venerdì 21 giugno 2024

LA CHIMERA

titolo originale: LA CHIMERA (ITALIA, 2024)
regia: ALICE ROHRWACHER
sceneggiatura: ALICE ROHRWACHER, MARCO PETTENELLO, CARMELA CORVINO
cast: JOSH O'CONNOR, CAROL DUARTE, ISABELLA ROSSELLINI, ALBA ROHRWACHER, VINCENZO NEMOLATO
durata: 134 minuti
giudizio: 



Toscana, anni '80. Un giovane ricercatore inglese si ritrova coinvolto in un traffico illegale di antichi reperti etruschi, precipitando nel pericoloso sottobosco clandestino dei cosiddetti "tombaroli", ossia ladri di antichità...


Per quanto possa sembrare strano ai non appassionati di cinema, Alice Rohrwacher è al momento la regista italiana più conosciuta e apprezzata all'estero, insieme a Luca Guadagnino e Matteo Garrone. E' un dato di fatto, come dimostrano i numerosi premi vinti a livello internazionale, dal Festival di Cannes alla candidatura agli Oscar. Così come anche è un dato di fatto che il cinema della "piccola" Rohrwacher (è la sorella minore di Alba, attrice) sia un cinema assolutamente personale, autoriale, piuttosto intimo e anche (in)volontariamente elitario, che richiede da parte del pubblico un'immersione visiva e sensoriale in un universo chiuso in cui non è semplice farsi spazio. Per questo i film della Rohrwacher sono molto apprezzati dagli addetti ai lavori ma molto poco frequentati quando passano in sala: la sensazione è quella di trovarsi di fronte a opere particolarissime ma autoreferenziali, circoscritte nell'ambito dei festival ma difficilmente adatte al pubblico generalista.

La Chimera, lo dico subito, è il film finora più comprensibile di Alice Rohwacher, e non a caso è anche quello che è andato meglio dal punto di vista commerciale pur non avendo vinto premi, al netto del quasi unanime apprezzamento della critica. Ne La Chimera, sebbene con qualche lungaggine di troppo, assistiamo infatti a una storia semplice e universale, con personaggi autentici e non surreali, che scava nel passato doloroso del suo protagonista, la cui infelicità è assolutamente empatica con il sentire comune e il bisogno di affetto delle persone. Il mondo in cui si muove la Rohwacher è sempre lo stesso: un mondo agricolo, umile, ancestrale, quasi mistico, ma anche rude, crudele, ignorante, spesso insensibile ai puri di cuore, solo che stavolta ci troviamo di fronte a un racconto in cui il pubblico può effettivamente identificarsi e prendere a cuore la storia di un uomo che (ri)cerca una felicità impossibile, che mai potrà tornare... Del resto, come dice il titolo stesso, La Chimera non è altro che il desiderio di cose che non possiamo avere, che forse nemmeno esistono, ma di cui irrazionalmente non possiamo fare a meno.
  
Colui che insegue La Chimera è Arthur (Josh O'Connor), "lo straniero", un giovane ricercatore arrivato in Toscana per studiare gli Etruschi e poi sprofondato nel pericoloso universo dei tombaroli, ovvero di coloro che rubano opere d'arte dalle tombe antiche per poi rivenderle al mercato nero. Arthur è una specie di sensitivo, ha un talento soprannaturale nel localizzare i reperti sepolti, e questa abilità gli ha procurato una notorietà nefasta e un mare di guai: è infatti finito in carcere per contrabbando e ora, scontata la pena, senza un soldo e senza casa, non ha altra scelta che rituffarsi nell'illegalità. Ma, badate bene, non per scopo di lucro quanto per provare a riannodare (letteralmente) il filo rosso che lo congiunge con l'amata Beniamina, la donna di cui si era innamorato prima di perderla per sempre: Beniamina infatti è morta e non tornerà più, non può tornare, almeno in questa vita. E lei La Chimera del film, colei per cui vale la pena affrontare la prigione, il pericolo, il ludibrio, il disprezzo della gente. 


La sceneggiatura della Rohrwacher è apprezzabile nel suo lirismo e nella sua umana semplicità, in particolar modo nel tratteggiare la crisi emotiva di un protagonista alienato e imprevedibile, con una forte propensione alla trascuratezza e all'autolesionismo. I temi dell'Amore e della Morte sono racchiusi in un originale vaso cinematografico che tanto ricorda le storie "di strada" di Pier Paolo Pasolini: anche qui troviamo magia e nostalgia, umorismo e realismo, sorrisi e dramma, inseriti in un contesto territoriale non dissimile da quello "borgataro" del celebre intellettuale friulano. Va detto però che il film si prende il tempo che vuole, dilungandosi talvolta in gigionismo spicciolo, alternando realtà ed immaginazione oltre che formati diversi (dal 35mm al super16) a seconda delle situazioni, il che, bisogna dirlo, non giova al ritmo della pellicola che talvolta diventa faticoso, richiedendo allo spettatore una concentrazione e un'attenzione superiore alla media.

Trovo infatti che 134 minuti siano oggettivamente troppi, ridondanti, per un film che pecca proprio sul piano della scorrevolezza e della fruibilità del racconto, e che paradossalmente non aiutano a tenere insieme le tante belle cose di cui è fatta La Chimera. E' un po' come un pittore che disegna: a volte non è detto che tanti colori impreziosiscano un quadro, anzi, molto spesso ci si affatica la vista nel vedere tanta abbondanza di materiale... ma è l'unico difetto di un'opera singolare e raffinata, indubbiamente di nicchia (solo per quello che racconta: le vicende dei tombaroli sono sconosciute ai più, in particolare ai non toscani, e forse neanche a tutti i toscani) eppure capace di raccontare al mondo una storia comprensibile e toccante, carica di significato. Una favola "archeologica" che merita assolutamente di essere conosciuta.  
 

4 commenti:

  1. Per me uno dei migliori film italiani della stagione: arcano, visionario, commovente.

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    1. Io qualche riserva ce l'ho, ma certamente è un film d'autore che merita considerazione. E la Rohrwacher è Autrice a tutti gli effetti

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  2. Un po' faticoso ma se entri nel suo mondo e ti lasci trasportare alla fine ti "prende". Con me almeno è successo così

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    1. Hai ragione. È uno di quei film non facili ma che emergono "alla distanza". Concordo.

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