titolo originale: DUNE: PART TWO (USA, 2024)
regia: DENIS VILLENEUVE
sceneggiatura: DENIS VILLENEUVE, JON SPAIHTS
cast: TIMOTHEE CHALAMET, ZENDAYA, REBECCA FERGUSON, JOSH BROLIN, FLORENCE PUGH, DAVE BAUTISTA, AUSTIN BUTLER, CHRISTOPHER WALKEN, LEA SEYDOUX, STELLAN SKARSGARD, JAVIER BARDEM
durata: 165 minuti
giudizio: ★★★☆☆
Il giovane Paul Atreides, ormai unitosi ai Femen, intraprende un lungo viaggio spirituale che lo porterà a diventare Muad'Dib, ovvero il Messia tanto atteso dalla popolazione nomade che abita il deserto di Arrakis. Nel contempo Paul dovrà anche cercare di scongiurare l'orribile futuro da lui intravisto nelle sue percezioni, vale a dire una Guerra Santa combattuta in suo nome e destinata a coinvolgere l'Universo intero...
Ho aspettato tanto prima di vedere e di conseguenza scrivere di Dune: parte 2. Il motivo è semplice e del tutto personale: per quanto ci sia dietro la mano - sempre benemerita - di Denis Villeneuve, per quanto sia consapevole di assistere a un blockbuster d'autore e quindi ben lontano dai kolossal preconfezionati e plastificati stile Avengers, questa saga nata dalla penna e dalla fantasia di Frank Herbert non mi ha mai "preso" più di tanto. Sarà che non amo particolarmente il fantasy (e Dune è fantasy al 100%, la fantascienza qui non c'entra niente), sarà che non ho mai letto la monumentale opera letteraria da cui è tratto, e di sicuro non ho nè il tempo nè la voglia di farlo ora, mi sono avvicinato a Dune con un certo distacco e solo perchè, perlappunto, dietro la mdp c'era Denis Villeneuve. E anche questa volta mi pareva giusto a prescindere concedergli una visione, così come feci per il primo capitolo.
Riavvolgiamo un attimo il nastro: il primo Dune risale al 2021 ed uscì in un momento molto particolare per il cinema. Eravamo ancora in piena era Covid, metà delle sale italiane erano chiuse e in quelle aperte si entrava con la mascherina e si tenevano i posti distanziati. Il film, presentato in anteprima in settembre alla Mostra di Venezia, era considerato lo spartiacque per la ripresa dell'industria cinematografica, e così fu: Dune incassò oltre 400 milioni di dollari in tutto il mondo (7,5 in Italia) e contribuì significativamente al salvataggio del cinema in sala. In virtù di questo Denis Villeneuve ebbe il "via libera" per girarne il seguito, che in realtà è a tutti gli effetti l'incipit vero e proprio di una serie che immaginiamo durerà ancora a lungo (come fa presagire - spoiler! - anche il non-finale di questo capitolo).
Sì, perchè come ebbi modo di scrivere tre anni fa il primo Dune non era altro che un gigantesco prologo, una specie di presentazione dei personaggi: solo nell'ultima parte infatti si cominciava a delineare un accenno di trama, che invece si accende a razzo in questo nuovo episodio, finalmente un po' più movimentato. Dune: parte due è infatti un film d'azione a tutti gli effetti, dove assistiamo all'evoluzione del personaggio di Paul Atreides (la superstar Timothée Chalamet), giovane ribelle in lotta per salvare il suo mondo dal Potere costituito dall'Impero Galattico, come sempre tiranno, che dovrà affrontare innumerevoli prove di valore, vigore e maturità. Si può ben dire che Dune: parte due non sia altro che un lungo, enorme viaggio di formazione per Atreides, che affronta le insidie del deserto e ogni possibile rappresentazione del Male dovendo ogni volta bilanciare la ragione di stato e gli affetti personali (tra cui quello per la bellissima ribelle Zendaya) in nome di un obiettivo più grande.
Sì, perchè come ebbi modo di scrivere tre anni fa il primo Dune non era altro che un gigantesco prologo, una specie di presentazione dei personaggi: solo nell'ultima parte infatti si cominciava a delineare un accenno di trama, che invece si accende a razzo in questo nuovo episodio, finalmente un po' più movimentato. Dune: parte due è infatti un film d'azione a tutti gli effetti, dove assistiamo all'evoluzione del personaggio di Paul Atreides (la superstar Timothée Chalamet), giovane ribelle in lotta per salvare il suo mondo dal Potere costituito dall'Impero Galattico, come sempre tiranno, che dovrà affrontare innumerevoli prove di valore, vigore e maturità. Si può ben dire che Dune: parte due non sia altro che un lungo, enorme viaggio di formazione per Atreides, che affronta le insidie del deserto e ogni possibile rappresentazione del Male dovendo ogni volta bilanciare la ragione di stato e gli affetti personali (tra cui quello per la bellissima ribelle Zendaya) in nome di un obiettivo più grande.
Villeneuve sceglie perlappunto di impostare il film sull'aspetto umano e caratteriale dei protagonisti, privilegiandone la dimensione intima a scapito dei risvolti "politici" della storia, che difatti non aggiunge molto da questo punto di vista all'innumerevole filmografia sul tema: niente di nuovo sotto il sole a parte la consueta lotta tra Bene e Male e il solito canovaccio sull'unione che fa la forza, seppur tra mille diversità (a questo proposito mi piacerebbe sapere da chi ha letto i libri se anche la penna di Herbert era così "inclusiva"... semplice curiosità). Un kolossal, quindi, che si conferma abbastanza convenzionale nei contenuti ma decisamente sopra la media a livello visivo e spettacolare: qui il talento del regista canadese non ci risparmia nulla tra vermi giganti, combattimenti epici (c'è perfino un esplicito omaggio a Il Gladiatore), sequenze inquietanti in bianco e nero che rievocano nemmeno troppo velatamente il fascismo, immagini sontuose e immersive (purchè viste su uno schermo adeguato e con la tecnologia moderna), una colonna sonora (del veterano Hans Zimmer) che per una volta accompagna i protagonisti senza prevaricarli.
Nonostante questo, però, i 165 minuti di lunghezza mi sono parsi comunque eccessivi per un prodotto che si rivela ancora una volta un episodio di transizione, con un non-finale che, come dicevamo, pare tagliato con l'accetta e rimanda tutto ai capitoli successivi (semmai ci saranno) lasciando interdetto lo spettatore che, dopo due film e oltre cinque ore complessive di durata in pratica si ritrova ancora all'inizio della storia. Ora, va bene che il pubblico è ormai abituato alla famigerata "serialità" e magari trova questo modo di concepire il cinema quasi naturale... resto però dell'idea che ci vorrebbe un po' più di rispetto per chi paga e consente all'industria di tirare avanti, senza però tirare troppo la corda. Anche se il regista in questione si chiama Villeneuve e garantisce comunque un prodotto di qualità.
Aspettavo da tempo questa recensione, in effetti mi chiedevo perché non arrivava. Adesso ho capito, e capisco la tua analisi. A me il fantasy piace, non so se questo sia fantasy a tutti gli effetti però è un film magniloquente e ben costruito (opinione mia, ovviamente). In effetti è vero, il finale aperto paga pegno alla serialità ma credo che nel cinema moderno vada avcettato. Del resto anche la saga di Herbert poggiava su svariati timi
RispondiEliminaUn abbraccio e buona serata.
Mauro
Ciao Mauro, hai assolutamente ragione: il fatto che non abbia mai letto i libri di Herbert di sicuro non ha giovato alla mia empatia con la versione cinematografica. Resto convinto che si tratti di un fantasy, ma alla fine ha poca importanza: concordo sul fatto che sia visivamente bellissimo e ben costruito (del resto la regìa è di Villeneuve, come potrebbe essere diversamente?) però, oh, sarò vecchio io (e lo sono) ma questi non-finali proprio non mi vanno giù... ma di sicuro lo spettatore giovane e "seriale" non ci fa caso, non ho dubbi.
EliminaIn realtà il romanzo Dune (su cui si basano questi due film) ha un finale piuttosto chiuso e definito.
EliminaQui si è deciso di lasciare aperta la strada verso il secondo romanzo (Messia di Dune) per creare una sorta di trilogia.
La scelta, ammetto, non è malvagia essendo il secondo capitolo letterario quasi una sorta di appendice )piuttosto esiguo) al romanzo capostipite.
Quindi accorpare i primi due romanzi originali in una trilogia cinematografica potrebbe alla fine funzionare.
Poi, spero non si andrà avanti perchè la saga di Herbert a mio avviso deraglia paurosamente (oltre ad avere un finale postumo curato da altri).
O almeno spero che Villenueve passi ad altro.
I miei milgiori saluti
T.S.
Ti ringrazio per queste preziose informazioni: non avendo letto i libri ignoravo tutto ciò. E sicuramente da questo punto di vista il lavoro di Villeneuve appare più chiaro e assume una luce diversa. Resto tuttavia idea che dopo quasi sei ore di visione si potesse trovare un epilogo meno tagliato con l'accetta...
EliminaSpettacolo spettacolare!!
RispondiEliminaSe il primo film era considerato "lento" (ma non noioso!) in questo non regge neanche questa scusa! E' un grandissimo viaggio in un altro universo, un'altra dimensione, il respiro si fa epico. E menomale che non finisce, così potremo vederne ancora!! ;)
Sei una vera groupie! :)
EliminaScherzi a parte, mi fa davvero piacere il tuo entusiasmo. Come ho scritto sopra a Mauro non ho davvero niente da eccepire alla qualità tecnica del film. Sul fatto che dovremo vederne ancora, mah... personalmente non lo ritengo indispensabile :) però è solo la mia modestissima opinione. Al prossimo Dune!
Secondo me nettamente superiore al primo capitolo non fosse altro che per la drastica riduzione di "spiegoni", forse necessari ma decisamente pesantucci. Questo un ottimo film commerciale, d'azione e con personaggi ben delineati. Per essere un prodotto maistream americano va già più che bene.
RispondiEliminaIl problema, secondo me, è che Dune non è "un prodotto mainstream americano". O meglio, lo è nella sostanza ma non nella forma perchè da un regista come Villeneuve ci si aspetta sempre il guizzo d'autore, anche in un blockbuster. Cosa che qui non c'è.
EliminaStavolta a dire il vero questi vermi giganti non mi hanno preso. Non ci ho vista molta epicità, sono sincero.
RispondiEliminaNemmeno io... qui siamo sulla stessa lunghezza d'onda, direi, a differenza di "Furiosa" ;)
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