranza: il Cinema, quello vero, resisterà a tutto, anche al mainstream e al marciume che gli gravita intorno...




6) ORLANDO (di Daniele Vicari, Italia/Belgio 2022)  
Orlando (Michele Placido, grandissimo) è un uomo anziano che non si è mai mosso di un centimetro dal piccolo paese di montagna dove è nato. Quando un giorno scopre, con enorme stupore, di essere diventato nonno di una ragazzina dodicenne che vive in Belgio la sua vita cambia radicalmente. Daniele Vicari dirige una favola sociale intensa e toccante, fatta di lunghi silenzi, sguardi, abbracci disperati. Un film commovente nella sua semplicità, ma anche un film importante sull'integrazione, la cooperazione e un'idea di Europa simbolo di accoglienza e pace (pur con tutte le riserve possibili). Avrebbe meritato miglior distribuzione.




7) MARGINI (di Niccolò Falsetti, Italia 2022)  
Margini è divertimento, follìa, frustrazione, redenzione, riscatto. E' riso amaro, ma che viene dal cuore. E' emozione, passione, sentimento. E' il manifesto di una generazione arresa ma fiera, che sa perdere con dignità, che sa bene quanto sarebbe facile togliere le tende e mandare a quel paese una città bigotta, vecchia, inospitale, ma che proprio per questo bisogna donchisciottescamente provare a cambiare. E' la cronaca di una sconfitta bellissima, più bella di una vittoria. Margini è resistenza pura, ed è impossibile non amarlo.

16 commenti:

  1. Mi segno i titoli mancanti, sperando in un recupero tardivo (la distribuzione, da me, purtroppo è il problema più grande per un cinefilo, pensa che Beau ho paura sono dovuta andarlo a vedere a Genova...). Per quanto mi riguarda, al momento Beau ho paura, con tutti i suoi difetti, e Babylon sono al top delle mie preferenze e lo stesso varrebbe per il meraviglioso Pinocchio, che però sbaglio o è uscito l'anno scorso?

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    1. Condivido al 100%: la distribuzione è il peggior nemico dei cinefili (non solo da te, ma un po' ovunque... almeno per chi non ha la fortuna di abitare in una grande città). Anch'io ho amato "Beau", "Babylon" e "Pinocchio" (che è uscito a dicembre, è vero, ma le mie classifiche tengono conto della stagione cinematografica - che va da estate a estate - e non dell'anno solare)

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  2. Visto solo Babylon, che ho amato moltissimo e che avrebbe meritato decisamente di più. Con Aster non ho un gran rapporto (ho faticato persino con Hereditary).

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    1. Babylon è tanta roba. E anche il film di Ari Aster, che però riconosco non essere perfettamente digeribile per tutti... non per niente ha diviso nettamente la critica. Io l'ho adorato. Ora però devi recuperare gli altri! :)

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  3. visti solo 1, 3 e 6, tutti molto buoni, recupero gli altri...
    ciao

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    1. Abbiamo avuto sempre gusti molto simili, in effetti... risentiamoci però quando li avrai recuperati tutti!

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  4. Mi mordo le mani per non essere riuscito a vedere il film di Aster. Per il resto direi ottime scelte come sempre. E' stata anche questa un'ottima annata. E speriamo la prossima sia ancora migliore!
    Un caro saluto.
    Mauro

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    1. Ti capisco Mauro, purtroppo (come leggi anche nei commenti sopra) il film di Ari Aster ha avuto una pessima distribuzione e molti non sono riusciti a vederlo. Mi auguro che esca presto in home-video, in dvd o su qualche piattaforma, così che diventi fruibile per tutti, perchè secondo me lo merita eccome...

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  5. Playlist coraggiosa, bravo. Aster al n-1 è un azzardo, ma dimostra la tua onestà intellettuale. In ogni caso ottime scelte davvero!

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    1. Non c'è nessun azzardo... stiamo solo parlando di film, non è mica un peso esprimere un'opinione <3 sono semplicemente scelte, opinabilissime come quelle di chiunque altro

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  6. Non ho visto Beau ha paura nè il film di Gray, per il resto sono assolutamente d'accordo. Menzione speciale per Martin McDonagh.

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    1. Eh, ne meriterebbe tante di menzioni il "povero," McDonagh... ma arriverà anche il suo monento

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  7. Dimentico sempre che le tue classifiche arrivano a fine stagione (anche se con le uscite forti estive anche questo termine sta svanendo) ma non mi sorprende trovare un primo posto che mi vede nella fazione opposta :) Niente da dire all'Aster regista, ma allo sceneggiatore un po' sì. Questo viaggio nell'incubo partito benissimo mi ha visto perdermi e disinteressarmi, non per me insomma. Fortuna che l'esagerato Babylon e il cuore punk di Margini mi risollevano, per non parlare degli Spiriti irlandesi: due visioni veneziane indimenticabili.
    Segno Orlando, mai arrivato dalle mie parti, ovviamente.

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    1. No problem, sono perfettamente consapevole che l'ultimo Aster è un film divisivo come pochi... pensa che a me, che di solito soffro tantissimo i film lunghi, le tre ore invece sono volate. Trovo la sceneggiatura di "Beau" quasi monumentale, è come se fossero quattro film in uno, ma capisco che porta lo spettatore a compiere un viaggio impegnativo, che non tutti sono disposti ad accettare. Ci sta.
      Quanto alla cosiddetta "stagione", sono d'accordo con te: grazie a Barbie e anche ad altre uscite forti (per fortuna!) l'estate non è più deserticamente povera. Per ora però, per convenzione, si continua a considerare l'anno cinematografico quello che va da agosto a luglio. Se le prossime estati si confermeranno così allora si potrà finalmente pensare a uniformare l'anno commerciale con l'anno solare, come avviene in tutto il resto del mondo. E sarebbe anche ora :)

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  8. Come sai, quest'anno non siamo molto d'accordo! Io ti salvo solo Gli spiriti dell'isola e Margini ;-) Comunque apprezzo molto le tue argomentazioni!

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    1. ma grazie! non preoccuparti, è il bello delle classifiche non essere d'accordo! Ti ringrazio lo stesso per il commento <3
      (e scusa per l'incredibile ritardo con cui ti rispondo ma mi era sfuggito... ultimamente sono un po' sfasato, sarà il caldo!)

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