venerdì 3 maggio 2024

CHALLENGERS



titolo originale: CHALLENGERS (USA, 2024)
regia: LUCA GUADAGNINO
sceneggiatura: JUSTIN KURITZKES
cast: ZENDAYA, JOSH O'CONNOR, MIKE FAIST
durata: 131 minuti
giudizio: 



Tashi Duncan è un'ex campionessa di tennis ritiratasi anzitempo a causa di un brutto infortunio e costretta a riciclarsi come allenatrice di suo marito Art, anche lui tennista, nel tentativo di fargli risalire le classifiche giocando in tornei minori. Proprio in uno di questi tornei, però, Art si ritroverà a dover affrontare Patrick, l' ex fidanzato di sua moglie e un tempo suo grande amico... 




A tennis, si sa, si gioca in due. Oppure in quattro. Ma in tre non esiste proprio... così come in amore. Il triangolo no, insomma, e stavolta era pure considerato: infatti, pur con tutto il bene che possiamo volere a Luca Guadagnino (e il sottoscritto gliene ha voluto - quasi - sempre, spesso anche contro tutti) stavolta si resta sconcertati di fronte alla pochezza di contenuti di questo nuovo Challengers. Che, potete girarla come volete, davvero non va mai oltre la formuletta annalisiana del "ho visto lei che bacia lui, che bacia lei che bacia me...". Roba vista miliardi di volte, e poco conta il fatto che venga usato il tennis come metafora di impossibile convivenza o come sfida per l'amore di una donna: la formuletta trita era e trita rimane.

Si ha un bel dire, come hanno scritto fior di critici, che a
Guadagnino non interessa il tennis in quanto sport bensì come mezzo per mostrare i corpi, la passione, la sensualità, la seduzione, l'atto amoroso fisico e motivazionale. La sceneggiatura del carneade Justin Kuritzkes (chi era costui?) si limita a scomporre temporalmente l'ultimo match tra i due contendenti in campo (e in amore) attraverso un gioco di continui flashback e flashforward, senza però mai riuscire a rendere credibile e soprattutto erotica una banale storia di corna e gelosia. E se la sceneggiatura zoppica, nemmeno la regìa brilla: Guadagnino, che in passato aveva saputo emozionarci con storie semplici ma profondamente toccanti, nel cuore e nello spirito (pensiamo agli amanti "impossibili" di Chiamami col tuo nome e Bones and all) oppure con situazioni destabilizzanti di coppia (come in A bigger splash, il film forse più affine a questo), stavolta scivola proprio sul terreno a lui più congeniale, ovvero il riverbero della pulsione sessuale e la rappresentazione fisica dell'erotismo. 
  
Non c'è infatti proprio nulla di erotico in
Challengers, nemmeno l'ombra. Colpa di una "confezione" insolitamente pudica per Guadagnino, e magari colpa anche di un trio di attori poco ispirati e palesemente inadatti al ruolo, prima su tutti la superstar Zendaya, che si atteggia a bomba sexy ma non riesce a spiccicare due-frasi-due consecutive e soprattutto finge improbabili (e ridicoli) amplessi per tutto il film senza mai togliersi mutande e reggiseno, nemmeno sotto la doccia... causa forse di qualche vincolo contrattuale? Non lo sapremo mai, certo è che veder scopare una con shorts e maglietta è quanto di più anti-libidinoso possibile. Quello che pare invece (im)possibile è che tutti se ne siano accorti tranne il regista. Ma tant'è.

Un film sopravvalutatissimo e molto deludente, dunque, anche dal punto di vista sportivo. Del resto il tennis è lo sport meno cinematografico che esista, e anche con le moderne tecnologie è difficile ricostruire in una fiction l'emozione degli scambi in diretta: non a caso i film sul tennis si contano sulle dita di una mano e sono tutti piuttosto dimenticabili (da Borg/McEnroe a King Richard, fino a La battaglia dei sessi), logico che anche Challengers non potesse fare eccezione. In Challengers, anzi, si raggiungono risultati grotteschi: Guadagnino enfatizza ogni battuta, ogni azione, finendo per rimanere sempre sopra le righe e ricostruendo gli scambi di gioco in maniera del tutto forzata, irrealistica, per non dire comica: sembra quasi di vedere una puntata di Holly e Benji tanto sono assurde le giocate dei due protagonisti... oltretutto accompagnate da una colonna sonora ossessiva e sempre uguale, per quanto mi riguarda perfino irritante: Trent Raznor e Atticus Ross sono la coppia artistica del momento (oltre che per Guadagnino hanno lavorato anche per David Fincher, Sam Mendes, Susanne Bier) ma in quest'occasione il loro lavoro mi pare, come del resto il film, del tutto avulso dal contesto.

Davvero un brutto, inaspettato incidente di percorso per Guadagnino, uno che finora ci aveva sempre abituato bene se non altro dal punto di vista formale: tutti gli riconoscevano infatti, anche nei suoi lavori più divisivi, una cifra estetica ragguardevole e un talento visivo e fotografico di alto livello. In Challengers invece è tutto anonimo, anche dal punto di vista della confezione: se non sapessimo che è un film di Guadagnino davvero sembrerebbe girato da una "mano" qualsiasi, sembra quasi un pretesto per mostrare in bella evidenza gli innumerevoli marchi pubblicitari presenti (che hanno dato una grossa mano a rimediare gli oltre 50 milioni di dollari di budget) spacciandolo per un enorme spot. Ed è la nota più dolente, almeno secondo me.

12 commenti:

  1. Oggi siamo in tandem nella pubblicazione ma non sul giudizio!
    Sarà che non apprezzo il tennis, sarà che mi aspettavo di farmi due palle cubiche, a me è piaciuto e mi sono divertita parecchio. Anche e soprattutto per i suoi difetti.

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    1. Io invece mi sono annoiato a morte: ti giuro che nella lunga, lunghissima, interminabile partita finale (manco fosse la finale di Wimbledon) stavo per alzarmi e andarmene... troppi ralenty, troppi colpi assurdi e enfatizzati, troppe esagerazioni. Se poi mi parli di difetti ci andiamo a nizze: ma per il ridicolo involontario!

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  2. Dopo "Chiamami con tuo nome" non ha più azzeccato un film. Per è un po' sopravvalutato.

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    1. Ti dirò: dopo Chiamami col tuo nome ha diretto SUSPIRIA, non entusiasmante e quasi noioso ma visivamente bellissimo, BONES AND ALL, per me notevole, e questo... francamente indifendibile. Sopravvalutato? Non direi, a me Guadagnino è sempre piaciuto, anche nei suoi eccessi, ma questo non l'ho proprio digerito.

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  3. Diciamo che non sembra assolutamente un film italiano, nel bene e nel male :) a me non è dispiaciuto, anche se un po' ripetitivo ha comunque un buon ritmo. Ma capisco che possa non piacere, in effetti le sequenze di gioco sono esasperate. Perà la parte relativa all'amcizia prima persa poi ritrovata tra i due maschietti l'ho trovata convincente e sensibile. Io lo promuovo, seppur non con il massimo dei voti

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    1. In effetti è vero, non sembra affatto un film italiano, anche perché la produzione è americana a tutti gli effetti... battute a parte, capisco quello che vuoi dire e mi trovo d'accordo: Guadagnino è uno dei pochi registi in Italia che sa fare film competitivi anche sul mercato estero, ma questo non basta a fare sì che siano anche belli... 😉

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  4. Al contrario di te, Guadagnino non mi ha mai attirato. Se questo non ti ha convinto, non lo cerco di sicuro! :--)

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    1. E invece magari a te piace... come del resto è piaciuto alla grande maggioranza dei criti. Io ho solo espresso le mie perplessità, che magari chiunque può smontare. Mi dispiace sempre quando qualcuno non va al cinema dopo aver letto una mia recensione: il mondo è bello perché è vario!

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  5. Appena visto. Non mi è parso terribile però mi ha detto poco. In effetti la storia è molto banale anche se gli attori per me se la cavano. Le riprese sono enfatizzate dalla go-pro però tengono alto il ritmo. Ma di sicuro è un film che non mi resterà nella mente.
    Buonanotte e buona settimana.
    Mauro

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    1. Ciao Mauro, non ho scritto che è terribile. Però per me è davvero molto, molto deludente: a me in verità nemmeno gli attori mi parsi queste grandi cime...

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  6. A me non è dispiaciuto anche se le emozioni che restano impresse si hanno solo verso la fine... pero' come film sul successo/potere ad ogni costo e sull'amicizia maschile è girato bene alternando frenesia e calcoli... P. S. Ma io sono di parte perche a me piace Guadagnino... e poi Tashi che sa come andra a finire e non segue la partita con quello che poi accadra... Geniale! Decio

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    1. Ma anche a me piace Guadagnino! Prima di questo, a parte forse "Suspiria", un po' noiosetto, gli altri suoi film mi sono piaciuti tutti e spesso l'ho difeso solo contro tutto o quasi... il problema (per me) è che "Challengers" non sembra nemmeno suo tanto è anonimo! Poi, per carità, il fatto che non amo il tennis avrà influito: ti confesso che l'ultima parte, quella (interminabile) della partita, per me è stata un martirio, volevo quasi andarmene. No, con questo film non è proprio scattato il feeling.
      Un saluto Decio!

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