sabato 6 aprile 2024

PRISCILLA


titolo originale: PRISCILLA (USA, 2023)
regia: SOFIA COPPOLA
sceneggiatura: SOFIA COPPOLA
cast: CAILEE SPAENY, JACOB ELORDI, ARI COHEN, DAGMARA DOMINCZYK, TIM POST
durata: 110 minuti
giudizio: 



La "clamorosa" storia d'amore tra il divo Elvis Presley e la sua giovanissima moglie Priscilla, vista con gli occhi innocenti, malinconici e spaesati di quest'ultima...




I suoi detrattori sostengono che faccia sempre lo stesso film, e in un certo senso è vero: i film di Sofia Coppola si assomigliano un po' tutti perchè il suo stile è inconfondibile, un marchio di fabbrica. Un film della Coppola lo riconosceresti subito anche se non sapessi che è suo, e questo volente o nolente è un merito: un Autore può anche non piacerti ma se il suo stile è personale, riconoscibile, identificante, vuol dire perlappunto che siamo di fronte a un' Autrice a tutto tondo: sono ormai venticinque anni (da Il giardino delle vergini suicide, che sta per essere rieditato in sala) che Sofia Coppola propone un cinema soave, delicato, in punta di piedi, etereo ma non inconsistente, capace però di arrivarti al cuore e perturbarti mettendo in scena le sue "ossessioni" di sempre, che poi si riducono fondamentalmente a una sola: lo straniamento di una figlia d'arte cresciuta in solitudine, in un mondo ovattato, elegante, ricco, che raramente ti regala felicità se non ti sai difendere da esso...

Tutta la filmografia di Sofia Coppola è incentrata sulla solitudine, soprattutto femminile: dalle sfortunate sorelle Lisbon de Il giardino delle vergini suicide alla malinconica Scarlett Johansson di Lost in Translation, dalle ladruncole benestanti e annoiate di Bling Ring alle vendicative educande de L'Inganno, fino alla solitudine agiata di Marie Antoinette, il personaggio forse più simile a Priscilla, protagonista di quest'ultimo film. Priscilla è ovviamente Priscilla Presley, la moglie-bambina di una star planetaria, anche lei come Marie Antoinette rinchiusa in una prigione dorata e manipolata da qualcuno più grande di lei, in tutti i sensi, come il leggendario Elvis.

Priscilla
incontra Elvis Presley mentre lui sta facendo il servizio militare in Germania. Lei, sedicenne annoiata e dimessa, è lì perchè suo padre è un pezzo grosso dell'Esercito, mentre Elvis è già Elvis, famosissimo e irraggiungibile. E "lui" la nota subito, durante una festa, innamorandosene all'istante:  nonostante le perplessità dei genitori la porterà subito con sè a Graceland, promettendole di renderla regina. E Priscilla diventerà a tutti gli effetti una regina (proprio come Marie Antoinette) ma anche "prigioniera" di un mondo che non è suo, in una villa principesca ma respingente, sopportata dall'entourage (che la considera solo una mantenuta) e soprattutto quasi sempre sola, triste, poco considerata da un uomo che la ama (forse) per davvero ma lo fa nel modo sbagliato, considerandola un oggetto. E oltretutto anche fedifrago, assente, immaturo, preda di manie depressive, schiavo di droghe e psicofarmaci.

Elvis
(Jacob Elordi, tagliato nel fisico) tratta Priscilla come una bambina, come una bambolina da vestire e giocarci a suo piacimento. La vuole succube in tutto: nello scegliersi i vestiti, nel trucco, nella pettinatura, obbligandola a uno stile tremendamente kitsch che la invecchia e la sforma: nemmeno la gravidanza (di lei) e la paternità (di lui) riusciranno a cementare una coppia che scoppierà subito a causa delle mattane da divo di Presley, che la sceneggiatura (della stessa Coppola) descrive come un uomo debole, fragile, infantile, a sua volta manipolato da adulti più scaltri e profittatori (come il famoso Colonnello Parker, che a differenza del film di Baz Luhrmann - dove era interpretato da Tom Hanks e aveva un ruolo fondamentale - qui non si vede mai ma la sua presenza aleggia sempre su Graceland).

Attraverso Priscilla, Sofia Coppola ci parla ancora una volta dei suoi temi più cari: l'inadeguatezza (quella di una sconosciuta sedicenne che si ritrova a condividere vita e capricci di un Mito), l'inquietudine, l'isolamento di una persona "normale" che viene ammessa in un universo lussuoso che non le appartiene, in cui si ritrova ad essere la persona più invidiata al mondo ma al contempo completamente fuori contesto. Lo fa con la grazia e la leggiadria di sempre, con una cura maniacale dei dettagli, dei costumi, delle scene, perfino nella scelta delle canzoni dove, non potendo usare i brani di Elvis (la famiglia Presley non ha concesso i diritti), ci si è sbizzarriti ricreando le stesse atmosfere dell'epoca attraverso pezzi coevi di altri artisti... 

Non solo: Priscilla, il film, per la prima volta nella carriera della Coppola brilla anche per un sincero e dichiarato orgoglio femminista: lo testimonia il bellissimo finale (che non rivelo) dove la protagonista smette finalmente i vestiti pacchiani indossati fino allora per indossare camicetta e jeans e correre verso la libertà, seppure in lacrime e piena di dubbi... i dubbi chi fino allora non era mai riuscita ad uscire dal guscio perchè succube di un maschio soffocante. Priscilla è incarnata alla perfezione dalla brava Cailee Spaeny, Coppa Volpi a Venezia, esemplare nel ruolo di una giovane donna costretta a crescere troppo in fretta all'ombra di un uomo famoso. Esattamente come, nella vita, è capitato alla sua regista, figlia di cotanto padre Francis. L'abbiamo già detto che la Coppola fa sempre lo stesso film? ;)

8 commenti:

  1. A me il film è piaciuto moltissimo, certo i detrattori possono sempre dire che fa lo stesso film - cosa assurda - ma è il suo stile a contare, e lei racconta di donne sole, a volte anche emarginate che alla fine prendono la decisione più importante della loro vita (tranquillo il finale non lo dico).
    La cosa più importante è andare avanti anche con le lacrime agli occhi.

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    1. Assolutamente d'accordo. Hai descritto il finale alla perfezione, anche senza rivelarlo: complimenti;)

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  2. Mi incuriosisce. Quello di fare sempre lo stesso film non me la sento di vederlo come una cosa negativa: anche John Carpenter ha ripetuto temi e strutture, ma non per questo non vale la pena vedere tutti i suoi film (più e più volte, aggiungo). :--)

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    1. Certo, è proprio così. Lo stile è fondamentale per un Autore e non si può dire che la Coppola non lo abbia. Poi, ovviamente, può non piacere (come per tutti gli Autori) ma anche essere divisi i è segno di personalità...

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  3. Molto meglio del precedente "On the rocks" ma peggio dell'Inganno, per me. Film tecnicamente perfetto ma poco emozionante, non mi ha "preso" Non capisco come a Venezia abbiano potuto preferire la Spaeny a Emma Stone dal momento che qui, a mio avviso, non è nemmeno protagonista. Certo, capisco che il film parla di lei ma alla fine la figura dominante rimane sempre Elvis.
    Opinione personalissima, ovviamente.
    Buona domenica.
    Mauro

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    1. Allora, facciamo chiarezza: la Stone a Venezia non ha vinto la Coppa Volpi poiché il regolamento della Mostra prevede che ogni film non possa ricevere più di un premio, e avendo la giuria deciso di assegnare il Leone d'oro a Povere Creature! non poteva premiare anche la miglior attrice. Ad ogni modo io credo che la Spaeny sia stata perfetta per il ruolo, dovendo perlappunto interpretare una giovane donna "succube" di un uomo ricco e famoso. La cui figura ovviamente è "dominante" nei suoi confronti, come la storia ci ha raccontato. A parer mio, ovviamente
      Un abbraccio, Mauro
      Buona settimana!

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  4. Il film precedente della Coppola non mi era piaciuto ma qui sono tornata a adorare Sofia :) mi è piaciuto tantissimo! Scusa il commento poco significativo :)

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    1. Figurati 😘 nemmeno a me era piaciuto "On the rocks", ma la nostra Sofia si è subito rifatta!

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