sabato 8 novembre 2025

EDDINGTON


titolo originale: EDDINGTON (USA, 2025)
regia: ARI ASTER
sceneggiatura: ARI ASTER
cast: JOAQUIN PHOENIX, PEDRO PASCAL, LUKE GRIMES, MICHEAL WARD, DEIRDRE O'CONNELL, AUSTIN BUTLER, EMMA STONE
durata: 145 minuti
giudizio: 


Eddington, Nuovo Messico, anno 2020. Nel bel mezzo della pandemia da Covid-19 lo sceriffo locale e il sindaco litigano per il controllo della città, finendo per mettere gli abitanti l'uno contro l'altro. Il tutto mentre gli Stati Uniti sono ancora sotto choc per la morte di George Floyd e si preparano ad eleggere il nuovo Presidente... 


E' una continua discesa agli inferi la produzione artistica di Ari Aster, che si conferma uno dei registi più ambiziosi e divisivi del cinema americano contemporaneo. Dopo averci mostrato come si fa l'horror "di genere" (con Hereditary e Midsommar), Aster si tuffa nell'horror quotidiano proseguendo con Eddington il discorso già brillantemente iniziato con lo splendido e sfortunato Beau ha paura, ovvero raccontarci un Paese (nella fattispecie gli Stati Uniti) ormai incattivito dalle paranoie e dalla diffidenza verso il prossimo. 

Ma se Beau ha paura era un film universale, totalitario, molto personale ed intimo, quasi un trattato di psicologia applicata  al nostro difficile presente, Eddington è invece molto meno pindarico e ben più razionale e diretto. Qui Aster va dritto al sodo, firmando un film che racconta l'America smarrita del 2020, quella della pandemia, dei complotti e della rabbia sociale (deflagrata con la barbara uccisione di George Floyd da parte della polizia). L'azione si svolge in una cittadina immaginaria del Nuovo Messico, dove uno sceriffo disilluso (Joaquin Phoenix) e un sindaco viscido e carismatico, in procinto di rielezione (Pedro Pascal), si contendono il controllo di una comunità in preda al caos. Sullo sfondo, la remissiva moglie dello sceriffo (Emma Stone), a detta di tutti una ritardata, è invece l'unica persona sensibile del posto, l'unica che pare conservare un barlume di umanità in un mondo che sembra averla dimenticata.

Aster
, manco a dirlo, dirige con la solita maestria visiva: la fotografia, i paesaggi desertici, la colonna sonora dosata al millimetro, tutto contribuisce a costruire un'atmosfera di continua inquietudine, avvelenata dalla paranoia. Ci sono momenti di grande cinema, immagini che restano impresse, con un cast che funziona alla perfezione: Phoenix è un uomo tormentato ma umano, anche se amministra la legge in maniera del tutto personale. Pascal è perfetto nel ruolo del politico senza scrupoli, mentre Emma Stone sa donare spessore e dolcezza a un personaggio che avrebbe potuto facilmente scivolare nella caricatura. 

Ciononostante, dispiace però constatare come stavolta il regista newyorchese sia finito per scivolare proprio sul suo terreno preferito, vale a dire l'eccesso. Eddington vuole (vorrebbe) parlare di tante cose (pandemia, fake news, fanatismo ideologico, mascolinità tossica, solitudine digitale, amoralità) ma così facendo rischia seriamente di disperdersi... la prima parte è potente, quasi ipnotica, ansiogena per la tensione che si respira. Poi però il film si allunga (troppo), si incarta, e l'aria pesante si scioglie in un flusso di simboli, allegorie e sottotrame che non sempre trovano un comune denominatore. E' come se Aster avesse paura di scegliere una sola direzione e allora le volesse percorrere tutte. Solo che, a differenza di Beau ha Paura, Eddington non può contare purtroppo su una sceneggiatura altrettanto all'altezza, che finisce talvolta col farlo sbandare.

Il risultato è affascinante e frustrante allo stesso tempo: da un lato la regìa e il cast reggono il peso di un film enorme, dall'altro la storia si perde per strada e il messaggio (la crisi di un Paese e la deriva della verità) resta più accennato che compiuto. Eddington è un film troppo ambizioso, troppo lungo, troppo consapevole di sè, troppo faticoso e volutamente respingente. Ma è anche, paradossalmente, un film chirurgico perchè racconta con forza ed ironia il disordine di un'epoca che non sa più distinguere tra realtà e rappresentazione.

In definitiva, Eddington è un notevole, interessantissimo film imperfetto. Non è un capolavoro ma nemmeno un passo falso, come in tanti invece si sono affrettati a scrivere. E' un film che va visto, discusso, forse anche odiato, ma che dimostra la determinazione di Aster nel cercare un linguaggio capace di fotografare l'inquietudine contemporanea. Si esce dalla sala con la testa piena e il cuore un po' spiazzato, segno che nel bene o nel male Aster rimane uno dei pochi registi al mondo che sanno ancora scuoterci davvero.  

1 commento:

  1. Per me, che fino ad ora ho amato il cinema di Aster, un'involuzione completa. Tanta, troppa roba gestita malissimo, per quanto ne apprezzi e approvi le intenzioni.

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