titolo originale: ALL OF US STRANGERS (GB/USA, 2023)
regia: ANDREW HAIGH
sceneggiatura: ANDREW HAIGH
cast: ANDREW SCOTT, PAUL MESCAL, JAMIE BELL, CLAIRE FOY
durata: 105 minuti
giudizio: ★★★★☆
Adam, sceneggiatore gay quarantenne, allaccia una relazione con Harry, giovane vicino di casa esuberante e libertino. Solo che Adam è timido, inibito, riluttante a esternare i suoi sentimenti. Una visita a casa dei suoi genitori, che non vede da trent'anni, gli schiarirà le idee e lo farà scendere a patti con il proprio passato...
Una Londra gelida, anaffettiva, vuota come il condominio in cui vive Adam, sceneggiatore quarantenne depresso e con il classico "blocco" dello scrittore da cui è difficile uscire, così come è difficile uscire di casa in un pezzo di metropoli modernissima eppure inospitale, almeno per chi non riesce ad accettarla. Succede però che una sera Harry bussa alla porta, anche lui solo ma non rassegnato: proprio come nel precedente film di Andrew Haigh, Weekend (2015), due sconosciuti si incontrano per caso e si consegnano a vicenda la loro intimità. Per una sola notte, a base di coccole, sesso e passione.
Solo che Adam non è affatto convinto. A differenza di Harry è riflessivo, represso, pieno di dubbi. Tanto il suo partner occasionale è focoso e pieno di vita, quanto invece Adam centellina le emozioni, non sa capacitarsi che la vita può essere anche opportunità e condivisione. Adam è così da quasi trent'anni, da quando una tragedia ha sconvolto la sua vita e quella dei suoi genitori, spezzando brutalmente un'infanzia fino allora felice. Adam sa che solo andando a (ri)trovare i suoi, per chiarirsi e spiegarsi, potrà ritrovare le emozioni che gli mancano e gli impediscono di esternare i suoi sentimenti.
Adam sa che solo denudandosi davanti ai suoi genitori potrà scacciare via quella bruttissima sensazione di parole non dette e occasioni perdute: per paura, timidezza e bassa considerazione verso se stesso. Si sa che non c'è niente di più doloroso di una perdita, specie se questa avviene troppo presto, inaspettatamente, quando ancora non si è riusciti a dirsi tutto... Adam non vuole che Harry se ne vada ma non trova le parole per dirglielo, frenato da un lugubre retaggio del passato che lo ha auto-convinto di non meritare più la gioia degli affetti. Naturalmente in tutto questo non è estranea (scusate il gioco di parole) la sua condizione di omosessuale, in quanto è risaputo che i gay hanno una sensibilità e una delicatezza interiore molto più pronunciata rispetto agli etero: il regista Andrew Haigh, apertamente omosessuale, non manca di sottolinearlo in questa pellicola così garbata eppure emotivamente straziante, pudica eppure passionale, tutta giocata sulla sottrazione, sulla semplicità, sulla profondità di una sceneggiatura scritta in punta di piedi ma che sa stimolare sensazioni fortissime.
Adam sa che solo denudandosi davanti ai suoi genitori potrà scacciare via quella bruttissima sensazione di parole non dette e occasioni perdute: per paura, timidezza e bassa considerazione verso se stesso. Si sa che non c'è niente di più doloroso di una perdita, specie se questa avviene troppo presto, inaspettatamente, quando ancora non si è riusciti a dirsi tutto... Adam non vuole che Harry se ne vada ma non trova le parole per dirglielo, frenato da un lugubre retaggio del passato che lo ha auto-convinto di non meritare più la gioia degli affetti. Naturalmente in tutto questo non è estranea (scusate il gioco di parole) la sua condizione di omosessuale, in quanto è risaputo che i gay hanno una sensibilità e una delicatezza interiore molto più pronunciata rispetto agli etero: il regista Andrew Haigh, apertamente omosessuale, non manca di sottolinearlo in questa pellicola così garbata eppure emotivamente straziante, pudica eppure passionale, tutta giocata sulla sottrazione, sulla semplicità, sulla profondità di una sceneggiatura scritta in punta di piedi ma che sa stimolare sensazioni fortissime.
Estranei è una storia d'amore e di fantasmi che risente pesantemente (è un complimento!) del soggetto di partenza, ovvero del romanzo omonimo del giapponese Taichi Yamada, già piccolo cult in patria, che Haigh ha saputo tradurre nella nostra realtà occidentale senza snaturarne il senso. Mi sento di dire che l'influsso nipponico si sente eccome: nella sobrietà della messinscena, nell'accurata descrizione dei personaggi, nella raffinatezza e nella sensibilità in cui ci viene mostrata una vicenda dalla spunto assai semplice ma complicatissima nell'analisi introspettiva dei protagonisti.
Estranei è un ritratto vero e appassionato delle nostre debolezze, dei nostri rimpianti, delle occasioni perdute. Di quanto si è in affanno quando la vita va avanti e le possibilità di chiedere scusa si fanno sempre meno frequenti, aumentando il risentimento e il senso di colpa. Splendide le prove dei quattro attori protagonisti (Andrew Scott e Paul Mescal, i due amanti, e Jamie Bell e Claire Foy, i genitori di Adam), notevole la colonna sonora struggente e mai invadente, impeccabile la regìa di Andrew Haigh che immerge lo spettatore in un'atmosfera dolorosa e solitaria: ma di quel dolore utile, che serve a rimarginare le ferite e prendere coscienza della propria condizione.
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