martedì 26 marzo 2024

RACE FOR GLORY: AUDI VS LANCIA



titolo originale: RACE FOR GLORY: AUDI VS LANCIA (ITALIA/GB, 2024)
regia: STEFANO MORDINI
sceneggiatura: STEFANO MORDINI, FILIPPO BOLOGNA, RICCARDO SCAMARCIO
cast: RICCARDO SCAMARCIO, DANIEL BRUHL, VOLKER BRUCH, KATIE CLARKSON-HILL, GIORGIO MONTANINI, HALEY BENNETT
durata: 105 minuti
giudizio: 



Anno 1983: la Lancia, guidata dal team manager Cesare Fiorio, è decisa a dare l'assalto al Campionato del Mondo Rally pur avendo una vettura meno performante delle favoritissime Audi Quattro. Per vincere il titolo serviranno i piloti migliori, la strategia migliore e qualche piccola astuzia tutta italiana...   





L'ho sempre detto: per quanto uno possa amare il cinema d'autore, non si vive di solo Godard... ergo: è cosa buona e giusta farsi una cultura cinefila ma non è peccato mortale concedersi ogni tanto un paio d'ore di puro intrattenimento, quel buon vecchio caro "cinema medio" che forse non solluccherà i palati fini della critica ma che fa molto bene a chi cerca un po' di evasione e leggerezza, per una serata di puro relax.

Così, per quanto il sottoscritto ammetta di essere partito prevenuto nell'affrontare l'accoppiata Mordini-Scamarcio (il primo già autore di uno dei film più brutti del decennio, La scuola cattolica, l'altro con un talento recitativo non proprio alla Laurence Olivier) va detto che alla resa dei fatti questo Race for Glory si è rivelato assolutamente godibile e divertente, oltre che meritevole di riportare indietro nel tempo i ricordi dei boomer come me a una di quelle stagioni "irripetibili" dell'automobilismo mondiale.

Prima però una premessa doverosa, anzi due: non cercate in questo film la descrizione pedissequa degli eventi del Campionato del Mondo Rally 1983. Come si evince dalla didascalia finale (ma gli appassionati con i capelli grigi lo capiranno benissimo da soli) il film è solo "liberamente ispirato" alle vicende agonistiche di quell'anno ma non ha alcuna pretesa di veridicità. E' una fiction, non un documentario, e quindi i puristi se ne stiano alla larga: chi si reca al cinema sperando di rivedere un altro Rush (il bel film di Ron Howard che ricostruiva quasi filologicamente la stagione di Formula Uno del 1976) resterà ampiamente deluso: Race for Glory mette in scena situazioni palesemente inventate, personaggi non tutti realmente esistiti, eventi anacronistici, funzionali però all'intento del regista di ricreare lo spirito e l'ambientazione dell'epoca d'oro dei Rally, al servizio di una sceneggiatura che riesce comunque a coinvolgere lo spettatore senza distrarlo troppo dalla realtà storica.

Seconda premessa:
Race for Glory è una coproduzione italo-britannica che ha potuto contare su un budget piuttosto risicato (circa dieci milioni di euro), comunque inferiore anni luce a quello dei kolossal hollywoodiani: tanto per fare un paragone, il già citato Rush (del 2013) era costato oltre 40 milioni di dollari, mentre il recente Le Mans '66: la grande sfida quasi 100... morale: il tasso spettacolare delle riprese è imparagonabile rispetto agli esempi di cui sopra, e i soldi (non) spesi si vedono tutti: la CGI del film di Mordini fa quasi tenerezza nel (non) mostrare le folle di persone che si assiepavano lungo le strade, l'adrenalina dei piloti, le centinaia di macchine in gara, la riproduzione dei motor-home, degli abitacoli delle auto, dei salti, le derapate, le evoluzioni dei bolidi impegnati lungo le strade di tutti i giorni (spesso e volentieri mostrati in immagini di repertorio). Inoltre, mi permetto una considerazione: ricordiamoci che i Rally non sono come la Formula 1: non ci sono sorpassi, corpi a corpo, staccate al limite e duelli giro per giro, curva per curva. Nei rally si combatte contro il tempo, da soli, e pertanto assomigliano più a storie di uomini piuttosto che di macchine, la sfida dell'uomo che corre prima di tutto contro se stesso.

E non a caso Race for Glory altro non è che una storia di uomini, nella fattispecie di due uomini, il team manager della Lancia Cesare Fiorio (Riccardo Scamarcio) e il suo contraltare dell'Audi Roland Gumpert (Daniel Bruhl) che si sfidano con l'unico obiettivo di vincere, prima di tutto per loro stessi. Certo, dietro ci sono ovviamente motivi commerciali: la Lancia, all'epoca già di proprietà della Fiat di Giovanni Agnelli (interpretato in un cameo scult da Lapo Elkann) cercava la vittoria nel mondiale per rilanciare il marchio, ma il duello Fiorio-Gumpert è essenzialmente una sfida tra Davide (Fiorio) e il Golia tedesco (Gumpert), che con le sue auto a trazione integrale (contro le "piccole" Lancia a due ruote motrici) già pregustava la gloria facile... e invece con tanto coraggio, una buona dose di incoscienza e un po' di sana astuzia italica, Fiorio e la sua équipe riuscirono a portarsi a casa un titolo mondiale che pareva impossibile.

Il merito di Race for Glory è soprattutto quello di non ricercare, volutamente, alcuna pretesa autoriale, bensì offrire allo spettatore un film volutamente popolare (nell'accezione positiva del termine), costruito su misura per lo spettatore non-cinefilo, un'onesta operazione-nostalgia che sceglie saggiamente di far parlare la storia, le immagini, gli eventi sportivi in quanto tali senza aggiungere alcunchè di filosofico e riflessivo su una trama che, come in ogni film di sport, è già di per sè un film stesso senza bisogno di essere spettacolarizzata: due uomini, due macchine, due squadre, un solo titolo di conquistare. La quintessenza, perlappunto, della gloria sportiva.

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